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Giovedì, 03 Gennaio 2019 16:20

La rivolta dei sindaci e la faccia tosta di Salvini

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"Non arretro, ho fatto mio dovere di sindaco", dice Orlando dopo lo strappo sulla sicurezza

"Non arretro, non c'è motivo di arretrare, io ho assunto una posizione che non è né di protesta, né di disubbidienza, né di obiezione di coscienza.

Ho assolto alle mie funzioni istituzionali di sindaco, l'ho fatto in modo formale il 21 dicembre, senza fare alcun comunicato". Lo ha detto il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, tornato a parlare della sua decisione di non applicare il decreto Sicurezza su Rai Radio2 nel corso del format "I Lunatici", la notte scorsa.

"C'è una parte di competenza comunale - ha proseguito Orlando - nella quale il decreto manifesta il suo volto disumano e criminogeno perché stiamo parlando di quella parte del provvedimento che rende concretamente illegittimi coloro che sono legittimi. Siamo in presenza di un provvedimento che rende coloro che hanno un regolare permesso di soggiorno ad essere dall'oggi al domani senza diritti. Tutto questo è in palese violazione dei diritti costituzionali. È dovere di un sindaco - secondo Orlando - non scaricare sui dipendenti comunali la responsabilitá, per questo ho disposto per iscritto di sospendere l'attuazione di questo decreto, perché siamo in presenza di una violazione di diritti umani che non sono poi risarcibili".

Il decreto, ha sostenuto Orlando, "è un attentato alla sicurezza del nostro Paese. La reazione di Salvini conferma il degrado della cultura politica del nostro Paese. Considero la posizione di Salvini e questo provvedimento un insulto agli italiani e alla Costituzione. Io ero docente di Diritto Costituzionale all'Universita', so di cosa parlo e so a cosa vado incontro. L'anima di Palermo è un'anima accogliente, questa cittá vive in una condizione di sicurezza proprio perché accogliendo facciamo sentire a casa propria tutti i cittadini. Il mio è un contributo alla sicurezza, in un Paese democratico la sicurezza si garantisce attraverso la garanzia dei diritti di tutti e non soltanto degli amici, dei componenti di un clan o di un gruppo. Ho trasmesso ai sindaci che me l'hanno chiesto una copia del provvedimento formale che abbiamo preso. Nessuno dica che siamo un modello o un esempio, noi soltanto la concreta dimostrazione che è possibile davanti a un comportamento eversivo dell'attuale Governo rispettare la Costituzione".

Quando Salvini chiedeva ai sindaci di agire contro la legge

“Io invito, al di là del partito, qualunque amministratore locale a seguire la sua coscienza e se ritiene sbagliata questa legge non applicarla”. A pronunciare queste parole, che risalgono al maggio del 2016, fu proprio Matteo Salvini durante un comizio a Bari dopo una visita al Cara di Palese. La legge in questione era quella relativa alle unioni civili approvata dal governo di centrosinistra. La famosa norma Cirinná.

In quell’occasione il vicepremier, citando Don Milani e la sua obiezione di coscienza contro il servizio militare, ribadì un concetto molto semplice: “Se una legge è sbagliata si può disapplicare. Invito tutti i sindaci di qualunque parte politica a non applicare la legge”.

Un concetto, come scrisse Rai News, espresso anche durante un intervento radiofonico: "Scimmiottare matrimoni o addirittura figli o adozioni non fa parte del futuro del progresso. Senza dimenticare che queste unioni sono l'anticamera delle adozioni gay. Motivo per cui chiederò come Lega a tutti i sindaci e amministratori locali di disobbedire a quella che è una legge sbagliata”. Un atteggiamento molto diverso rispetto a quello adottato, in questi giorni, nei confronti del Sindaco di Palermo, Leoluca Orlando e di altri amministratori locali che hanno deciso di sospendere l’applicazione del decreto sicurezza e le norme sui richiedenti asilo. (agi)

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