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Sabato, 04 Novembre 2017 00:00

La battaglia quotidiana per la difesa degli spazi in casa. Una ricerca di IKEA

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L'indagine Life at Home Report 2017 condotta su 22mila persone racconta lo stress prodotto nelle famiglie dalla 'conquista' dei luoghi della casa

 La vita in casa non è sempre semplice. La relazione con spazi, persone e oggetti è alla base di piccole battaglie quotidiane che ciascuno si trova ad affrontare: rivendicare il proprio spazio, gestire il rapporto con le “cose” altrui, bilanciare l’esigenza di ordine con la difficoltà a separarsi dagli oggetti a cui siamo legati, è talvolta complesso e fonte di stress e ansia. A dirlo è il “Life at Home Report 2017”, una ricerca internazionale firmata IKEA che esplora cambiamenti e stili di vita.

L’analisi è stata condotta su 22.000 persone, tra i 18 e i 65 anni, in 22 Paesi nell’arco di 6 mesi: 54 home visit, 5.000 conversazioni online, 874 ore d’incontri, ascolto dei social media, 12 settimane con 18 “home pioneers”, persone che vivono la casa in modo inusuale e originale…bevendo oltre 24 differenti tipi di tè. La metodologia dell’indagine è un mix tra quantitativa e qualitativa-psicologica: agli intervistati sono stati indicati alcuni temi che hanno riportato i risultati strategici alla mission dell’Azienda.​ Quello che segue è la sintesi della ricerca realizzata da IKEA.

La difesa del territorio domestico

Dalla ricerca emerge come la casa sia un “campo di battaglia”, in cui il rapporto con le altre persone è spesso fonte di discussione: 1 confronto su 6 nasce quando qualcuno invade il nostro spazio. In casa ogni spazio (stanza / sedia / oggetto) ha un suo “proprietario” che ne esprime l’identità: “guardo un film sul mio lato del divano”, “il garage di papà”, “a tavola il mio posto è quello”, “la Tv l’ho comprata io”.

L’invasione del proprio spazio è talvolta fonte di stress e aggressività, ma reclamarlo non è semplice: il 42% ha ammesso di non avere il coraggio di farlo. Questo accade maggiormente quando si vive in situazioni non convenzionali, ad esempio in casa d’altri senza pagare l’affitto, o con sconosciuti. Al contrario, rivendicare limiti e confini, provoca sentimenti positivi: calma per il 40%, felicità per il 26%, sollievo il 27% e eccitazione per il 12%.

Ma la sfida più dura da affrontare è trasferirsi nella casa di qualcun altro: il 44% degli intervistati ritiene addirittura sbagliato rivendicare i propri spazi quando ci si traferisce, una percentuale che sale al 71% per gli indonesiani, al 59% per i filippini e indiani, mentre in fondo alla classifica troviamo tedeschi e danesi con il 27%. Da una parte, infatti, c’è la necessità di rispettare lo spazio di chi lo occupa dall’origine, dall’altra la difficoltà di “sentirsi a casa” di qualcun’altro.

Alla conquista del soggiorno

Il più comune luogo dei conflitti in casa è il soggiorno, dove litiga il 46% degli intervistati: una zona fluida in cui gli spazi personali si confondono, in cui è difficile stabilirne i confini. Le case sono sempre più piccole, il soggiorno si trasforma da quella che era la classica zona TV ad una stanza adatta ad accogliere esigenze diverse e spesso contrastanti. In controtendenza l’Italia, in cui la cucina si conferma cuore della casa: è qui che il 56% degli italiani discute maggiormente.

La ricerca, inoltre, mette in luce come una delle maggiori cause di stress è l’eccesso e l’accumulo di oggetti nelle nostre case: ambienti sempre più ridotti, in cui è necessario razionalizzare gli spazi, ordinare gli oggetti e spesso buttarli. Un’azione non facile, il nostro legame con gli oggetti è spesso emozionale e va oltre la funzionalità.

La condizione di “case troppo piccole, case troppo piene” comporta inevitabili discussioni sulla diversa concezione di ordine e disordine. Ad ammetterlo è il 50% degli intervistati: una percentuale che sale al 62% nelle Filippine e al 59% di Indonesia e Malesia, mentre Giappone e Danimarca si collocano tra i paesi meno litigiosi con il 34%. Riordinare ed eliminare oggetti accumulati dà, invece, sollievo al 44% delle persone, provoca stress nel 23%, ed è fonte di felicità per il 22%.

Dall’analisi sull’Italia emerge una spaccatura netta: la metà degli intervistati associa sentimenti positivi al riordinare e al disfarsi degli oggetti, per l’altra metà sono fonte di stress e emozioni negative.

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