Kamala Harris domani dovrà convincere milioni di americani che con lei il Paese volterà pagina dopo dieci anni di tensioni e divisioni. Ma di fronte avrà uno sfidante, Donald Trump, che ricorderà ai telespettatori che Harris fa parte dell'amministrazione americana e che non può tirarsi indietro o dire di non essere coinvolta nell'amministrazione attuale. Su questo tema si deciderà molto del confronto televisivo e della campagna elettorale, perché la vicepresidente dovrà essere brava a confermare il suo appoggio al presidente Joe Biden, ma allo stesso tempo a prenderne le distanze senza indicare una rottura. "Dovrà elogiare Biden per i risultati ottenuti - ha spiegato al New York Tires Bakari Sellers, commentatore politico Democratico - ma anche ammettere che il lavoro non è stato completato".
Il punto sui sondaggi
Harris e Trump si sfideranno su Abc News martedì sera, quando in Italia sarà notte, nel loro primo, e forse unico, duello tv. E lo faranno nel segno dell'incertezza. Un recente sondaggio di New York Times e Siena College ha messo in luce le difficoltà che la vicepresidente dovrà affrontare. Il 61 per cento dei probabili elettori ha detto che il prossimo presidente dovrà rappresentare un cambio di marcia rispetto a Biden. Solo il 25 per cento ritiene che Harris rappresenti quel cambiamento, mentre per il 53 per cento è Trump in grado di mutare rotta. Altri sondaggi indicano risultati contrastanti: il candidato Repubblicano adesso appare in vantaggio di un punto sul voto popolare, cioè sul piano nazionale, da non sottovalutare: è vero che contano i voti Stato per Stato, ma quello nazionale resta un indicatore della popolarità di un candidato.
Secondo altri rilevamenti, Harris conserva il 52 per cento di probabilità di vincere il 5 novembre, l'Election Day delle presidenziali. La media dei tre modelli predittivi le assegna 270 grandi elettori, il minimo richiesto per andare alla Casa Bianca, contro i 268 di Trump. Due soli grandi elettori di differenza, a meno di due mesi dal voto, sono niente. Il modello sviluppato da FiveThirtyEight, il sito americano che traccia tutti i sondaggi, assegna alla vicepresidente un vantaggio leggermente maggiore: il 55 per cento di probabilità di farcela e 281 voti, mentre quello di The Economist solo il 50 per cento e 270 grandi elettori. Quello elaborato dall'esperto di sondaggi Nate Silver dà a Trump il 61 per cento di possibilità di spuntarla e 278 grandi elettori.
Cosa aspettarsi dal dibattito
Uno degli Stati chiave si conferma la Pennsylvania: chi vincerà in questo Stato operaio della costa est avrà la vittoria in pugno. Su un punto tutti sembrano concordare: il dibattito può lanciare uno dei due candidati. A moderare ci saranno due giornalisti esperti: David Muir, 50 anni, inviato in zone di guerra e intervistatore in passato di Trump, e Linsey Davis, 46, reporter e conduttrice afroamericana, e autrice di libri per bambini. Secondo i media americani, Harris punterà sui diritti delle donne e attaccherà Trump sui suoi precedenti penali, a cominciare dalla condanna per 34 reati inflitta dal tribunale di New York per aver coperto uno scandalo sessuale, gli ricorderà il legame con la fondazione che ha stilato "Project 2025", l'agenda per la svolta autoritaria del Paese in caso di vittoria dell'ex presidente, e il sostegno ai miliardari.
Il tycoon accuserà Harris di non aver fatto niente in questi tre anni e mezzo, di non aver risolto il problema migranti, il costo del carburante e dei generi alimentari e di aver cambiato idea, passando dalla linea dura al tempo in cui era procuratrice a posizioni più liberal una volta diventata candidata. Kamala gli rinfaccerà di aver ordinato ai suoi di bloccare una legge che avrebbe messo in sicurezza i confini. Donald di avergli copiato le idee, a cominciare dalla detassazione delle mance ai camerieri.
La sfida sull'economia
Uno dei punti di vulnerabilità per la vicepresidente è l'economia, al momento stabile ma i cui effetti nella vita di tutti i giorni degli americani stentano a mostrarsi. Dai sondaggi emerge che il tycoon, come credibilità, continua ad avere un vantaggio in doppia cifra sull'economia, il 13 per cento. Biden ha provato a modernizzare il Paese lanciando un super piano delle infrastrutture che alla fine ha ottenuto il via libera bipartisan, ma nonostante abbia portato nuovi investimenti e occupazione, è come se il Paese non se ne fosse accorto.
Lo staff di Harris sostiene che Kamala abbia appoggiato molte misure per tagliare il costo della vita e che altre verranno lanciate nelle prossime settimane, ma anche in questo caso l'impatto non sembra al momento molto forte. La settimana scorsa la vicepresidente ha promesso di ridurre la nuova tassazione sui 'capital gains' in percentuale minore rispetto a quanto previsto da Biden. Venerdì decine di imprenditori, incluso il miliardario Mark Cuban e l'ex presidente della 21st Century Fox, James Murdoch, hanno firmato una lettera pubblica di sostegno ad Harris. È chiaro, però, che molto passerà dai messaggi che la vicepresidente riuscirà a far passare nei novanta minuti di confronto televisivo con Trump, un ambiente dove il tycoon ha mostrato di trovarsi a suo agio.
Il rischio, ha sottolineato il segretario ai Trasporti Pete Buttigieg, è che l'ex presidente trasformi tutto in uno show su sè stesso e rubi la scena alla sua avversaria. Kamala dovrà idealmente barcamenarsi tra due figure maschili di peso: quella di Biden e quella di Trump. Staccarsi dal primo, ma senza rompere. E attaccare il secondo, senza farsi trascinare in uno scontro da ring. AGI