La domanda è quanti e quali sono i beni confiscati alla malavita a Taranto e rientranti per legge nel patrimonio del Comune? Un regolamento comunale recante titolo “affidamento in concessione di soggetti privati di beni immobili confiscati alla criminalità organizzata” del 31 gennaio del 2014 recita al punto 3 “…Il Comune provvederà a pubblicare sul proprio sito internet istituzionale i beni immobili…”
Ora è normale per chi si occupa di informazione e verificare se nel sito del comune esista questo elenco e andiamo alle sezioni dell’ufficio patrimonio, dove troviamo un ricco elenco di uffici e responsabili ma altro non c’è, un link fascicoli informatici è vuoto, il link circolari è anch’esso vuoto, lo stesso vale per procedimenti amministrativi.
La vicenda ultima del Comune di Taranto balza in evidenza da un esposto di un consigliere comunale Vietri che in questa testata aveva puntato il dito su questa vicenda Taranto - Comune, Giampaolo Vietri: «Il Sindaco cede locali ad associazioni e non si comprende come» articolo pubblicato il 26 novembre 2016. Cerchiamo la notizia nelle news del Comune e non troviamo nulla perché il sito del comune non ha archivio delle news che come passano ( e non velocemente perchè non è aggiornato con frequenza) vengono eliminate dalla visualizzazione. Troviamo invece una nota che sembrerebbe una marcia indietro: “Presentazione istanze di utilizzo locali di proprietà comunale, dove, così si legge nella comunicazione, "il Sindaco informa che, la comunicazione pubblicata in data 23.11.2016, concernente la possibilità di presentare istanze per l’assegnazione di locali comunali da utilizzare per fini solidaristici, non può trovare, momentaneamente applicazione, in ragione dell’esigenza di definire mediante specifico avviso pubblico le condizioni e le modalità di concessione dei locali comunali individuati."
Questa vicenda del Comune di Taranto la lasciamo così com’è col punto di domanda sul concetto di legalità e trasparenza sul quale possiamo nutrire molti dubbi in quanto non troviamo nulla e le vicende ultime raccontano altro e lasciamo al lettore il compito di farsi un’opinione. E parliamo di Libera e di questa iniziativa realizzata con la presentazione dell’impegno di questa associazione contro la mafia e l'illegalità e il riuso dei beni confiscati. Un settore da conoscere. L’ultima inchiesta a Taranto è stata fatta dal nostro amico Gaetano De Monte sul Corriere di Taranto per chi voglia approfondire con un articolo dal titolo: Beni confiscati questi sconosciuti.
I numeri forniti da Libera sono impressionanti. 19157 sono i beni confiscati dal 1982 (anno della modifica del Codice Penale dopo la morte di Rossa e Della Chiesa) al Nord spicca la Lombardia con 1341 beni, mentre il primato di beni sottratti e disponibili è la Sicilia con 7501 immobili pronti alla destinazione. E qui parliamo di case, terreni e anche imprese. Un economia che se messa in chiaro creerebbe davvero un ribaltamento della situazione di crisi. Ma dove sono le criticità? Una è rappresentata proprio dai Comuni, che non hanno e spesso non cercano neanche il supporto di associazioni come Libera o Cittadinanza Attiva, scegliendo il localismo, il favoritismo locale per non pensare ad altro. Altre criticità sono lo stato del bene che si degrada passando i tre gradi di giudizio, la vicinanza dei “vecchi proprietari” che incute timori e per le imprese il meccanismo del credito che si blocca e non consente la ripresa dell’attività.
Libera propone diverse attività per i giovani, anche formazione professionale per entrare in imprese confiscate così come l’analisi del quid che occorre per un riuso sociale del bene interamente legato ai bisogni del territorio. Questa è legalità. E per chi voglia avviare il percorso una bella lettera esposto al Sindaco chiedendo di comunicare i dati, lui non facendolo incorrerebbe in sanzioni penali
Commentando un'ultima news presente nel sito del Comune (è oggi al primo posto) si parla di successo in due interventi sulla legalità, uno riguarda il patrimonio comunale posto già nel mercato abitativo degli affitti, per anni interessato, sottolinea il Sindaco da fenomeni di occupazione abusiva o interessato dalla morosità dei canoni di affitto dei locatari a danno delle casse comunale.”
Non si citano i beni confiscati. Poi si fa riferimento al fatto che i raccoglitori del ferro in 156 si sono messi in cooperativa per un percorso di legalità, sponsorizzata dalle aziende dell’indotto dell’acciaio (?) nella quale sono entrati a far parte 156 operatori ferrivecchi: anche i mezzi di lavoro sono stati revisionati e verificati della regolare copertura assicurativa. I ferrivecchi della cooperativa conferiscono in piattaforma di stoccaggio e rivendita i metalli esausti.
Qui andrebbe fatta una digressione di carattere ambientale ponendo diverse domande: chi sono le aziende dell’Indotto…l’Ilva? La piattaforma di stoccaggio ha un nome? Anche la cooperativa che immaginiamo in un lungo percorso di iscrizione all’Albo gestori ha un nome? Anche perché, al di là del fatto che è vietatissimo raccogliere non essendo autorizzati, è penalmente perseguibile anche il cittadino che affidi un rifiuto ferroso ad un trasportatore non autorizzato. Inoltre e chiudiamo qui, ci sono le Bat ovvero le regole? Perché se si tratta di metallo sottratto ai cassonetti, questi sono di proprietà pubblica e la loro vendita è legata alla riduzione della tariffa, ed'è reato, se poi sono cannibalizzazione di frigoriferi per strada siamo in altra tipologia di reato ambientale per la immissione in atmosfera di un potentissimo gas climaterante. Poi in altro articolo parliamo di cosa si accetta nei centri di raccolta appena aperti o da aprire a Taranto e il cerchio della illegalità più che della trasparenza si chiude.
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