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Sabato, 17 Settembre 2016 12:14

Ciampi, l’uomo delle istituzioni

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Ho pensato a lungo a quale sia la qualifica riassuntiva più amabile dal 10° presidente della repubblica Carlo Azeglio Ciampi, laureato in filologia alla Normale di Pisa: l’uomo delle istituzioni.

-L'uomo schivo che ha garantito il Paese- segnala la sua modalità di atteggiamento imparata dalla nonna e la pratica di garante in tutte le sue azioni.

L’uomo delle istituzioni chiede un nuovo impegno perché il Paese diventi quello che lui voleva nella sua Livorno in macerie dalla guerra.

Aveva combattuto da autiere in Albania ed era rientrato in Italia nel Partito d’Azione, nido dei migliori resistenti.

Entrato in Banca d’Italia per concorso, fece tutta la vita professionale nell’istituzione principale del nostro sistema bancario fino al 1993, quando venne chiamato a palazzo Chigi, pur essendo estraneo al cursus di tutti i parlamentari: uno di noi in mezzo a loro.

Fu, infatti, il primo presidente del Consiglio eletto estraneo dal Parlamento nell’epoca di ‘tangentopoli’, ovvero del potere fondato sulle tangenti imposte sui cittadini già vessati dal fisco legale, ma troppo oneroso per il sostegno all’enorme debito pubblico accumulato dalla cattiva amministrazione.

Michela Scacciaroli continua:

Dall'aprile 1993 al maggio 1994 diventa presidente del Consiglio, presiedendo un governo chiamato a svolgere un compito di transizione: tecnico di 'pronto intervento', ha il compito di salvare la reputazione della politica screditata dagli scandali di 'Mani Pulite'. A seguire, durante la XIII legislatura viene nominato ministro del Tesoro, del Bilancio e della Programmazione economica, nel governo Prodi (dall'aprile 1996 all'ottobre 1998) e nel governo D'Alema (dall'ottobre 1998 al maggio 1999). Dal 1993 è governatore onorario della Banca d'Italia e dal 1996 membro del consiglio di amministrazione dell'Istituto dell'Enciclopedia italiana.

A farla breve, il Parlamento lo elesse presidente della Repubblica dal 1999 al 2005.

Ristabilì la festa solenne della Repubblica, ridiede onore all’inno nazionale, girò per tutte le province d’Italia raccogliendo entusiasmo ovunque.

L’uomo delle istituzioni ieri ha avuto il suo opposto, Matteo Salvini, che ha creduto di ‘spararlo’ come traditore, rischiando il linciaggio. Lo cito come punto nero che risalta la luce del nostro.

Perché il Paese diventi quello che Ciampi voleva e non è, il Partito d’Azione chiederebbe una fortissima azione per la legalità politica. È stato necessario ricostruire l’Italia disastrata dalla guerra anche civile, è stato fatale rinvigorire le istituzioni fiaccate dalla politica delle tangenti. Ora è prioritario far la legge sui partiti de art. 49 Costituzione:

Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale.

Se i politici non vogliono vedere che questa è l’urgenza indifferibile per sgominare la corruzione e dar forza al nostro Paese in Europa mettiamoci noi a raccogliere firme per spingere l’iniziativa alla legge sui partiti, che, sola può sgominare la criminalità politica.

Dove c’è legge c’è ordine, dove non c’è hai mafia e caos.

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