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Sabato, 10 Dicembre 2016 16:46

Taranto - Gin tonic a occhi chiusi: Marco Ferrante a Martina Franca

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Domani domenica 11 dicembre 2016 alle ore 18.00, nell'Auditorium della Fondazione Paolo Grassi, il Presìdio del Libro di Martina Franca, in collaborazione con la Fondazione Paolo Grassi e con Cronache Martinesi, presenta il romanzo Gin tonic a occhi chiusi di Marco Ferrante, Giunti.

Interverranno Anna Maria Montinaro, presidente dell’Associazione Presìdi del Libro, Rino Carrieri, direttore della Fondazione Paolo Grassi, Pietro Andrea Annicelli, giornalista, che dialogheranno con l’autore.

L’iniziativa è promossa dalla Regione Puglia, Assessorato all’Industria Turistica e Culturale, in collaborazione con l’Associazione Presìdi del Libro.

L’evento è pubblico, l’ingresso libero.

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MARCO FERRANTE è nato a Martina Franca nel 1964. È vice direttore a La7. Gin tonic a occhi chiusi è il suo quarto libro nonché secondo romanzo dopo Mai alle quattro e mezzo, Fazi Editore, 1998. 

«Il racconto della famiglia Misiano diventa saga per mettere in scena, con le vicende di tre fratelli, un’Italia battezzata nell’istante di un dettaglio. A un certo punto c’è un drone che si alza in volo. Parte verosimilmente da un negozio di fiori e arriva su un terrazzo di Roma per recapitare rose rosse a una signora. È un testacoda semantico o, insomma: aggiorna con “mettete dei fiori nei vostri droni”. Ancora meglio: quel drone coi fiori risolve la scena con cui prende avvio “La Dolce Vita” di Federico Fellini. Ricordate? La statua del Rendentore e i cieli dell’Urbe. Quindi gli occhiali da sole. Quelli di Marcello Mastroianni e poi quelli di Anouk Aimée. A occhi chiusi» (Pietrangelo Buttafuoco ne “Il Foglio”).

«Il ritratto impietoso di una famiglia altoborghese fra gossip, scandali e corruzione sullo sfondo di una Roma sfavillante, vuota e dissoluta. Caustico e spietato il nuovo romanzo di Marco Ferrante.

Non c’è niente che dia più soddisfazione a Elsa Misiano di raccogliere con un pretesto tutto il personale di servizio di cui dispone: per questo un paio di volte l’anno riunisce l’intera famiglia per un festeggiamento in grande stile. Sessantacinque anni, tendenza alla pinguedine, capace amministratrice di una rendita robusta, moglie di un importante avvocato fanatico di Porsche e ideologo di barche, ha cresciuto i tre figli maschi nello spirito di una (mal)sana competizione: Gianni, primogenito e fiscalista di grido, colpevole di aver sposato una provinciale di sinistra; Paolo, deputato quarantenne in attesa del quarto figlio, perplesso portavoce di una donchisciottesca campagna contro l’energia eolica; e infine Ranieri, il prediletto della madre, giornalista conformista, furbetto, frivolo, fortunato, considerato dagli altri due - unanimi - uno stronzo.

Ma quando Gianni viene chiamato in TV per chiarire i suoi rapporti con un imprenditore arrestato per corruzione, frode fiscale e associazione per delinquere, i consigli (e i preziosi contatti) dell’odiato Ranieri gli diverranno indispensabili. Per non parlare del povero Paolo, che di lì a poco si ritroverà invischiato in un’imbarazzante liaison con una ragazzotta “in odore di meretricio”, a cui incautamente ha donato una collana di Bulgari. Su uno sfondo di case costose e ben arredate, Martini al Plaza, scandaletti politici, pettegolezzi, colpi bassi e molta ipocrisia, i Misiano condurranno il lettore in luoghi dove a governare con grande nonchalance è un vuoto spettrale. 

Marco Ferrante ci regala un romanzo dall’ironia affilata e implacabile, che racconta il punto di congiunzione tra una titubante e disorientata borghesia e la politica, in una Roma bellissima eppure irrimediabilmente in via di decomposizione, un mondo nel quale saper preparare un gin tonic a occhi chiusi è, al tempo stesso, un vacuo slogan, un collaudato gesto di seduzione e anche un inutile e inconsapevole passo di danza su un abisso che non si vede, ma forse c’è».

(Nota interna alla copertina del romanzo)

             «Un romanzo sulla seduzione a basso costo, sui rapporti di potere tra gli individui e come una classe sociale smarrita e spaventata cerca di sopperire alla perdita d'identità con la bulimia di oggetti e parole simbolo» ("il Giornale").

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