L’Organizzazione mondiale della sanitá a giugno, per la prima volta, ha riconosciuto la “dipendenza dai videogame” come una malattia. Probabilmente solo a giugno perché la situazione con l’avvento di tecnologie sempre più avvincenti va sempre peggiorando. Non è un disturbo nuovo, infatti, come spiega un articolo di Bloomberg, giá dai tempi dell’Atari, bisnonna in pratica delle attuali console, si registrarono i primi casi di dipendenze.
Ora però tutto si sta evolvendo con una velocitá che ha costretto gli esperti a dover affrontare di petto un problema che investe una quantitá infinita di persone, un problema che ha, soprattutto, un nome: Fortnite. Al momento il videogame registra 200 milioni di utenze.
Bloomberg racconta, per esempio, la storia di Carson, 17 anni e più di 12 ore al giorno passate davanti ad uno schermo tentando di restare l’ultimo in piedi contro gli altri 99 concorrenti della partita; “Avevamo fatto qualche progresso nel convincerlo a ridurre le sue ore di Fortnite e dormire meglio, ma è tornato alle sue vecchie abitudini”, dichiarano disperati i genitori. “Non ho mai visto un gioco che abbia un tale controllo sulle menti dei bambini”, è vero, lo conferma Lorrine Marer , una specialista comportamentale britannica che lavora con i bambini che combattono la dipendenza da gioco. “Una volta che sei agganciato a questo gioco, è difficile smettere ”.