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Giovedì, 29 Giugno 2017 00:00

Venezuela, ultima chiamata per la libertà?

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Mentre la spirale di morti e violenze in Venezuela non accenna a diminuire, e il dramma che vive il popolo venezuelano sembra avvitarsi su sé stesso, di fronte alla sordità di un governo apparentemente insensibile e impermeabile alla mobilitazione popolare e alle pressioni internazionali, tre importanti appelli hanno segnato gli ultimi dieci giorni di questa crisi.

La lettera di Gentiloni e Rajoy

I capi di governo di Spagna e Italia, i Paesi europei che – scrivono Rajoy e Gentiloni – “hanno un rapporto speciale con il Venezuela” non solo in ragione delle loro grandi collettività radicate da decenni nel Paese ma anche alla “comunanza di valori, costumi e tradizioni” che ci fanno considerare “fratello il popolo venezuelano”, hanno ribadito con una lettera congiunta la forte preoccupazione di fronte all’escalation delle violenze, appellandosi al Presidente Maduro affinchè riconsideri la decisione di indire un’Assemblea Costituente, una decisione che “divide il Paese anziché unirlo”.

L’appello del Vaticano per fermare la violenza

L’appello dei leader di Italia e Spagna costituisce di per sé un fatto rilevante e dirompente; la lettera anticipava di qualche giorno la 47ma Assemblea Generale dell’OSA (l’Organizzazione degli Stati Americani); ai cancellieri dei 34 Paesi americani, riunitisi la scorsa settimana a Cancun, si è anche rivolto il Vaticano, con una lunga lettera del suo rappresentante permanente presso l’OSA, il Nunzio Apostolico Bernardino Auza.  Nella lettera, la Santa Sede rinnova la richiesta di cessazione di ogni forma di violenza e ribadisce l’invito che Papa Francesco aveva rivolto nel dicembre del 2016, alla vigilia dell’ultimo naufragato tentativo di mediazione tra le parti: apertura di un canale umanitario; calendario elettorale concordato; restituzione al Parlamento delle sue prerogative costituzionali e liberazione dei detenuti politici.

Il video-messaggio del Segretario Generale dell’OSA

Si tratta delle quattro condizioni alla base di qualsiasi tentativo di ripresa del dialogo con l’opposizione; le stesse ribadite dalla lettera di Rajoy e Gentiloni e, più di una volta, dal Segretario Generale dell’OSA, Luis Almagro. Quest’ultimo, in un  video-messaggio diffuso pochi giorni fa, proprio a conclusione dell’Assemblea di Cancun, ha risposto a Maduro – che aveva definito “immorale” la sua conduzione dell’organismo e chiesto le dimissioni come condizione per il rientro del Venezuela nell’OSA – mettendo a disposizione il suo incarico nel momento in cui il governo venezuelano prendesse seriamente in considerazione il rispetto delle quattro condizioni poste dall’opposizione. “Oferezco mi renuncia en OEA a cambio de la liberdad de Venezuela !”, ha scandito il Segretario Generale dell’OSA in un ennesimo appello al Presidente venezuelano.

La richiesta comune al governo venezuelano

Ad accomunare tutti questi tentativi di ripresa di un negoziato tra le parti, oltre alle quattro condizioni-base, c’è oggi la ferma richiesta al governo venezuelano di desistere dalla convocazione di un’Assemblea Costituente che, a detta del Vaticano “ invece di aiutare a risolvere i problemi presenta il rischio di complicarli ulteriormente, mettendo in rischio il futuro democratico del Paese”.

Per il governo di Nicolàs Maduro, in sostanza, non esistono più alibi o cavilli diplomatici: quel che resta della “rivoluzione bolivariana” e del “chavismo” deve semplicemente decidere se proseguire ostinatamente lungo la strada senza uscita della violenza e della repressione o se accettare l’invito proveniente dall’ONU, dal Vaticano, dall’Unione Europea e da quasi tutti i Paesi del continente americano a riprendere il cammino della pacificazione nazionale, della democrazia e del rispetto dei diritti civili e politici.

L’Italia dalla parte del popolo venezuelano

L’Italia ha scelto con chiarezza da che parte stare: a fianco del popolo venezuelano e dei tantissimi italiani e figli di italiani che vivono in quel Paese; sono loro che quotidianamente ci mandano messaggi e appelli sempre più struggenti, ai quali sarebbe vile non rispondere con l’urgenza e l’impegno che questo dramma richiedono.

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