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Mercoledì, 12 Giugno 2019 08:06

Mini Bot sotto esame

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Una mia alunna un anno fa, pertanto esami di stato Pre-riforma, scelse un argomento forse un po’ inquietante: “Le maschere”, e, nel suo percorso multidisciplinare, trovò posto la cartolarizzazione dei crediti.

La classe era stata affascinata dalla gestione della finanza aziendale come strumento strategico di impresa, anche se la cartolarizzazione inizialmente li aveva un po’ disorientati. Questo tipo di operazione finanziaria nasce negli anni ‘70 del secolo scorso negli Stati Uniti, quando per la prima volta vengono emessi titoli a fronte di crediti ipotecari. Tale operazione ebbe lo scopo di venire incontro alla grande quantità di richieste di mutui ipotecari da parte degli acquirenti di case e alle insufficienti risorse che potevano essere destinate ad esse dalle banche e dagli altri istituti finanziari.

La cartolarizzazione consente di rendere liquide poste attive di bilancio, ad esempio crediti, attraverso la loro cessione ad un terzo soggetto, ad una società veicolo, Special Purpose Vehicle (SPV), che provvede ad emettere titoli sul mercato, quindi il creditore cedente, dopo aver selezionato un pool di attività presenti nel suo portafoglio, lo cede ad un altro soggetto, il cessionario, il quale procede alla loro trasformazione in titoli collocabili sul mercato. I titoli, chiamati asset backed securities (ABS), sono pertanto strumenti finanziari supportati da attività, da crediti, che vengono collocati presso degli investitori. Con il ricavato derivante dalla vendita degli ABS presso gli investitori, il cessionario è in grado di effettuare il pagamento al cedente per le attività cedute.

Guardando ora l'aspetto normativo nazionale, vediamo che la cartolarizzazione è stata introdotta in Italia con L.130 del 30/04/1999 per consentire, nel mondo bancario, la trasformazione dei crediti delle banche stesse in titoli obbligazionari negoziabili sul mercato.

Ora parliamo dei Mini BOT, la cui emissione sembra sia stata solo prevista, al momento, come remota possibilità per risolvere il problema dei debiti ancora insoluti della Pubblica Amministrazione. Si tratterebbe di Buoni Ordinari del Tesoro, emessi senza interessi, di piccolo taglio, sino a 100 euro, contro gli almeno 5000 euro di quelli attualmente emessi, che sembra non avranno alcuna scadenza. Abbiamo un debitore che è la Pubblica Amministrazione (PA), un creditore che è uno dei tanti fornitori della PA, i cui crediti non siano ancora stati riscossi, che, con tale operazione,dovrebbedivenire un cedente in quanto i suoi crediti potranno in un certo senso essere ceduti al Tesoro che emetterebbe Mini BOT per la remissione di tali debiti della PA. I crediti “ceduti” sarebbero così cartolarizzati e nello stesso tempo accettati dal creditore in pagamento di tale cessione. Una cartolarizzazione più ristretta che non vede le società veicolo, il creditore non riceve liquidità ma i titoli stessi, come se divenisse forzatamente lui stesso l’investitore dei titoli di credito cartolarizzati?

Ci chiediamo se i Mini BOT potrebbero essere emessi anche per l’IVA a credito dei soggetti IVA.

Si tratta ovviamente di titoli del debito pubblico. Draghi pone il dubbio, o sono moneta e quindi illegali, o debito e quindi il debito pubblico aumenterà. Proviamo ad analizzarne la situazione: si tratterà di una permutazione finanziaria per la PA: debiti di una tipologia contro debiti di un’altra tipologia. Mentre per le imprese fornitrici della PA, per essere più chiari, quelli che al momento sono crediti di funzionamento o regolamento, scompariranno diventando titoli finanziari e potranno essere riportati nelle liquidità differite, quindi non in quelle immediate in cui rientrano solo mezzi finanziari che si presentino già in forma liquida. Come previsto dall’articolo 2424 del codice civile le liquidità sono rappresentate da: depositi bancari e postali, assegni, denaro e valori in cassa. I depositi bancari e postali sono disponibilità presso il sistema bancario o l'amministrazione postale, hanno il requisito di poter essere incassati a pronti. Gli assegni sono titoli di credito bancari (di conto corrente, circolari e simili) nazionali ed esteri esigibili a vista. Il denaro e i valori in cassa sono costituiti da moneta e valori bollati (francobolli, marche da bollo, carte bollate, ecc.).

Invece non sarà previsto alcun flusso monetario per l’incasso dei Mini BOT, in quanto il Tesoro accetterebbe gli stessi in pagamento per i debiti di imposta dei possessori di Mini BOT, cioè degli ex fornitori della PA e cedenti.

In questa ulteriore fase il tesoro diventerebbe titolare o possessore dei titoli in precedenza emessi, a seconda della modalità di circolazione del titolo di credito, infatti saranno al portatore o nominativi con girata? Quindi il titolo si estinguerebbe avendosi così la coincidenza tra emittente e beneficiario, oppure, ma ne diventerebbe complicata la gestione, potrebbe essere nuovamente usato per il pagamento di altri debiti della PA?

Pertanto si tratterebbe di raggiungere degli equilibri finanziari con uno strumento di gestione finanziaria, ma non stiamo parlando del modello originate to distribute! Per tale modello un’istituzione finanziaria crea un tipo di investimento e ne distribuisce il rischio ad altri agenti sul mercato attraverso l’uso di strumenti finanziari come la securitizzazione. Ma riteniamo si tratterebbe solo di un coordinamento di crediti e debiti, senza coinvolgere il risparmio e gli investitori.

Si avrà comunque un aumento del debito pubblico, con gli ovvii effetti moltiplicativi, e, come osserverebbero i miei alunni, si avrà solo una compensazione tra debiti e crediti che passa attraverso titoli del mercato mobiliare che non avranno un mercato. Inoltre i Mini BOT saranno titoli di credito che faranno perdere gli interessi sulle attività smobilitate.

Pertanto si ridurrà il problema della liquidità occorrente alla PA per il pagamento dei debiti attuali e si ridurrà la liquidità che le perverrà in seguito con la riscossione di imposte, tasse e contributi: un sospiro di sollievo per lo Stato? Mentre cosa accadrà alle imprese che avrebbero dovuto registrare crisi di liquidità per crediti in sofferenza, per il ritardato pagamento dei crediti nei confronti della PA, costrette a dilazionarlo? Certo non dovranno in seguito arrovellarsi per il pagamento di imposte tasse e contributi solitamente non dilazionabile se non con sanzioni, ma potranno utilizzare i Mini Bot a tale scopo.

Ottima l’idea ma quale l’alternativa con costi minori? Potrebbe forse essere quella di evitare i Mini Bot? Nell’era delle fatture elettroniche, dei pagamenti e della moneta elettronica, tutto si dematerializza e diventa movimenti contabili registrati elettronicamente, sarebbe quindi più agevole aprire una sorta di posizione contabile di ogni fornitore della PA per registrarvi le compensazioni tra crediti attuali, e debiti attuali e futuri per imposte tasse e contributi, magari anche senza interessi sulle posizioni attive e passive. Consideriamo che nell’ultima asta dei BOT di maggio l’interesse è stato pari a 0,122 ed era anche in aumento. Quindi sarebbe più opportuno non creare moneta e nemmeno debito pubblico che potrebbero comodamente essere evitati con semplici compensazioni. Meno strumenti finanziari e più movimenti contabili?

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