Dall'inchiesta belga sul Qatargate sarebbe stato individuato "un gruppo indeterminato e molto ampio di persone" dedito alla consumazione di "fatti di corruzione" che avrebbe operato all'interno di "strutture europee con o senza legami con l'Unione Europea". È quanto emerge dal decreto di perquisizione eseguito nei giorni scorsi dalla Guardia di Finanza, su delega della procura di Milano, nell'ambito di un ordine di investigazione europeo richiesto attraverso Eurojust dalla procura federale di Bruxelles.
"I fatti di corruzione sono legati a ingenti somme di denaro in cambio della propria attività", viene aggiunto. Le operazioni dei finanzieri della sezione di polizia giudiziaria, coordinati dal dipartimento Affari internazionali della procura, hanno riguardato, tra l'altro, l'abitazione della famiglia dell'ex eurodeputato Antonio Panzeri a Calusco d'Adda (Bergamo), quella ad Abbiategrasso (Milano) dei genitori di Francesco Giorgi assistente europarlamentare e compagno di Eva Kaili, vice presidente del Parlamento europeo.
Tra i servizi europei che hanno collaborato alla fase di intelligence ci sono anche le due Agenzie italiane (Aise ed Aisi), "per i rispettivi ambiti di competenza". Lo si apprende da fonti di intelligence "con riferimento alle notizie mediatiche sull'attività condotta dai servizi di sicurezza belgi nell'indagine riguardante le ipotesi di corruzione di soggetti impegnati nelle istituzioni europee".
E intanto a Bruxelles la Procura europea ha preso contatti con l'ufficio del procuratore federale belga che ha competenza nell'indagine sul Qatar. Lo rivela una fonte della procura stessa all'Agi. Risponendo a una domanda sulla richiesta di revoca dell'immunità delle due eurodeputate greche Eva Kaili e Maria Spyraki, arrivata oggi dal procuratore capo europeo, la fonte interpellata ha spiegato che "la richiesta odierna riguarda un sospetto di frode in relazione alla gestione dell'indennità parlamentare, e più precisamente alla retribuzione degli assistenti parlamentari, sulla base di un rapporto investigativo ricevuto dall'Olaf". La fonte della Procura europea, infine, ha precisato che si tratta di "due indagini" distinte e che, per il momento, si preferisce non diffondere maggiori dettagli.
Dal canto suo l'europarlamentare greca del Ppe Maria Spyraki sostiene di non avere "alcun legame con il Qatargate" e "accetto volentieri la richiesta di revocare la mia immunità per dimostrare che non ho un solo euro di controversia finanziaria con il Parlamento europeo". È quanto si legge in una nota riportata da Politico. Spyraki - assieme all'eurodeputata Eva Kaili, oggi in custodia in carcere per il caso Qatargate - è destinataria della richiesta della Procura europea di revoca dell'immunità parlamentare. La Procura non ha chiarito se la richiesta è collegata all'indagine condotta dalle autorità belghe. "La questione - ha garantito Spyraki - riguarda l'indennità di un mio ex collega straniero che aveva un grave problema personale ed era assente da tempo dal Parlamento europeo".