.L’indagine, condotta dalla Squadra Mobile di Firenze, sotto la direzione della Procura della Repubblica fiorentina, ha preso avvio dalla denuncia di una delle ragazze, ripetutamente minacciata da altre giovani donne – sue connazionali – affinché si spostasse dal tratto di strada fiorentino in cui era solita prostituirsi.Grazie agli specifici servizi di osservazione dei poliziotti della Sezione Criminalità Straniera e Prostituzione, sono stati raccolti i primi elementi dai quali si è potuto evincere come vi fosse una vera e propria attività di controllo, da parte di alcuni degli indagati, sul giro di prostituzione nella zona tra via Forlanini e viale Guidoni.Le ulteriori attività investigative hanno consentito di accertare che uno degli indagati, ancorché detenuto in un carcere albanese, ha continuato a mantenere contatti e a gestire, attraverso i suoi complici, l’attività di prostituzione delle giovani donne albanesi nella zona nord della città.“Amico” era il termine utilizzato da alcuni degli indagati per riferirsi alle ragazze.
Nel corso delle indagini è emerso come vi fosse una vera e propria mappa delle zone di lavoro delle giovani prostitute, a ognuna delle quali era assegnato uno spazio ben preciso dal quale non potevano spostarsi senza il preventivo benestare.In particolare, tre degli attuali destinatari della misura cautelare sarebbero, secondo i poliziotti, i principali gestori dell’attività di prostituzione nel tratto di strada tra via Forlanini e viale Guidoni.
Dai 300 ai 500 euro mensili il “canone” che ciascuna ragazza doveva pagare per la propria porzione di strada.Il quadro che emerge dalle indagini, inoltre, evidenzia come spesso fosse sottilissima, per le giovani ragazze, la linea di confine tra l’essere vittime e, a loro volta, “carnefici” di altre giovani prostitute meno esperte.Degli otto indagati accusasti di favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione, sette sono destinatari della misura della custodia cautelare in carcere e uno - una donna- della misura dell’obbligo di dimora.Gli altri due indagati - un uomo e una donna - accusati solo di favoreggiamento della prostituzione, sono stati sottoposti alla misura, rispettivamente, dell’obbligo di dimora e degli arresti domiciliari.
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