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Venerdì, 22 Giugno 2018 00:00

Voi dunque pregate così: Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome

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In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Pregando, non sprecate parole come i pagani, i quali credono di venire ascoltati a forza di parole. Non siate dunque come loro, perché il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno ancor prima che gliele chiediate. 


Voi dunque pregate così: Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome; 
venga il tuo regno; sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra. 
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, 
e rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori, 
e non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal male. 
Se voi infatti perdonerete agli uomini le loro colpe, il Padre vostro celeste perdonerà anche a voi; 
ma se voi non perdonerete agli uomini, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe.»  [1]

Nel giorno del Padre, lat. Iuppiter, giovedì, nel solstizio estivo 2018, io ti rendo grazie, o Padre nostro, per averci insegnato con papa Francesco che non siamo perfetti, nessuno di noi lo è, tu solo sei perfetto!

Lascia a me, che passo per la settantesima volta sotto il solstizio estivo, di stare in tentazione nel mondo, ma non abbandonarmi neppure un attimo perché il maligno è annidato qua sulla Terra in ognuno di noi ed è capace di pervertire ogni parola per mezzo di bib.bi, il demone zumero della Terra e della parola.

Sia la bib.bi.a mia guida, ovvero, in zumero il suo seme: a, in zumero uguale all’acqua, che tu mi facesti dare 70 anni orsono sacra, sha.kar, col bat.tes.i.mu, ‘-parola che nomina-mu sentieroi insiemetesh al partnertab –mash tab ba gal gal = gemelli’.

Padre nostro, ti ringrazio di avermi fatto conoscere il nome zumero di GESH.UB, ‘Albero del Cielo’, rinomato anche nel Sumerian Lexicon di Halloran arrivatomi dall’America grazie a mio fratello Alessandro, il più in gamba della famiglia ‘Gino e Gigetta Forin’, che dovrebbe aver sposa Alexandra, la figlia [seconda a Francesco], in questo mese di giugno.

Padre nostro, ti ringrazio di avermi fatto riconoscere Zumer, in dingua: ‘r, profumo, Resh’ del cammino, -er, della m ventiva (capace di far venire, e capace di Vento), la parolaume [me.lam.mu: lampo creativo che unisce mu + me –in ume-] di conoscenzazu della dea LunaEn Zu’. Soprattutto, ti ringrazio di rendermi consapevole che l’italiana etimo discende dal lat.greco etymon che vengono dal zum. e.ti.mu, ‘casae di vitati del nomemu. Ciò rende trasparente la memoria < memoria < me.mu.ri.a.

San Luigi.

Il nome luigi etetima zum. lu.igi, ‘soggettolu occhiigi’. Comprovano i lemmi:

lu

   n., many; much; man, men, people; sheep.

   v., to be/make numerous, abundant; to multiply, increase; to mix; to graze, pasture (reduplication class [?]) (cf., lug; lu3). [2]

igi

n., eye(s); glance; face; aspect, looks; front (reduplicated ig, ‘door’ –no: giro di –ig-) [IGI archaic frequency].

v., to see.

adj., the main component of many stones names.

prep., before, in front of; in the presence of (with …-a(k)-se)[3].

Poiché igh.ghi = ‘aperturaigh neroghi’, comprovato dagli ighighi = dei-demoni, poi angeli-demoni, osserviamo con forza, kar, dall’alto ighi = occhi.

igi-KAR2 (guru6?)

to look upon; to examine; inspect; to select (often with –si-) (‘eyes’ + ‘to illuminate’)[4].

Mio padre rifiutò sempre di riconoscersi Luigino. Gino mi chiamo, forse da Gino Bartali, di cui era tifoso. Io mi riconosco lu.kar, ‘soggetto. Forza’. Kar.igi è prossimo a lu.igi. ghi.nu = ‘immaginenu di ghi, fonia da leggere su igh, ‘apertura. Igi.e, ‘casa/cuore di occhi, igi, chiarisce:

ug6, u6 [IGI.E2 –‘e2, house, igi, eyes’]

n., amazement; gaze, glance ([‘EYE’ + ‘HOUSE’]).

   v., to look at; to stare at, gaze; to be impressed.

   adj., astonishing[5].

 


[1] Giovedì della XI settimana delle ferie del Tempo Ordinario


Libro dell’Ecclesiastico 48,1-14. 
In quei giorni sorse Elia profeta, simile al fuoco; la sua parola bruciava come fiaccola. 
Egli fece venire su di loro la carestia e con zelo li ridusse a pochi. 
Per comando del Signore chiuse il cielo, fece scendere così tre volte il fuoco. 
Come ti rendesti famoso, Elia, con i prodigi! E chi può vantarsi di esserti uguale? 
Risvegliasti un defunto dalla morte e dagli inferi, per comando dell'Altissimo; 
tu che spingesti re alla rovina, uomini gloriosi dal loro letto. 
Sentisti sul Sinai rimproveri, sull'Oreb sentenze di vendetta. 
Ungesti re come vindici e profeti come tuoi successori. 
Fosti assunto in un turbine di fuoco su un carro di cavalli di fuoco, 
designato a rimproverare i tempi futuri per placare l'ira prima che divampi, per ricondurre il cuore dei padri verso i figli e ristabilire le tribù di Giacobbe. 
Beati coloro che ti videro e che si sono addormentati nell'amore! Perché anche noi vivremo certamente. 
Appena Elia fu avvolto dal turbine, Eliseo fu pieno del suo spirito; durante la sua vita non tremò davanti ai potenti e nessuno riuscì a dominarlo. 
Nulla fu troppo grande per lui; nel sepolcro il suo corpo profetizzò. 
Nella sua vita compì prodigi e dopo la morte meravigliose furono le sue opere. 

Salmi 97(96),1-2.3-4.5-6.7. 
Il Signore regna, esulti la terra, 
gioiscano le isole tutte. 
Nubi e tenebre lo avvolgono, 
giustizia e diritto sono la base del suo trono. 

Davanti a lui cammina il fuoco 
e brucia tutt'intorno i suoi nemici. 
Le sue folgori rischiarano il mondo: 
vede e sussulta la terra. 

I monti fondono come cera davanti al Signore, 
davanti al Signore di tutta la terra. 
I cieli annunziano la sua giustizia 
e tutti i popoli contemplano la sua gloria. 

Siano confusi tutti gli adoratori di statue 
e chi si gloria dei propri idoli. 
Si prostrino a lui tutti gli dei! 



Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo 6,7-15. 
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Pregando, non sprecate parole come i pagani, i quali credono di venire ascoltati a forza di parole. 
Non siate dunque come loro, perché il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno ancor prima che gliele chiediate. 
Voi dunque pregate così: Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome; 
venga il tuo regno; sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra. 
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, 
e rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori, 
e non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal male. 
Se voi infatti perdonerete agli uomini le loro colpe, il Padre vostro celeste perdonerà anche a voi; 
ma se voi non perdonerete agli uomini, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe.»  

[2]John Alan Halloran, Sumerian lexicon, Los Angeles, Logogram Publishing, 2006 : 159.

[3]John Alan Halloran, Sumerian lexicon, Los Angeles, Logogram Publishing, 2006 : 120.

[4] John Alan Halloran, Sumerian lexicon, Los Angeles, Logogram Publishing, 2006 : 122.

[5] Halloran: 296.

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