Print this page
Domenica, 28 Ottobre 2018 00:00

“Notti Magiche” nei 90’ più importanti della vita

Written by 
Rate this item
(0 votes)

Chiude la Festa del Cinema di Roma tra gli eventi speciali. Scende in campo Paolo Virzì e inscena il triplice fischio. Alla fine del big mach internazionale la delusione. Italia fuori! Costruisce una critica al cinema italiano giocando con il parallelismo calcistico di Italia ’90. Doppio filone drammaturgico tra cinema e calcio, tra competenze e gioco, e il confine nel particolare. L’epilogo e la sconfitta.

Una commedia tinta di giallo al sapore de “La Grande Bellezza” di Sorrentino e che ricorda – nei tratti - “l’Amico di Wang” di Carl Haber (1997). Mette in scena il gioco della simulazione, dal primo, e prende in prestito il fantasista Maestro Pontani (Ferruccio Soleri), dal secondo, che – dopo 50 anni di teatro delle maschere - saprà interpretare al meglio la partita. Da regista e sceneggiatore (con Francesca Archibugi, Francesco Piccolo) nei panni di allenatore d’esperienza piazza giocatori di livello. Ornella Muti (la Diva Federica), Giancarlo Giannini (Leandro Saponaro), l’attore e regista francese Jalil Lespert che interpreta Jean Claude Bernard, Giulio Scarpati (padre di Eugenia), Simona Marchini (signora Saponaro) e Tea Falco (l’attrice italiana). La speranza si affaccia alla finestra. Spazio a citazioni dei grandi e anche a giovani promesse a cui spetterà sceneggiare il futuro. Attori ancora dal sapore acerbo, figli di un corredo culturale contemporaneo.

Un po’ di tutto per Virzì è ciò che si percepisce dalla visione. Cinepanettone, fiction e cinema d’autore per regalare - a suo parere - un tributo al cinema dei suoi maestri e dei suoi primi anni a Roma. Quella dal colore fuliggionoso e il Colosseo come cuore dello spartitraffico cittadino. Si percepisce, però, come una critica ai successori dell’età doro. Quelli che dalla Commedia all’Italiana hanno ereditato la Dolce Vita di Fellini. Passando per il post boom economico si trova la società del consumo che si ciba di commedia sexy, in barba all’istaurato ancien régime mitologico, che seppe conquistare vecchhi e nuovi continenti. E qui le speranze di essere Campioni del Mondo annegano, in modo buffo e goffo, nelle acque del Tevere. Nella città che fece sospirare in bianco e nero, che ispirò il cinema hollywoodiano e nuovi talenti come Tarantino, tre giovani sceneggiatori, di fine secolo, mettono a nudo le proprie fragilità e quelle del sistema. trovano un mix di generi e orientamenti destinanti a dettare le nuove regole per un’altra stagione di cinema. Si racconta così il Bel Paese. Una figlia di papà, Eugenia Malaspina (Irene Vetere) delusa e timorosa scrice del cambiamento del genitore nella società romana del privilegio. Un orfano, Luciano Ambrogi (Giovanni Toscano) entusiasta leva di riscatto sociale, da Piombino con la storia del padre operaio suicida. Un meridionale, Antonio Scordia (Mauro Lamantia) siciliano sognatore con una sceneggiatura su Antonello da Messina, tanta ingenuità e sconveniente saccenza. Se si vuole le tre piaghe del Paese. Privilegio, sfruttamento e ingiustizia.

ci siamo presi la libertà di descrivere la realtà in modo impertinente. Di smitizzare questo cinema, la volgarità, la disperazione, la mitologia e… scoprire l’umanità e il lato buffo dei nostri miti” – Paolo Virzì, conferenza stampa. Sembrerebbe voler rivestire il ruolo del sociologo, refrettario alle influeze. Chiaramente dopo quella di coach. D’altronde affida ad un capitano dei carabinieri (Paolo Sassanelli) il compito di spiegare come si scrive una sceneggiatura.

Una fotografia di dinamiche, personaggi e città. Una Roma diversa e cattiva. In scena l’Italia dai forti caratteri maschilisti, radicati nei linguaggi, nelle dinamiche, nel pensiero e nel lavoro. Colpo di tacco per la musica italiana. A Sanremo non vincono le canzoni belle ma si sceglie il cantante dell’anno successivo. Un’idea ironica o una stoccata alla toscana, come suggerisce Giancarlo Giannini! Note di nostalgia su “Ti lascerò” (OXA-Leali 1989), “Vola” (Cuccarini 1989) e “Un’estate italiana” (Bennato-Nannini 1990), che costituiscono probabilmente l’augurio per il futuro del nostro cinema. In crescita del 25% secondo Del Brocco (Rai Cinema).

Un film che mutua i tempi e i linguaggi del teatro. Un Virzì che si spoglia delle proprie peculiarità di regista. “siamo tanti geppetti i cui burattini vanno per conto loro. Scrivi una storia, un racconto e…”.

Chiama in causa Collodi, forse per appartenenza, forse per maestria.

Produzione Lotus Production e Rai Cinema, distribuzione Lotus Production, durata 125’, uscita 8 novembre

Read 1182 times