ANNO XVIII Maggio 2024.  Direttore Umberto Calabrese

Mercoledì, 07 Dicembre 2016 00:00

La Costituzione vuole il partito legale

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Agoramagazine e Tellusfolio ospitano il mio invito al Presidente della Repubblica a dare incarico ad Enrico Letta dopo lo scongelamento delle dimissioni di Matteo Renzi (da confermare nonostante i suoi ripensamenti):

http://www.agoramagazine.it/index.php?option=com_k2&view=item&id=11702:il-presidente-incarichi-enrico-letta&Itemid=492

http://www.tellusfolio.it/index.php?prec=%2Findex.php&cmd=v&id=20673

Poiché il direttore Enea Sansi ha pubblicato pur scrivendosi in disaccordo, convinto che ogni altro cittadino italiano avrà il suo specifico disaccordo da me, anche perché io l’ho con tutti i partiti in Parlamento, alzo anzitutto una lode alla stabilità della nostra bellissima Costituzione, che attende da 68 anni leggi al suo cuore politico, l’art. 49:

Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale.

Noi abbiamo il diritto di associarci in partiti e dovremmo avere il dovere di esercitare questo diritto secondo una disciplina formalmente espressa da una legge che non abbiamo ancora. Il mio no è radicato profondamente in questa omissione legislativa.

Il 4 dicembre 2016 noi italiani abbiamo rinnovato il no alla richiesta del Parlamento di mutare l’assetto istituzionale, a dieci anni dalla stessa richiesta nel 2006

[https://it.wikipedia.org/wiki/Referendum_costituzionale_del_2006_in_Italia].

Riferisco brevemente i termini di quello, prendendo le parole da wikipedia:

Il secondo referendum costituzionale della storia della Repubblica Italiana si è svolto il 25 e 26 giugno 2006.[1] La maggioranza dei votanti ha respinto il progetto di riforma costituzionale del 2005/2006: esso era stato varato nella XIV legislatura su iniziativa del centro-destra ed era inerente ai seguenti cambiamenti nell'assetto istituzionale nazionale della seconda parte della Costituzione italiana:

Il referendum appena concluso è nella XVII legislatura col governo di Matteo Renzi, succeduto a quello di Enrico Letta nella stessa legislatura.

La XVII legislatura non è finita. Il vuoto politico evocato da alcuni commenti davanti al no e all’interruzione del 63° governo è salutare se mostrerà un Paese che riesce a viaggiare senza la guida di politici che non vogliono metter in legge i partiti, ovvero le modalità del loro raggrupparsi in politica. Questa omissione è la fonte principale della corruzione: non c’è timore di dover andar da solo davanti ad un giudice per un delitto politico!

Io ho votato no, convinto che il Governo Renzi avrebbe potuto durare. Ma, ora, davanti al premier tentato di continuare fino al voto (ancora incapace di distinguere ciò che è governativo da ciò che è costituzionale), chiedo al presidente Sergio Mattarella di precisar bene il suo congelamento a termine fisso: varata la legge di Stabilità colui che è soddisfatto del suo gesto di dimissioni ed è incapace di leggere il no distinguendo ciò che è istituzionale da ciò che è semplicemente governativo vada a casa o al suo partito.

Il suo Job’s Act è un pannicello caldo a fronte della legge sull’associazione pubblica degli interessi, implicita nell’art. 49 quando ai cittadini viene riconosciuto il diritto di associarsi; l’art. 39 proibirebbe revisioni:

Articolo 39

L'organizzazione sindacale è libera [cfr. art. 18].

Ai sindacati non può essere imposto altro obbligo se non la loro registrazione presso uffici locali o centrali, secondo le norme di legge.

E` condizione per la registrazione che gli statuti dei sindacati sanciscano un ordinamento interno a base democratica.

I sindacati registrati hanno personalità giuridica. Possono, rappresentati unitariamente in proporzione dei loro iscritti, stipulare contratti collettivi di lavoro con efficacia obbligatoria per tutti gli appartenenti alle categorie alle quali il contratto si riferisce.

Va da sé che la libera base democratica sia pubblica, magari non corporativa come temevano i Padri.

La disciplina legale del sindacato sgretolerebbe la burocratizzazione estrema raggiunta dalle confederazioni sindacali, ma, soprattutto, colpirebbe gli amministratori pubblici che addomesticano le interpretazioni delle leggi intrecciando interessi illegali e consorterie sindacanti. Le tante leggi varate dal governo Renzi attendono i regolamenti attuativi che verranno in tempi lunghissimi e fuori da ogni controllo effettivo.

Tanto sarebbe da dire sulla necessità di un diritto generale delle associazioni rispettoso dell’art. 49 al fine di smafiare lo Stato: se l’associazione diventasse insieme di cittadini/e che si vincolano liberamente ad un regolamento rispettoso della Costituzione, avremmo configurato il delitto politico, che non richiede altri reati specifici per la sanzione.

Ancora una volta, ricordo che Nicolò Machiavelli, massimo esperto del potere, non accetterebbe di riconoscersi italiano oggi, con italiani incapaci di pretendere il controllo legale degli atti politici con la legge sui partiti.

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