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Domenica, 16 Settembre 2018 00:00

Taranto - Ilva, l'unico a vincere è il mercato, l'acciaio, esce sconfitta la politica locale e nazionale

Written by  Giancarlo Girardi
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Giancarlo Girardi in un immagine presa da Youtube Giancarlo Girardi in un immagine presa da Youtube

L’affaire Ilva – Continuiamo a pubblicare interventi, stavolta è Giancarlo Girardi, un ex lavoratore del siderurgico per trenta anni, nell'area a caldo, di cui 22 azienda di stato e 8 con Riva. Impegnato politicamente nel passato ed oggi sindacalmente nello SPI CGIL

"Plebiscito con i SI a Genova e Taranto". La stampa locale e nazionale concorda, ma dalla vicenda Ilva esce vincitore soltanto il mercato, come lo fu nel 1995 con Emilio Riva, ma ora nella figura del principale suo protagonista nel mondo dell'acciaio. Il ricatto occupazionale ancora una volta è stato lo strumento vincente. Esce sconfitta la politica nazionale e locale, incapace ieri ed oggi di dare una soluzione agli interessi del Paese e della città di Taranto regalando, ancora una volta, non nazionalizzandola, la fabbrica. Oggi i suoi profitti continueranno ad essere privati mentre i danni per cittadini e lavoratori continueranno ad essere pubblici. Escono sconfitti i sindacati, tutti, incapaci negli ultimi venticinque anni di cambiare dall'interno della fabbrica i problemi dell'ambiente, della sicurezza dei lavoratori e di conseguenza quella dei cittadini. La Taranto migliore ne esce con grande dignità ma non sconfitta come qualcuno ritiene. Dieci anni fa essa vinse contro i suoi peggiori nemici: la rassegnazione e l'indifferenza di che la governava. Sino al dicembre 2012 grandi manifestazioni la attraversarono ridandole quella volontà di cambiamento che le amministrazioni pubbliche sino allora non seppero darle. La magistratura fece il suo dovere colpendo un sistema di potere locale e nazionale su cui si reggeva la gestione della famiglia Riva. Tante leggi hanno garantito una immunità penale che oggi, nei fatti , viene riproposta. Drammatico e tragico, per le future morti sul lavoro, resta il futuro della fabbrica ed incerto quello della città con i decessi e malattie ambientali. Quanti di quei SI di oggi sfilarono in 8000 al soldo di RIVA, nel 2012, contro la magistratura rea di aver applicato la Costituzione italiana? Ora tocca a loro, i lavoratori. Recuperino la dignità perduta nel passato, tornino, oggi più che mai, “classe”. Diano il benvenuto ad Acelor con uno sciopero che riparti dalla sicurezza sui luoghi del lavoro in fabbrica, sciogliendo dall'interno quelle “catene” della salute e dell'ambiente che legano il loro futuro e quella della città tutta. La responsabilità totale è ora loro.

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