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Martedì, 06 Settembre 2022 17:28

Conte non chiude la porta al Pd

Written by  Paolo Molinari
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Nello studio di Porta a Porta il presidente M5S si sofferma a lungo sul programma del suo partito, lanciando strali verso quelle forze politiche - centrodestra e Terzo Polo in testa - che mirano a spazzare via le leggi bandiera del Movimento. 

No a Fratelli d’Italia, nì al Partito Democratico: Giuseppe Conte fissa i paletti in vista del dopo voto quando i partiti potrebbero ritrovarsi, di nuovo, a cercare la quadra per varare il nuovo esecutivo.

Nello studio di Porta a Porta il presidente M5S si sofferma a lungo sul programma del suo partito, lanciando strali verso quelle forze politiche - centrodestra e Terzo Polo in testa - che mirano a spazzare via le leggi bandiera del Movimento.

A partire dal Reddito di Cittadinanza. La premessa, tuttavia, serve a spazzare via due equivoci: “Non era nostra intenzione, non era nei nostri piani far cadere il governo Draghi”, dice Conte.

Volevano solo avere una interlocuzione con il premier, ma non c’è stata questa volontà. Noi non abbiamo tolto la fiducia, l’ho avvertito per tempo che non avremmo votato il decreto contenente la norma sugli inceneritori”.

Il secondo equivoco che Conte chiarisce riguarda le ore immediatamente precedenti alla caduta del governo quando, stando a una ricostruzione offerta da Matteo Renzi, il Pd avrebbe offerto al M5S un nuovo governo che tagliasse fuori la destra. “Non inseguo queste fantasticherie. Noi siamo stati coerenti”.

Con il Pd, da allora, i ponti sono stati tagliati, tanto che Conte ha precisato - da Napoli, nei giorni scorsi - che “con questo Pd è assolutamente improbabile” fare una alleanza. Una iperbole che lascia aperto uno spiraglio per i dem. Tanto che il leader pentastellato calibra meglio il concetto, escludendo che ci siano questioni personali irrisolte con Enrico Letta: “Io non mi permetto di influenzare le scelte del vertice di un’altra forza politica. Ma gli errori commessi impediscono nell’immediato di fare un progetto insieme al Pd”.

Errori politici che Conte riassume in una sola frase: “Sono rimasti folgorati dall’agenda Draghi, più timida sull’agenda sociale e sulla transizione ecologica”.

A seguire il ragionamento di Conte, le distanze dai dem non sembrano abissali. Anche sull’Ucraina, la posizione del M5S è più vicina a quella del Pd che non a quella della Lega: “Le sanzioni non vanno tolte: dobbiamo dare un segnale forte concordato e congiunto. Anche io pensavo che avessero un impatto sull’economia russa. Ma c’è da mantenere il punto”, avverte Conte.

Il problema è come si esce da questa guerra. Ho avvertito che inseguire una vittoria militare sulla Russia è illusorio, condanniamo l’aggressione ma seguiamo la strada delle trattative per la pace. Ora, non credo che il problema in Ucraina sia la mancanza di armi anche molto sofisticate. Perché l’unica soluzione adesso è inseguire una vittoria militare sulla Russia che non sta avvenendo. Di negoziato di pace non si parla più, si parla solo di una guerra che durerà ancora tanti anni”.

E se qualcuno accusa il Movimento di non avere una posizione netta sulla collocazione internazionale dell’Italia, Conte ribatte. “Non ho mai messo in discussione l’alleanza euro-atlantica , il punto è capire come ci si sta.

Gli interessi europei non combaciano perfettamente con quelli degli Stati Uniti. Mi sembra evidente che gli Usa stiamo spingendo ritengono che questo conflitto debba proseguire con una esibizione muscolare con il rischio di un conflitto nucleare. È una prospettiva che porta più vittime e più distruzione”. Insomma, se una distanza dal Pd Conte la rivendica è solo perché “noi siamo più radicali” dei dem, spiega.

Ad esempio sul salario minimo: “Per qualcuno il salario minimo è un mini pannicello caldo, non si parla di nove euro l’ora, ma di eliminare solo i contratti pirata. Per quanto riguarda il lavoro, dobbiamo fare interventi complessivi. Anche il Job’s Act che Letta ora vuole superare, è stato già superato dal decreto dignità. Da quando è stato sospeso quel provvedimento, per la crisi pandemica, abbiamo avuto il record di contratti a tempo, di cui molti contratti di un solo giorno”.

Nemmeno sul reddito di cittadinanza sembrano emergere differenze di rilievo dalle posizioni dei dem: “La maggior parte dei percettori del reddito di cittadinanza non percepiscono l’intero ammontare. In Italia abbiamo un sistema di politiche attive del lavoro farraginoso. Undicimila impiegati servono per i centri dell’impiego, ne sono stati assunti solo tremila.

Le amministrazioni di centrodestra e Renzi con i suoi stanno facendo una campagna vergognosa di persecuzione dei poveri”, spiega Conte per il quale “occorre completare tutto il sistema. Un sistema di protezione sociale è necessario. Io ho incontrato centinaia di percettori e molti mi ringraziano con le lacrime agli occhi perché abbiamo consentito loro di sfamare i figli. Lavoriamo a un sistema di politiche attive e costruiamo salario minimo legale, stop al precariato selvaggio e taglio al cuneo fiscale. L’altro tema è il taglio dell’orario di lavoro a parità salariale”.

Un punto, anche quest’ultimo, che è possibile ritrovare fra le proposte qualificanti del programma Pd. “Temi lanciati dal Pd”, fa infatti notare Maurizio Molinari: “Noi siamo più radicali”, è la risposta di Conte che su una eventuale alleanza o dialogo con i dem non chiude la porta: “Nella prospettiva politica è difficile fare una previsione del genere. È chiaro che se scegli di buttare a mare la nostra esperienza per abbracciare il metodo Draghi per me è grave. Vedo che anche FdI sta abbracciando questa prospettiva”.

Al contrario, il leader M5S sbatte la porta in faccia a Giorgia Meloni quando gli chiedono se si siederebbe al tavolo per far partire il nuovo esecutivo con lei: “Noi diciamo da subito che non saremo disponibili a nuovi governo di salute pubblica. Ritengo impossibile sedermi a un tavolo con Giorgia Meloni per formare un nuovo governo: tutte o quasi le proposte di Fratelli d’Italia sono assolutamente nefaste per il Paese”. AGI

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