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Lunedì, 13 Dicembre 2021 16:33

Salvini vuole un 'tavolo sul Colle'

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Il segretario del Carroccio: "Non voglio un presidente della Repubblica amico della Lega, ma che garantisca tutti e che dia a chiunque vinca le prossime elezioni il diritto di governare il Paese". Renzi: "Stavolta la destra ha il ruolo di king maker, difficile eleggerlo tutti insieme".

Entrambi dicono la stessa cosa, ovvero che il pallino è in mano alla coalizione di centrodestra. Da mesi accusati dagli altri partiti di tentare prove di 'inciucio' in vista della partita sul Quirinale, Matteo Renzi e Matteo Salvini sembrano farsi 'sponda' a distanza in una giornata in cui cominciano a delinearsi le prime vere mosse tattiche della partita più importante delle prossime settimane, l'elezione del successore di Sergio Mattarella.

In mattinata, del tema aveva parlato anche uno degli altri grandi attori del 'dramma politico' del momento, il segretario dem Enrico Letta, per assicurare che non vede possibilità di elezioni politiche anticipate, dicendosi "sicuro" che l'elezione del prossimo capo dello Stato avvenga con il sostegno di una maggioranza "larga". Previsione, quest'ultima, condivisa, per la verità, anche dall'ex compagno di partito.

Alla sua 'prima' alla festa di Fratelli d'Italia, a Roma, Renzi non si sottrae al pronostico. "Penso che il prossimo sarà un presidente eletto a larga maggioranza", dice, anche se si tratta di una ipotesi allo stato comunque "difficile".

"Oggi la destra ha dei numeri in maggioranza: da FdI a Forza Italia il 45% dei grandi elettori. Il punto è se il centrodestra prende una iniziativa insieme o no. Io connivenza col nemico? Assolutamente no. Stavolta o la destra si incarica di fare una proposta complessiva o, se non lo fa, dal 20 gennaio in poi si deve cercare le ragioni migliori per cercare tutti insieme un arbitro", aggiunge.

La risposta di Salvini, da Bari, sembra diretta proprio a lui. "Lunedì chiamerò i segretari di tutti i partiti, dal più piccolo al più grande, per dire sediamoci intorno a un tavolo e parliamo", annuncia il capo leghista, nel suo intervento all'assemblea generale della Lega in Puglia.

"Sto lavorando, incontrando tante persone. La Lega è centrale strategicamente e numericamente, il centrodestra ha le carte giuste per la scelta di un presidente della Repubblica senza la tessera del Pd - sostiene -. Se qualcuno ha la spocchia di dire non può essere di centrodestra, sovranista, populista dico: è il presidente della Repubblica. Non c'è un articolo uno bis della Costituzione che dice che debba essere scelto sempre dal Pd. I numeri sono in mano nostra, se non facciamo errori".

"Non voglio un presidente della Repubblica amico della Lega, ma che garantisca tutti e che dia a chiunque vinca le prossime elezioni il diritto di governare il Paese", insiste. Nella Lega spiegano che il segretario leghista avesse in mente la mossa da tempo e che ne avesse addirittura parlato con Mario Draghi quando, in un incontro a metà ottobre, aveva chiesto al presidente del Consiglio di farsi promotore di una iniziativa di "pacificazione nazionale", che mettesse fine al clima di scontro tra i partiti dopo l'attacco alla sede della Cgil e la campagna per le Amministrative.

Salvini avrebbe avvertito gli alleati di centrodestra del proposito di lanciare una iniziativa di apertura al dialogo con gli altri partiti. Proposta che però non è decollata quando l'aveva lanciata Letta nelle scorse settimane, anche se non su tema Colle, ma sulla legge di bilancio. In FdI si interpreta l'iniziativa di Salvini come una "mossa tattica", un tentativo di "gettare un sasso nello stagno".

Mentre in Forza Italia si continua a credere nel sostegno del segretario leghista alla candidatura di Silvio Berlusconi. Anche se la proposta di aprire un tavolo con tutti, con il centrosinistra compatto sul 'no' al Cavaliere, rischia di interrompere la corsa al Colle di Berlusconi, prima ancora della formalizzazione della candidatura. Altri, nella coalizione, ritengono che la mossa di Salvini abbia l'obiettivo di 'stringere' su Draghi. Non sono passate inosservate le parole pronunciate da Marcello Pera sul palco di 'Atreju'. "Tra un mese noi eleggeremo il presidente della Repubblica, il massimo magistrato d'Italia, il vertice delle nostre istituzioni, colui che rappresenta l'unità della nazione.

Domanda - ha chiesto l'ex presidente del Senato ai partecipanti al dibattito -: ma vi sembra normale, ragionevole, democratico, trasparente che, a distanza di un mese dalle elezioni, il candidato più forte alla presidenza della Repubblica è colui che, ancora un'ora dopo la proclamazione dell'eletto, dirà io non sono candidato?" In sala molti hanno pensato a Mario Draghi - anche se Pera non lo ha nominato - mentre la domanda è rimasta sospesa, senza risposte. Un confronto tra i partiti potrebbe servire alle formazioni politiche per riappropriarsi della partita e ribadire che la gestiscono loro e che se Draghi vorrà andare al Quirinale con i leader di partito deve confrontarsi.

Quanto allo stesso Pera, resta uno dei candidati al Colle che potrebbe avere il sostegno dle centrodestra allargato a Iv, come anche Pierferdinando Casini. "Casini e non solo Casini. Tutti quelli che hanno fatto il presidente della Camera o del Senato hanno una carta in più", ha risposto Renzi ai cronisti che gli chiedevano dell'eventuale corsa dell'ex terza carica dello Stato. AGI

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