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Venerdì, 17 Febbraio 2023 14:50

Il prezzo del gas scende sotto i 50 euro. Ai minimi da settembre 2021

Written by  Gaia Vendettuoli
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Il costo cala a quota 49,3 euro per megawattora, con una diminuzione del 4,6%. Stoccaggi europei pieni al 65%, molto sopra la media decennale. Le temperature più calde e l'aumento delle fonti alternative contribuiscono alla discesa delle tariffe. 

Cala ancora il prezzo del gas in Europa e tocca quota 49,3 euro per megawattora (-4,6%), il livello infragiornaliero più basso dal 1 settembre 2021, mentre è sulla buona strada per chiudere la settimana in ribasso di quasi il 7%. 

L'Europa al momento sembra essersi lasciata alle spalle la crisi energetica, complice anche l'avvicinarsi della fine della stagione invernale con uno stoccaggio pieno di circa il 65%molto al di sopra della media decennale del 54% per questo periodo dell'anno, a causa di temperature più calde del solito, delle importazioni record di gnl e di un aumento della produzione di energia da fonti energetiche alternative, tra cui l'eolico e il nucleare.

Inoltre, gli sforzi per il risparmio energetico delle case e delle industrie del Vecchio Continente hanno contribuito a evitare un deficit energetico. I nuovi dati hanno mostrato che la domanda di gas in Germania era inferiore di circa l'8% all'inizio di febbraio rispetto alla media quadriennale nel 2022.
 
Nel frattempo, l'Europa continua a cercare alternative alle forniture di gas russe, tra cui Qatar e Oman, mentre il secondo più grande esportatore di Gnl degli Usa, Freeport, ha ripreso le spedizioni.
 
Dall'inizio della crisi energetica, causata dall'impennata dell'inflazione ed esacerbata dal conflitto in Ucraina,  l'Europa ha assistito a una 
rapida crescita dei piani per nuovi terminali per il trasporto di gnl e gasdotti, a iniziative per accelerare i progetti sulle rinnovabili e a sforzi per aumentare l'efficienza energetica.

Poco dopo lo scoppio della guerra, con il lancio dell’iniziativa REPowerEU l’Ue si è posta l’obiettivo di eliminare la sua dipendenza dalle fonti fossili russe "ben prima del 2030". Un traguardo  molto ambizioso.

Basti ricordare che nel 2021 circa il 40% delle importazioni di gas naturale dell’Unione e il 27% di quelle di petrolio provenivano proprio da Mosca. Il punto è che la crisi energetica, aggravata dal conflitto e dalla manipolazione delle forniture da parte del Cremlino, ha avviato un ripensamento profondo dello stesso mercato unico dell’energia, così come promosso dalla Commissione fin dalla fine degli anni Ottanta del secolo scorso. AGI

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