ANNO XIX Novembre 2025.  Direttore Umberto Calabrese

Venerdì, 07 Ottobre 2016 00:00

Per quali vie al Giobbe zumero

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-Il regno dei cieli è simile anche a una rete gettata nel mare, che raccoglie ogni genere di pesci. Quando è piena, i pescatori la tirano a riva e poi sedutisi, raccolgono i pesci buoni nei canestri e buttano via i cattivi. Così sarà alla fine del mondo. Verranno gli angeli e separeranno i cattivi dai buoni e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti.

 

Avete udito tutte queste cose? -. Gli risposero: -Sì-. Ed egli disse loro: -Per questo ogni scriba divenuto discepolo del regno dei cieli è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche-. Matteo, 13, 47-51.

Per quali vie al Giobbe zumero.

Per quale via si va dove abita la luce e dove hanno dimora le tenebre
perché tu le conduca al loro dominio o almeno tu sappia avviarle verso la loro casa? Giobbe, 38, 19-20

Per quali vie si espande la luce,

si diffonde il vento d’oriente sulla terra? Giobbe., 38, 24.

*

Queste- sono parole di Dio che si rivela in mezzo al turbine nella Bibbia a Giobbe , così come:

Io ti conoscevo per sentito dire, ma ora i miei occhi ti vedono. Giobbe, 42, 5.

L’archeologia del linguaggio[1] è la mia via[2].[3] [4]

E’ mia perché pare che nessuno la voglia ancora praticare. [5]

È una via etimologica che riconosce il zumero e.ti.mu, ‘cuore (della) vita (del) nome nominante’ in lat. etymo(n) [et, connessione, y, DA DUE UNO- mu, ‘nome che nomina’].

Il mio primo desiderio è che sia una via aperta a tutti[6].

Via è lat. uia, con la lettera u, come comprovano i massimi etimologi dal lat. Ernout e Meillet, ed è anche via, come Giovanni Semerano precisa nel senso:

via (veha: che Varrone attribuisce ai rustici: R. rust., 1, 2, 14), -ae via, cammino, passaggio (v. –veho-); cfr., got. wigs (cammino) etc. Alla radice i.e. *weia- si attribuisce il senso di tendere, aspirare; osco viù, umbro via, -uia-. L’osco ripete fedelmente accad. bi’u (passaggio), detto in particolare dell’acqua: della stessa base di accad. ba’u (andare). V. ingl. Way, ted. Weg[7].

u-i-a = ‘sentiero-i- tra il cielou e la terra-a. Un cammino finalizzato, un passaggio, accad. bi’u.

La via[8] specifica è quella degli dèi: la teonomasiologia, lo ‘studio comparato dei nomi degli dèi’ mi ha portato per 24 anni ad indagare sul dio zumero del Capodanno,

An.tar.ish[9], per riconoscere la dea della luna En Zu, così come mi ha insegnato Licinio Glori:

Fu rito della scrittura sumerica incidere Enzu e leggere all’inverso Zuen (semplificato Sin = Luna): diventò uso cananeo scrivere Ba’al diversamente dai correligionari europei di Al’ba[10].

Signora luna,

orientatrice della conoscenza antica:

zu, su2

  n., wisdom, knowledge.

  v., to know; to understand; to experience; to be familiar with; to inform, teach (in maru reduplicated form); to learn from someone (with –da-); to recognize someone (with –da-); to be experienced, qualified.

  possessive suffix, your (singular).

 pron., yours[11].

zu-a

  acquaintance; expert; experienced person (‘to know’ + nominative)[12].

L’archeologia del linguaggio mi ha insegnato ad esaminare il tesoro della cultura guidato dall’unico potere di Gesù:

Così parlò Gesù. Quindi, alzati gli occhi al cielo, disse: -Padre, è giunta l’ora, glorifica il Figlio tuo, perché il Figlio glorifichi te. Poiché tu gli hai dato potere sopra ogni essere umano, perché egli dia la vita eterna a tutti coloro che gli hai dato. Gv., 17, 1-2.

Gesù mi ha rivelato il suo nome zumero GESH.BU, che potete trovare in John Alan Halloran, Sumerian lexicon, Los Angeles, Logogram Publishing, 2006

che leggo GESH.UB, ‘Albero (del) Cielo’.

GESH.BU, ‘Albero (di) conoscenza’  mi ha proposto la traduzione dell’incipit del libro di Giobbe:

C’era nella terra di Uz un uomo chiamato Giobbe […].

La terra di Uz va letta similmente al giro [13]BU-UB: UZ-ZU. Ed è Zu.m.er:

zu, su2

  n., wisdom, knowledge.

  v., to know; to understand; to experience; to be familiar with; to inform, teach (in maru reduplicated form); to learn from someone (with –da-); to recognize someone (with –da-); to be experienced, qualified.

  possessive suffix, your (singular).

 pron., yours[14].

 m

   a verbal prefix theorized to be a ventitive element, indicating motion towards the deictic center [15].

re7; re6, ri6, ra2, ir10; e-re7; er, ir

  to accompany, lead; to bear; to go; to drive along or away; to take possession; to stir, mix (suppletion class verb; plural hamtu e.re7-er; cf., du, gen, sub2)[16].

En Zu, Signora luna, dava la conoscenza consapevole, che può venire a coloro che hanno a disposizione i tesori della cultura e sono guidati da Gesù.

Giobbe zumero.

Il seguente è il testo del primo Giobbe, pubblicato via Martello editore-Milano nel 1958 di Samuel Noah Kramer, prima del Giobbe di Franco Ravasi, ed Boria, Roma, ottobre 2005:

-Sono un uomo, un uomo dotto, pure chi mi rispetta non prospera,

La mia parola verace è stata tramutata in bugia,

L’uomo sleale mi ha coperto con il Vento del Sud, e sono costretto a servirlo;

Chi non mi rispetta mi ha coperto di onta davanti a te,

-Tu hai riversato su me sofferenze sempre nuove,

Sono entrato nella casa e l’animo è greve,

Io, l’uomo, sono uscito nelle strade, oppresso nel cuore,

Contro me, il coraggioso, leale mio pastore è montato in furore, mi ha guardato con inimicizia,

il mio mandriano ha scatenato le forze del male contro me che non gli sono nemico;

il mio compagno non mi dice una sola parola sincera,

il mio amico smentisce la mia leale parola,

l’uomo infido ha cospirato contro di me,

e tu, mio dio, tu non gli ti opponi …

Io, il saggio, perché sono soggetto a giovani ignoranti?

Io, l’uomo dotto, perché sono nel numero degli ignoranti?

Cibo ve n’è per tutto intorno, ma il mio cibo è la fame,

il giorno che le porzioni furono assegnate a tutti, la porzione che mi toccò fu la sofferenza.

Mio dio, (io starò in piedi) davanti a te,

io ti parlerò, …, la mia parola è un gemito,

io ti dirò di tutto ciò, io mi lamenterò dell’amarezza del mio cammino

(Deplorerò) la vergogna di …

-Ah! Non lasciare che la madre che mi generò arresti il mio lamento

davanti a te.

Non lasciare che mia sorella levi canti gioiosi,

fa’ che ella dica piangendo le mie sventure davanti a te,

fa’ che mia moglie esprima gemendo il mio soffrire,

fa’ che l’abile cantore deplori il mio destino amaro.

Mio dio, il giorno splende chiaro sulla terra, per me il giorno è nero.

Il giorno luminoso, il buon giorno ha …come il…

Lagrime, gemiti, angoscia e tristezza hanno dimora dentro di me,

la pena sommerge me come un essere scelto soltanto per le lagrime,

la malvagia sorte mi tiene nelle sue mani, si porta via il mio soffio di vita,

un morbo maligno bagna il mio corpo…

Mio dio, tu che sei il padre che mi ha generato, solleva il mio volto.

Come una vacca innocente, in pietà…il gemito,

per quanto tempo mi trascurerai, mi lascerai indifeso?

Come un bue…

Per quanto tempo mi lascerai senza guida?

Essi dicono – i grandi viaggi- parole giuste e oneste:

mai un bimbo senza peccato è nato ad una madre,

…un giovane senza peccato non è mai esistito fino dai giorni antichi-.

Questa la preghiera e la supplica dell’uomo. Segue quindi il lieto fine:

Dell’uomo il suo dio udì le lagrime amare e i lamenti,

del giovane le deplorazioni ed il pianto ammansivano il cuore del suo dio.

Le parole virtuose, le rette parole da lui pronunciate, il suo dio le accettò.

Le parole che l’uomo confessò devotamente,

furon gradite alla …, la carne del suo dio, e il suo dio ritrasse la sua mano dalle dure parole,

…che opprimono il cuore…egli abbraccia,

il demone della malattia che lo avvolgeva e che aveva spiegato larghe le ali, egli lo cacciò via,

il (male) che lo aveva colpito come un ---, egli lo dissipò,

la mala sorte che per lui era stata decretata, secondo la sua decisione, egli la sviò.

E volse in gioia la sofferenza dell’uomo,

collocò accanto a lui i geni benefici come guardie custodi,

gli diede angeli dall’aspetto benigno. Pp. 118-120.

*

Finito di scrivere domenica, 2 ottobre 2016, ore 8,58, dopo la santa Messa.

Avrà forse gratitudine verso quel servo, perché ha eseguito gli ordini ricevuti? Così, anche voi, quando avete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: “Siamo servi inutili. Abbiamo fatto tutto quanto dovevamo fare”-. Luca, 17, 9-10.


[2] Mercoledì 24 agosto 2016, ore 4,43.

[3] San Bartolomeo, apostolo, festa.

[5]

[6] ‘cattolico’.

[7] Giovanni Semerano, Le origini della cultura europea, vol. II dizionari, Firenze, Leo Olschki Editore, 1994: 612.

[9] Carlo Forin, Antares, dagli dèi di Babele alle lingue d’Europa, Vittorio Veneto, Tipse, febbraio 2005.

[10] Licinio Glori, La pace di Cesare, Milano, Dimara editrice, 1956: 25.

[11] John Alan Halloran, Sumerian lexicon, Los Angeles, Logogram Publishing, 2006: 316.

[12] John Alan Halloran, Sumerian lexicon, Los Angeles, Logogram Publishing, 2006: 316.

[13] eme ghir, lingua (zumera).

[14] John Alan Halloran, Sumerian lexicon, Los Angeles, Logogram Publishing, 2006: 316.

[15] John Alan Halloran, Sumerian lexicon, Los Angeles, Logogram Publishing, 2006 : 165.

[16] John Alan Halloran, Sumerian lexicon, Los Angeles, Logogram Publishing, 2006 : 218.

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