Due delegazioni di alto livello statunitense e russa si sono incontrate in Arabia Saudita per i negoziati più estesi tra i due Paesi in tre anni, concordando di avviare un processo di pianificazione della fine della guerra in Ucraina e di perseguire una più stretta cooperazione, sullo sfondo dei timori di Kiev e di tutta l'Europa che Donald Trump possa spingere per un accordo a favore di Vladimir Putin. Il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, non invitato al tavolo di Riad e che si trovava ad Ankara per colloqui con il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, ha condannato i negoziati "sull'Ucraina senza l'Ucraina" e ha chiesto colloqui "equi" che includano oltre a Kiev, l'Ue, il Regno Unito e la Turchia. Erdogan, da parte sua, ha descritto il suo Paese come "un ospite ideale per possibili negoziati tra Russia, Ucraina e Stati Uniti". Dopo i colloqui al Palazzo Diriyah a Riad, durati quasi cinque ore, il segretario di Stato americano, Marco Rubio, ha affermato che le parti hanno concordato di creare un team di alto livello per i colloqui di pace in Ucraina e per esplorare "opportunità economiche e di investimento che emergeranno da una conclusione positiva del conflitto in Ucraina".
Le dichiarazioni hanno evidenziato un cambiamento radicale nell'approccio di Washington a Mosca, allontanandosi drasticamente dagli sforzi dell'amministrazione Biden volti a isolarla. Nonostante l'accelerazione diplomatica, si sa ancora poco del piano di pace di Trump per l'Ucraina o della volontà della Russia di impegnarsi, e l'incontro di Riad ha offerto pochi nuovi indizi. Rubio si è detto "convinto" che Mosca voglia impegnarsi in un "processo serio" per porre fine alla guerra e ha comunque assicurato che un accordo sull'Ucraina deve essere "accettabile" per tutti. "Deve essere una fine definitiva della guerra, non temporanea, come abbiamo visto in passato. Sappiamo, è solo la realtà delle cose, che ci dovrà essere una discussione sui territori e ci sarà una discussione sulle garanzie di sicurezza", ha detto parlando alla stampa. Il capo della diplomazia americana ha assicurato che gli europei - anche loro esclusi dai colloqui di oggi, ma senza i quali una revoca unilaterale delle sanzioni economiche contro la Russia da parte di Washington è difficilmente possibile - si dovranno "sedere al tavolo a un certo punto".
La Russia a Riad ottiene quello che chiedeva da anni: trattare da pari a pari con gli Usa, ritenuti dal Cremlino gli unici responsabili della guerra e quindi anche l'unico attore in grado di fermarla. I media ufficiali russi lodano l'amministrazione Trump e il suo "tentativo di sistemare i pasticci commessi da Biden e soci". Il capo della delegazione russa, il ministro degli Esteri Serghei Lavrov, ha dichiarato di aver percepito "un vivo interesse nel rimuovere gli ostacoli artificiali allo sviluppo di una cooperazione economica reciprocamente vantaggiosa" tra Russia e Stati Uniti. Il riferimento implicito è alle sanzioni economiche. Lavrov si è anche detto sicuro che gli Usa abbiano iniziato a "comprendere meglio" la posizione di Mosca, ribadendo in questa occasione la categorica opposizione della Russia a qualsiasi contingente di Paesi Nato sul suolo ucraino e che russi e americani non solo si erano "ascoltati" a vicenda, ma si erano anche "compresi". Intanto, Usa e Russia si sono promesse di riportare le rispettive rappresentanze diplomatiche ai livelli pre-crisi e hanno deciso di "nominare team di alto livello per iniziare a lavorare a una soluzione al conflitto in Ucraina il prima possibile".
Keith Kellogg, l'inviato speciale Usa, è il primo ufficialmente investito del compito di guidare il negoziato da parte americana. Un altro team a parte, invece, sarà nominato per portare avanti i colloqui sulle questioni più prettamente bilaterali. Prima dell'inizio dei colloqui, la Russia aveva sottolineato che la risoluzione della guerra in Ucraina era inscindibile dalla riorganizzazione dell'architettura di sicurezza europea. La Russia chiede da tempo il ritiro delle forze Nato dall'Europa orientale, considerando l'Alleanza una minaccia esistenziale. In particolare, aveva utilizzato questo argomento per giustificare la sua invasione dell'Ucraina nel 2022.
L'amministrazione del presidente Donald Trump e' stata molto critica nei confronti degli alleati europei e poco propensa a sostenere Kiev. Zelensky ha reagito con durezza ai negoziati di Riad, di cui non era stato neppure informato: non solo ha posticipato al 10 marzo la sua visita in Arabia Saudita prevista per domani, ma ha anche avvertito che non rispettera' mai gli "ultimatum" di Mosca. L'incontro di Riad si chiude comunque senza una data per l'atteso vertice Putin-Trump che il presidente Usa aveva ipotizzato potesse tenersi gia' la prossima settimana, sempre nella capitale saudita. Il consigliere presidenziale russo Yuri Ushakov, anche lui al tavolo dei negoziati, ha osservato che è troppo presto per parlare di un riavvicinamento con gli Usa; tuttavia, fa notare l'agenzia ufficiale Ria Novosti, "come dicono i nostri amici cinesi, un viaggio lungo mille miglia inizia con un singolo passo". AGI