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Giovedì, 08 Luglio 2021 21:49

L'Italia è ultima in Europa per i tempi della giustizia civile

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Basti pensare che Malta, la seconda più lenta, ci mette 875 giorni per l'ultimo giudizio, noi 1.300. Per quanto riguarda il primo grado di giudizio, solo la Grecia è più lenta dell'Italia con 637 giorni.

L'Italia risulta ultima in Ue per i tempi della giustizia civile, in particolare per l'ultimo grado di giudizio. È quanto risulta dall'ultimo rapporto della Commissione europea sulla Giustizia che si riferisce al 2019. In Italia per il terzo grado di giudizio in un processo civile ci vogliono in media 1302 giorni, 791 per il secondo e 531 per il primo. Per rendersi conto delle differenze, basti pensare che Malta, la seconda più lenta, ci mette 875 giorni per l'ultimo giudizio.

Per quanto riguarda il primo grado di giudizio, solo la Grecia è più lenta dell'Italia con 637 giorni. In Italia, "i tempi di attesa per terminare un caso civile o commerciale è diminuito per il secondo e il terzo grado ma è leggermente aumentato per il primo grado" ma è tutt'oggi "il più lungo per il terzo grado" ha detto il commissario europeo alla Giustizia, Didier Reynders. "Anche i processi amministrativi restano sopra la media", ha detto ancora. "Ho già avuto occasioni di discutere con il nuovo Governo italiano della riforma della giustizia, così come ne ho avute con il precedente Governo" e nonostante "alcuni segnali positivi rispetto al 2019, i procedimenti i civili e commerciali restano troppo lunghi".

"C'è stata una riduzione dell'arretrato in materia civile" ha aggiunto Reynders che ha poi ricordato gli obiettivi sulla giustizia contenuti nel Recovery Fund. "Sulla qualità" della giustizia italiana "abbiamo visto dei miglioramenti con la digitalizzazione del sistema giudiziario" ma "rimane il problema delle risorse umane perché il numero di giudici resta uno dei più bassi tra gli Stati membri".

"La percezione dell'indipendenza della giustizia è aumentata tra le persone, ma è diminuita tra le aziende", ha aggiunto il commissario. La giustizia italiana "deve continuare a lavorare sulle risorse umane" e "ho visto che ci sono delle proposte di separazione delle carriere tra magistrati giudicanti e requirenti, ma devono aumentare i numeri". AGI

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