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Lunedì, 16 Aprile 2018 04:53

Luceit. . u.ki.ezum.

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lu

   n., many; much; man, men, people; sheep.

   v., to be/make numerous, abundant; to multiply, increase; to mix; to graze, pasture (reduplication class [?]) (cf., lug; lu3). [1]

ki.e3

exit (‘place’ + ‘to go out’)[2].

*

Io ringrazio GESH.BU[3], la badante ukraina Mariya, gli amici di Agoramagazine per l’emersione dell’etimo sumero lu.ki.e del lat. luce, it. Luce.

Lu.ki.e significa: ‘-che esce-ki.e (dal) soggetto’. Semplicissimo! Tanto che il lettore dirà: siamo oltre sette miliardi sulla Terra; dovremmo aver tanta luce da essere un altro sole. Invece si sta bombardando la Siria, per fare un solo esempio dei millanta.

Ci deve essere un passaggio che distingua un soggetto dall’altro nel discernimento.

C’è, ed è il nome del soggetto. Quanto di più sacro per un antico. Addirittura espresso solo puntato tra i Romani, ad evitar fatture magiche, ridotto ad una identità-quasi numero dai moderni. Nome era nomine (abl. lat.), enim/inim-nu, ‘immaginenu parolainim/enim’. Il nome era l’immagine della parola.

Ringrazio agoramagazine del supporto che non mi fa mancare da 11-12 anni.

Ripeto il ringraziamento, già fatto a Mariya:

Mariya, ucraina, usa l’interlocuzione ciè. Io ve la propongo, come sopra, nella sua radice dura zumera. Spiega meglio di qualsiasi citazione letteraria dottissima. Io la propongo come esempio di un piccolissimo che spiega tantissimo.

Quali cose mi entusiasmano in ki.e3?

  1. Io, cultore di an.thar.ish, ‘connessionethar (di) cielo (e) terra’, mi piego questa volta all’uso del numero deponente 3 che chiarisce ‘uscita’ posto dopo ki = terra, luogo etc.; e = cuore è il più vicino col battito, tipo punto-linea Morse;
  2. Linguisticamente, numerosissimi esempi comprovano il passaggio da una pronuncia antica ‘dura’ a moderna ‘dolce’, anche dal latino all’italiano, da k a c;
  3. Ho abborracciato migliaia di accomodamenti insoddisfacienti prima di riconoscere questa ovvietà che esalta il mio approccio interdisciplinare;
  4. La diade ki.e = uscita di parola fa superare i problemi degli archetipi diversi: l’antico DA DUE UNO sposa il DA UNO DUE moderno;
  5. Archeologia e linguaggio di Colin Renfrew (1999) è totalmente obsoleto. Archeologia nel linguaggio è viva. C. Renfrew ha costruito un monumento ideologico che nega migrazioni significative dall’inizio dell’età agricola (10.000 anni fa): come spiega l’interlocuzione ukraina ciè? L’archeologia nel linguaggio seppellisce un oceano di archeologhi della pietra (Klaus Schmidt ad esempio) e semiologhi (De Saussure)…;

Tra noi cristiani, ringrazio l’esortazione apostolica di papa Francesco che mi invita alla pazienza: 43. Noi arriviamo a comprendere in maniera molto povera la verità che riceviamo dal Signore. E con difficoltà ancora maggiore riusciamo ad esprimerla. Perciò non possiamo pretendere che il nostro modo di intenderla ci autorizzi a esercitare un controllo diretto sulla vita degli altri. Voglio ricordare che nella Chiesa vivono legittimamente modi diversi di interpretare molti aspetti della dottrina e della vita cristiana che, nella loro varietà, “aiutano ad esplicitare meglio il ricchissimo tesoro della Parola”. [p. 30]

Io vivo nella Chiesa. Non voglio esercitare alcun controllo diretto sulla vita degli altri, tanto che, pur essendo un sociologo, mi sono confinato nel mio appartamento. Cerco di esprimere il mio invito al resto della Chiesa nel osservare due cosine:

1)-il be ne – in zumero significa Dioil aprebe in.si.eme, ‘correntein vita-mortesi parola’.

2) GESH.UB è ‘albero del cielo’, ovvero il nome ebraico di Gesù viene espresso in zumero[4].

Che Gesù, nato, morto e risorto 2000 anni fa abbia un nome di 4000 anni fa a me dà entusiasmo, imbarazzerebbe Corrado Augias con la sua inchiesta su Gesù, farebbe esplodere di gioia ed esultare tutti i cristiani del mondo.

 


[1]John Alan Halloran, Sumerian lexicon, Los Angeles, Logogram Publishing, 2006 : 159.

[2] Halloran: 138.

[3] Albero di conoscenza.

[4] John Alan Halloran, Sumerian lexicon, Los Angeles, Logogram Publishing, 2006 : 97.

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