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Giovedì, 28 Dicembre 2017 16:03

Grasso e la partitocrazia

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Specifico, per la pletora dei male intenzionati pronti a trasformare queste considerazioni in uno schieramento, che io non sono un supporter di Liberi e Uguali e nemmeno un loro elettore intenzionale.

Quindi non replicherò alla stupidità di questo argomento.

Tuttavia, chi sostiene che Grasso avrebbe dovuto rassegnare le dimissioni quando ha lasciato il PD (che lo aveva eletto) o quando ha costituito il suo movimento (che lo aveva accolto), commette un clamoroso errore.

Dietro questa affermazione, anche se sostenuta con intelligenza da Nadia Urbinati - con la elegante distinzione tra "conflitto di interessi" e " confusione di ruoli" - c'è tutta intera la dipendenza delle istituzioni italiane dai partiti politici.

Il vero deficit della democrazia italiana, che ci attanaglia dal 1922 come "sindrome del bivacco", è proprio quello che Maranini chiamava "il tiranno senza volto", cioè i partiti politici che trasformano le istituzioni in loro succursali.

Se Grasso si fosse dimesso, prima o dopo, avrebbe comunque riaffermato il potere invadente e disarticolante della partitocrazia che in questi anni è clamorosamente riesploso. Bene ha fatto, dunque, a non dimettersi riaffermando il valore super partes della seconda istituzione dello Stato.

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