l’avanzata dell’India di 30 posti in un solo anno nella classifica della Banca mondiale dei Paesi dove è più facile investire e gestire imprese. Nel rapporto nessun cenno ai problemi sociali del subcontinente, dove il tasso di povertà supera il 21 per cento e dove, stando all’ultima rilevazione nazionale, i bambini affetti da rachitismo sono oltre 47 milioni.
DAL 130^ al 100^ POSTO PER 10 PARAMETRI
I dati della Banca mondiale, dunque. Il subcontinente è salito in graduatoria dal 130° al 100° postosulla base di dieci parametri, per sei dei quali sarebbero stati registrati miglioramenti. Il voto più alto è per la tutela degli azionisti di minoranza, quello più basso per i permessi edilizi. In evidenza anche il grado di difficoltà per avviare un’impresa: “Per registrarne una ci volevano fino a tre settimane – annota il ‘Times of India’ – mentre adesso bastano poche ore“. E il governo di Modi, liberista e nazionalista, promette di andare oltre. Secondo il ministro delle Finanze Arun Jaitley, “sul rispetto dei contratti o i certificati di proprietà siamo ancora indietro e dobbiamo migliorare”.
E DA LUGLIO L’INDIA HA UNA NUOVA IMPOSTA SU BENI E SERVIZI
Ad aiutare in classifica potrebbe essere la nuova imposta indiretta su beni e servizi, una prima assoluta in India, in vigore da luglio e dunque non ancora considerata dal rapporto della Banca mondiale. Altre misure, a partire dalla legge fallimentare, sono state invece già valutate in modo positivo: sempre che si prenda per buona la prospettiva dell’istituto di Washington, favorevole a ridurre al minimo l’intervento dello Stato nelle attività economiche. Sta di fatto che Modi, con buona pace di Mao Zedong, ha celebrato lo “storico balzo in avanti”. Né è sembrata dargli torto Annette Dixon, dirigente della Banca mondiale: “Oggi l’India è un Paese aperto alle imprese, in grado di diventare meta privilegiata per chi vuol fare business a livello globale“. (agenzia Dire)
dal nostro inviato in India, Vincenzo Giardina
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