Sconfiggere "il cancro della corruzione che sembra espandersi e non fermarsi", "mai cedere" alle sue "lusinghe, suadenti ma avvelenate" e attenzione alla "dipendenza dall'occultismo e dalla stregoneria, che rinchiudono nei morsi della paura, della vendetta e della rabbia". Papa Francesco mette in guardia i ragazzi della Repubblica Democratica del Congo, nel consueto appuntamento che il Pontefice tiene, in ogni viaggio apostolico internazionale, con la "sua gioventù".
Allo stadio dei Martiri di Kinshasa in oltre 65 mila sono accorsi festosi e al Pontefice hanno raccontato i loro timori e difficoltà. Come le gravi conseguenze della guerra (alcuni di loro sono reclutati con la forza nei gruppi armati), il ricorso da parte di molti giovani alla stregoneria e al feticismo nei momenti di difficoltà (credenze ancora forti nel Paese), le discriminazioni culturali contro le ragazze, la dipendenza dalla droga e la divisione tribale che accresce l'odio.
Papa Francesco li esorta a non rovinarsi "dalla solitudine e dalla chiusura", dalle scelte "individualiste" che "all'inizio sembrano allettanti, ma poi lasciano solo un grande vuoto dentro", a non lasciarsi "affascinare dai falsi paradisi egoisti, costruiti sull'apparenza, su guadagni facili o su religiosità distorte", a "non puntare il dito contro qualcuno", "dal regionalismo, dal tribalismo".
"Sapete come succede - sottolinea -: prima si crede ai pregiudizi sugli altri, poi si giustifica l'odio, quindi la violenza, alla fine ci si trova nel mezzo della guerra". Cinque gli "ingredienti per il futuro" che Bergoglio suggerisce ai giovani. Cinque come le dita di una mano, spiega Bergoglio che precisa che proprio dalle loro mani "può venire la pace che manca" al Paese. Tra gli "ingredienti", quello "fondamentale per un futuro che sia all'altezza", è l'onestà, sottolinea il Papa, aggiungendo che "il cristiano non può che essere onesto, altrimenti tradisce la sua identità". Ed è forte la sua esortazione a dire 'No' alla corruzione. Dagli spalti partono cori di proteste contro il presidente Tshisekedi Tshilombo (Fatshi) che a dicembre ha la scadenza del mandato: "Fatshi vai a casa, la partita è finita", gridano ma poi interviene l'interprete sul palco che invita loro a smetterla per far continuare il discorso al Papa.
"Se qualcuno ti allungherà una busta, ti prometterà favori e ricchezze, non cadere nella trappola, non farti ingannare, non lasciarti inghiottire dalla palude del male", implora Francesco. "Non lasciarti vincere dal male, non credere alle trame oscure del denaro, che fanno sprofondare nella notte". E porta l'esempio di Floribert Bwana Chui, il volontario congolese della Comunità di Sant'Egidio, che a soli 26 anni fu torturato e ucciso a Goma per aver rifiutato due tentativi di corruzione: aveva "bloccato il passaggio di generi alimentari deteriorati, che avrebbero danneggiato la salute della gente. Poteva lasciare andare, non lo avrebbero scoperto e ci avrebbe pure guadagnato. Ma, in quanto cristiano, pregò, pensò agli altri e scelse di essere onesto, dicendo no alla sporcizia della corruzione", racconta il Papa.
"Questo è mantenere le mani pulite, mentre le mani che trafficano soldi si sporcano di sangue". Ma "per creare un futuro nuovo" c'è bisogno "di dare e ricevere perdono", che "sa arrestare (...) la spirale delle vendette personali e tribali". E Francesco porta un altro esempio, sempre congolese: il beato Isidoro Bakanja, "che fu torturato a lungo perché non aveva rinunciato a testimoniare la sua pietà e aveva proposto il cristianesimo ad altri giovani. Non cedette mai a sentimenti di odio e nel dare la vita perdonò il suo carnefice".
Infine Francesco esorta i suoi giovani: "Non abbiate paura di far sentire la vostra voce", "non scoraggiatevi" e andate avanti "senza più rancore, senza veleno, senza odio", "uscite dal pessimismo che paralizza". La Repubblica Democratica del Congo "attende dalle vostre mani un futuro diverso, perché il futuro è nelle vostre mani - conclude -. Il vostro Paese torni a essere, grazie a voi, un giardino fraterno, il cuore di pace e di libertà dell'Africa!". Nel pomeriggio Papa Francesco si è recato nella Cattedrale Notre-Dame du Congo per l'incontro di preghiera con i sacerdoti, i diaconi, i consacrati, le consacrate e i seminaristi.
Fuori la chiesa anche un gruppo di una ventina di persone, vittime di abusi da parte del clero. Tra le sigle che hanno organizzato questa piccola protesta, Snap (Survivors Network of those Abused by Priests), il più grande gruppo di sostegno alle vittime di abusi (per primo attaccò la Chiesa accusandola di essere un ricettacolo di pedofili) e che nel 2012 dichiaro' di aver fornito anche notizie false su una presunta vittima di abusi. Ai preti e religiosi congolesi, Bergoglio ricorda che il sacerdozio "non è un mestiere per guadagnare o avere una posizione sociale" ma "una missione". E per vivere la vocazione bisogna sempre affrontare delle sfide, delle "tentazioni da vincere", come "la comodità mondana" che porta ad approfittarsi del ruolo per soddisfare i propri interessi.
"È scandaloso" quando un prete o un religioso, invece di servire il Vangelo, si preoccupa di "gestire le finanze e di portare avanti qualche affare vantaggioso", ha denunciato, incoraggiando a "vivere il celibato come segno di disponibilità completa al Regno di Dio!". "Non accada invece che in noi si trovino, ben piantati, quei vizi che vorremmo sradicare negli altri e nella società", ha concluso. Venerdì ultimo appuntamento pubblico prima di partire alla volta del Sud Sudan è l'incontro con i vescovi della Conferenza episcopale locale, la Cenco. Poi la cerimonia di congedo all'aeroporto N'djili. La partenza è alle 10:40. L'arrivo a Giuba, alle 15 (14 ora italiana). AGI