Tamponi anali per le persone a maggior rischio Covid, l'Ue li raccomanderà? I test per appurare il contagio da Sars-CoV-2 "sono una prerogativa degli Stati membri. L'unica cosa che abbiamo fatto" come Commissione Europea "è raccomandare alcuni test esistenti e chiedere un certo livello di coordinamento" ha detto il portavoce capo della Commissione Europea Eric Mamer rispondendo, durante il briefing con la stampa a Bruxelles, alla domanda se la Commissione intenda raccomandare l'utilizzo di tamponi Covid per via rettale, che sono utilizzati in alcune città cinesi e che avrebbero un minor margine di errore rispetto ai test effettuati per via orale o nasale.
"Fare test è competenza degli Stati membri - ha aggiunto il portavoce per la Salute Stefan de Keersmaecker - abbiamo presentato una proposta di raccomandazione che è ora in Consiglio. Per quanto riguarda gli aspetti scientifici, ci affidiamo molto ai consigli degli scienziati e lasciamo quindi al mondo scientifico valutare qual è il miglior approccio", ha concluso.
La Cina ha iniziato a ricorrere all'uso dei tamponi anali per testare le persone ad alto rischio di contrarre il Covid-19. Lo riferisce l'emittente televisiva statale China Central Television, che ha interpellato un medico dello Youan Hospital di Pechino, Li Tongzeng, secondo cui il ricorso a questo tipo di test "può aumentare il tasso di rilevamento delle persone contagiate", in quanto le tracce del virus rimangono più a lungo nel canale rettale rispetto al tratto respiratorio.
Un uso limitato
La metodologia è già stata applicata, la settimana scorsa, ai residenti delle aree di Pechino dove si sono verificati casi di contagio accertati, e anche a coloro che si trovano in strutture per la quarantena. Le autorità sanitarie non avrebbero intenzione di fare un uso esteso della pratica del tampone anale, come avviene per gli altri tipi di tamponi, perché giudicata "sconveniente", spiega l'emittente televisiva statale cinese.
Le reazioni
La notizia ha suscitato ironie ma anche una certa repulsione tra gli utenti di Weibo, la piattaforma social più popolare in Cina. Il Nord-Est della Cina - compreso la provincia dello Hebei, che confina con Pechino, e la stessa capitale - ha registrato una ripresa dei contagi nelle ultime settimane, e le autorità hanno condotto test di massa sulla popolazione delle aree dove si è concentrato il maggiore numero di casi. Per contrastare la diffusione del virus, chi entra nel Paese dall'estero deve fornire prova di test negativi al coronavirus, e Pechino ha recentemente adottato una politica tra le più rigide, che prevede, oltre ai 14 giorni di quarantena in alberghi designati dopo l'ingresso, anche altri 14 di osservazione domiciliare.