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Sabato, 22 Aprile 2017 09:00

Siamo retrocessi in BBB

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Io non sono avvezzo a commuovermi ai rating fissati dalle agenzie di credito. Stavolta, invece, mi piego: hanno ragione! Hanno abbassato l’Italia in bbb.

Si commuova anche Padoan, perché non basta dir di non esser contento degli esilissimi miglioramenti. Siamo sopra una valanga di debito pubblico. Siamo come un malato con la febbre a quaranta. Non ancora morto e non curato. Padoan fa male a promettere che il tempo farà passare la febbre, quando non ha ancora diagnosticato il male dell’evasione fiscale ed il rimedio della riforma della denuncia dei redditi. Abbiamo alle spalle 60 anni da analizzare: dai tempi di Vanoni il cittadino denuncia il proprio reddito, il fisco lo contesta, senza accertare subito, caso per caso, la congruità della denuncia, senza pattuire anno per anno il giusto dovuto e chiudere ogni vertenza alla fonte. Anche un deficiente, in questo contesto, può capire che lo Stato italiano è condannato alla bancarotta. Non percepirà più il dovuto.

Il Circolo dell’Equità, nell’anno 1050, prevedeva che le rendite fiscali nella Casa dell’Islam dell’Egitto fatimide –narra Paul M. Cobb in La conquista del Paradiso, una storia islamica delle Crociate- passavano quasi direttamente dai coltivatori alle tasche dell’esercito, o almeno dei suoi capi, attraverso un’istituzione nota come iqta. Spesso gli autori moderni traducono iqta con feudo, ma nel principio essa è molto diversa dai feudi dell’Europa medievale. L’ iqta non era un possedimento ma una temporanea concessione del diritto di prelevare rendite da un determinato lotto di terra.

Così scrive Cobb del diritto fondiario musulmano. La temporaneità del diritto poteva venir abolita dall’autorità. A me rileva sottolineare che zumera ik.ta = ‘naturata terraki’ e,  soprattutto, la temporaneità caduca!

Senza farla lungua, Padoan confronti questa temporaneità medievale con l’eternità del credito fiscale insoluto dello Stato italiano e smetta di farmi ridere male.  

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