Miei cari, fuggite l'idolatria.
Parlo come a persone intelligenti; giudicate voi stessi quello che dico:
il calice della benedizione che noi benediciamo, non è forse comunione con il sangue di Cristo? E il pane che noi spezziamo, non è forse comunione con il corpo di Cristo?
Poiché c'è un solo pane, noi, pur essendo molti, siamo un corpo solo: tutti infatti partecipiamo dell'unico pane.
Guardate Israele secondo la carne: quelli che mangiano le vittime sacrificali non sono forse in comunione con l'altare?
Che cosa dunque intendo dire? Che la carne immolata agli idoli è qualche cosa? O che un idolo è qualche cosa?
No, ma dico che i sacrifici dei pagani sono fatti a demòni e non a Dio. Ora, io non voglio che voi entriate in comunione con i demòni;
non potete bere il calice del Signore e il calice dei demòni; non potete partecipare alla mensa del Signore e alla mensa dei demòni.
O vogliamo provocare la gelosia del Signore? Siamo forse più forti di lui?
Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Luca 6,43-49.
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non c'è albero buono che faccia frutti cattivi, né albero cattivo che faccia frutti buoni.
Ogni albero infatti si riconosce dal suo frutto: non si raccolgono fichi dalle spine, né si vendemmia uva da un rovo.
L'uomo buono trae fuori il bene dal buon tesoro del suo cuore; l'uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male, perché la bocca parla dalla pienezza del cuore.
Perché mi chiamate: Signore, Signore, e poi non fate ciò che dico?
Chi viene a me e ascolta le mie parole e le mette in pratica, vi mostrerò a chi è simile:
è simile a un uomo che, costruendo una casa, ha scavato molto profondo e ha posto le fondamenta sopra la roccia. Venuta la piena, il fiume irruppe contro quella casa, ma non riuscì a smuoverla perché era costruita bene.
Chi invece ascolta e non mette in pratica, è simile a un uomo che ha costruito una casa sulla terra, senza fondamenta. Il fiume la investì e subito crollò; e la rovina di quella casa fu grande».
La mia via viene riassunta da san Paolo col no all’idolatria e col sì all’albero buono.
Noi partecipiamo all’unico pane, zum. an-pa:
an
n., sky, heaven; the god An; grain ear/date spadix (cf., a2-an) (‘water’ + ‘high’) [AN archaic frequency].
v., to be high.
adj., high; tall.
prep., in front[1].
an-pa
zenith (‘sky’ + ‘branch of a dial?’ vel ‘territorio del’)[2].
La lettura circolare porta a pan, il teonimo classico noto ai Romani.
Bisogna sacrificare a Dio e non ai demoni vel a babu satan. La mensa, zum. men(4)-sag, ‘head-crown’ vel men(4)-sha, ‘corona dell’utero’ è una; non si può partecipare con antasubba.
La cosa più divertente sta nel paragone con l’albero zumero Gesh.
Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Luca 6,43-49.
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non c'è albero buono che faccia frutti cattivi, né albero cattivo che faccia frutti buoni.
Ogni albero infatti si riconosce dal suo frutto: non si raccolgono fichi dalle spine, né si vendemmia uva da un rovo.
L'uomo buono trae fuori il bene dal buon tesoro del suo cuore; l'uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male, perché la bocca parla dalla pienezza del cuore.
Perché mi chiamate: Signore, Signore, e poi non fate ciò che dico?
Gesh.bu
La mia via è Gesù;
zum. uia-ga2 (-k), come:
u-i-a, riconosciuta in latino da Ernout e Meillet, in zumero: i, sentiero, tra tutto/cielo, u, e terra, a;
-ga2 (-k)
/-gu10-ak/, 1sg. Possessive suffix + genitive = ‘mine’ or locative –a[3].
e-ga2 vel e-gu10 in lettura circolare portano ad ega, riconosciuto da Semerano ed al classico ego latino, di per se sufficiente a falsificare la presunta unicità isolata dei Zumeri non riconosciuti dai ‘sumerologi’ (virgolette per denunciare gli incapaci di riconoscere l’etnico dei Zumeri su se stessi studiosi).
La mia via è l’albero Gesh di conoscenza –bu precisata bun.
Cominciamo da Gesh:
gesh2,3,4, gish2,3, ges2,3,4,
sixty (cf., gesta –vel tagesh nds)[4].
60, ad onta di Odifreddi, è il numero del dio cielo zumero, an, vel an-ur da leggere ur-an. Può coniugarsi con –bu, come:
geshbu, gespu, gesba, gespa
bow; boomerang; throw-stick (gish, ‘tool’, shub, ‘to cast, throw’, + nominative a; ending reflects vowel harmony prior to vowel contraction)[5].
geshbu2, geshpu2 [SU.DIM4]
fist(s); hook; handle; grappling hook for a wrestler; wrestling (often linked with lirum3, ‘athletics’) (gish, ‘wooden tool’, + bu(4), ‘to pull, draw’)[6].
Qua emerge gesh = mezzo con cui vestirsi/indeizzarsi. Il mezzo animato in modo vegetale è l’albero.
gesta, ges2, gis2 [DIS]; gesh3,4, gish3
sixty (cf., ge –es – tu, ‘six hundred’, and ni –gi –da, ‘thing of sixty’; read instead (?) gesta, ges2, gis2, cf., igi-se3…du, ‘to walk in front of, Akk., igistu, gestu, ‘very first, leading’; gistu4, ‘(writing) board’; Sum., igistu, gestu4 [IGI.DU]; cf., ugula-ges2-da, ‘officer in charge of sixty men’; Akk., susi, ‘sixty’)[7].
Questo è un altro passaggio importantissimo:
sessantesimo vel gesta vel tagesh: tagesh è il bimbo con volto di vecchio scavato in un campo che scombinava Cicerone, ottimo avvocato, pessimo linguista. Tagesh è il fondatore dell’etrusca disciplina come Gesù bambino dodicenne che predicava ai sacerdoti nel tempio, avendo abbandonato anzitempo Maria e Giuseppe.
L’accado susi postula un zumero zuzi vel zu-ziz, ‘conoscenza-martello’, vel zu-iz-zi, ‘conoscenza-casa del fuoco’, che fa crasi in izi.
izi [NE]
fire; fever (cf., iz-zi) (NE archaic frequency)[8].
La lettura circolare propone di leggere il fuoco nel grafo NE come EN il Signore:
en
n., dignitary; lord; high priest or priestess; ancestor (statue); diviner [EN archaic frequency].
v., to rule.
adj., noble (cf., uru16 [EN] (-n))[9].
En-zu, signora luna, letta Su-en, poi Sin, di Sin-tag-mah, ‘pezzotag generato-generantemah –dalla LunaSin. Ovvero:
itud, itid, itu, iti, id8; it4, id4
moon; month; moonlight (i3-, ‘impersonal verbal conjugation prefix’, + tud, ‘to give birth, to be born, reborn’)[10].
Il circolo è dunque la struttura sia linguistica sia operativa –il boomerang è appunto l’attrezzo che, lanciato dall’esperto gli ritorna in mano dopo un lungo giro- di vita in eme ghir:
eme – gir15/gi7
Sumerian language (‘tongue’ + ‘native’) [11].
È il me in origine che gira e si dispiega in eme per terminare nel destino me.
bu (-bu) –i
n., knowledge, awareness; shoot, scion, offspring (Akk., edutu, nipru).
v., to grasp, clench; to sprout (cf., bur12/bu; bul(5)/bu(5))[12].
bun(2); bu(7)
n., lamp, light; blister; bag-type of bellows; rebellion (holows container + nu11, ‘lamp’?).
v., to be swollen; to blow; to ignite, kindle; to shine brightly (cf., bul, to blow; to ignite’)[13].
bul/5); bu(5)
to blow; to winnow; to ignite; to sprout (onomatopeic; cf., ul7, ‘to sprout’)[14].
Qua sopra ho riferito le tre dimensioni di –bu: conoscenza consapevole, lampo, soffio.
Il lampo bun è crasi di bu-nu vel bw-nu. buu-nu porta a buono.
Lampo è da me-lam-mu, una conoscenza che unifica me e mu, due facce della stessa medaglia.
mu
n., name; word; year – where the words that follow could be a year formula; line of a tablet, entry; oath; renown, reputation, fame (cf., gu10 -kin, kig2, message) [MU, archaic frequency].
v., to name, to speak (cf., mug –chisel-).
Prep., because; to; toward; in.
Emesal dialect for gis/ges. Also with additional Emesal meanings: sky; instructions; fire; house; great. Also Emesal dialect form for gis2,3/ges2,3/us, man, male, penis[15].
mu2-mu2
always being reborn (such as the moon) (reduplicated ‘to ignite; to sprout, appear’)[16].
Concludo riproponendo la connessione, zum. te, col lat. et, col perimetro te.men da leggere a circolo con men.te:
temen [TE]
perimeter; foundation(s), basis; foundation-charter; foundation platform; a figure on a ground made of ropes stretched between pegs, or the pegs themselves; excavation (often syllabically written te-me-en) (te, ‘symbol’ –connessione-/ti, ‘side, edge, stake’ –vita-, + men(4), ‘crown’ –e l’appena chiarito ‘me-en’, ‘parola-signore’- (TE archaic frequency)[17].
GESH.UB è, dunque il mezzo per andare in cielo UB, noto in te.shub, ‘incontra. luna.cielo’.
Il serpente medievale oroboros ‘nasconde’ il zumero uruburus.
uru(ki), eri, iri, ri2; uru2; iri11
city, town, village, district (Akk., uru IV, ‘city’, from Sumerian; Orel&Stolbova derive Hebrew ‘ir from unrelated #1012 *ger- ‘town’) [URU archaic frequency][18].
La città uru, unita nell’area ubu:
ubu [ASH]
area measure, = ½ of an iku (= 50 sar)[19].
Unita con un’altra città uru dà uru+ubu+uru.
Lo attesta l’amministratore ubisag:
ubisag
(cf., umbisag)[20][scribe; administrator (umbin, ‘nail impression [on a tablet]’, + sag, ‘counted head’)[21].
[1] John Alan Halloran, Sumerian lexicon, Los Angeles, Logogram Publishing, 2006 : 19.
[2] John Alan Halloran, Sumerian lexicon, Los Angeles, Logogram Publishing, 2006 : 20.
[3] John Alan Halloran, Sumerian lexicon, Los Angeles, Logogram Publishing, 2006: 95.
[4] John Alan Halloran, Sumerian lexicon, Los Angeles, Logogram Publishing, 2006 : 97.
[5] John Alan Halloran, Sumerian lexicon, Los Angeles, Logogram Publishing, 2006 : 97.
[6] John Alan Halloran, Sumerian lexicon, Los Angeles, Logogram Publishing, 2006: 97.
[7] John Alan Halloran, Sumerian lexicon, Los Angeles, Logogram Publishing, 2006: 97.
[8] John Alan Halloran, Sumerian Lexicon, Los Angeles, Logogram Publishing, 2006: 130.
[9] John Alan Halloran, Sumerian lexicon, Los Angeles, Logogram Publishing, 2006 : 61.
[10] John Alan Halloran, Sumerian Lexicon, Los Angeles, Logogram Publishing, 2006: 130.
[11] John Alan Halloran, Sumerian lexicon, Los Angeles, Logogram Publishing, 2006 : 60.
[12] John Alan Halloran, Sumerian lexicon, Los Angeles, Logogram Publishing, 2006: 34.
[13] John Alan Halloran, Sumerian lexicon, Los Angeles, Logogram Publishing, 2006: 35.
[14] John Alan Halloran, Sumerian lexicon, Los Angeles, Logogram Publishing, 2006: 34.
[15] John Alan Halloran, Sumerian lexicon, Los Angeles, Logogram Publishing, 2006 : 176.
[16] J John Alan Halloran, Sumerian lexicon, Los Angeles, Logogram Publishing, 2006: 275.
[17] John Alan Halloran, Sumerian lexicon, Los Angeles, Logogram Publishing, 2006: 275.
[18] John Alan Halloran, Sumerian lexicon, Los Angeles, Logogram Publishing, 2006 : 302.
[19] John Alan Halloran, Sumerian lexicon, Los Angeles, Logogram Publishing, 2006 : 293.
[20] John Alan Halloran, Sumerian lexicon, Los Angeles, Logogram Publishing, 2006 : 293.
[21] John Alan Halloran, Sumerian lexicon, Los Angeles, Logogram Publishing, 2006 : 298.