Il leader M5s Giuseppe Conte, alla vigilia del voto interno sulla sua leadership, avverte: "Se mi votate, sarò il presidente che dice 'no' a un aumento massiccio delle spese militari dello Stato, soprattutto in un momento del genere".
Il problema numero uno per il presidente americano è militare, poi c'è quello geopolitico. Da navigato uomo della politica estera sa bene che per far finire la guerra serve una mediazione. I suoi migliori candidati sono due: Erdogan e Xi, Turchia e Cina.
Il presidente della commissione Esteri del Senato, che ieri ha invitato il suo partito, il M5s, a uscire da un governo "interventista", ha deciso di non fare alcun passo indietro.
Il ministro della Transizione ecologica ha ricordato, nell'informativa alla Camera, come l'Italia sia quasi completamente dipendente dall'import con oltre il 95% delle forniture che arrivano dall'estero.
L'attuale presidente della Commissione esteri del Senato, di professione geologo: "Questo governo ha deciso di inviare armi all'Ucraina in guerra, rendendo di fatto l'Italia un paese co-belligerante".
Che il malumore sia diffuso lo dimostra anche il voto della scorsa settimana alla Camera sul decreto Ucraina che prevede anche l'invio di armi, dove si sono registrate numerose assenze.