Il garante: È un nostro principio fondante". Poi però rassicura quella parte di parlamentari che sono preoccupati per una possibile uscita dalla maggioranza di MoVimento 5 Stelle.
I contiani ritengono che Di Maio stia cercando lo strappo nascondendo il vero nodo del contendere. I fedelissimi del ministro degli Esteri pensano che l'atteggiamento di Conte sia una sorta di harakiri e che si ponga contro la posizione portata avanti dall'intero esecutivo. A essere a rischio è la tenuta del governo.
Resta il nodo sull'invio di altre armi a Kiev, martedì al Senato possibile conta nelle votazioni al testo. I pentastellati chiedono di inserire la de-escalation militare e assicurano che "non e' in discussione la lealta' verso la Ue e l'Alleanza". Pd: "No a fughe in avanti". L'ambasciatore russo Razov: in Italia non tutti d'accordo sull'invio di armi.
Scontro nel partito, interviene Grillo. Cubeddu all’AGI: "L'ex premier più democratico del ministro degli Esteri". Nocerino: "Se Luigi volesse potrebbe ripresentarsi".
Nei Palazzi della politica l'ipotesi di una eventuale formazione di un soggetto politico che abbracci poi un'area trasversale comprendente i ministri governisti di FI e perfino quelli della Lega, è diventata materia di discussione ancor di più delle differenti divisioni tra il ministrio degli Esteri e Conte.
In 'chiaro' tutti lo negano, ma nel MoVimento 5 Stelle, dopo le amministrative, è caos. Voci insistenti parlano di defezioni. E anche 'Rousseau' di Casaleggio, con cui è stata rottura, non le manda a dire. È il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, a rompere un silenzio, durato, secondo molti, anche troppo.
Una preoccupazione legata anche a quello che faranno Di Maio e Grillo qualora il pronunciamento del tribunale di Napoli dovesse portare ad una nuova sospensiva dei vertici e all'annullamento dell'ultimo voto sulle regole interne.
Il leader Giuseppe e il Consiglio nazionale (che ha deliberato all'unanimità) condannano l'aggressione della Russia, invocano, se si renderanno necessarie, sanzioni anche più severe di quelle messe in atto.
Giovedì il presidente del Consiglio si presenterà in Parlamento per riferire sullo stato dell'arte della crisi Ucraina, anche alla luce della fitta interlocuzione fra il premier e i partner internazionali.
Le sue parole hanno suscitato la reazione dei renziani affidata al capogruppo Davide Faraone: "In una maggioranza si dialoga e non si rivendica: questo il principio che abbiamo chiesto di applicare”.