Da "Le passanti”
Enoteca Cavour 313
C’è un’enoteca storica di Roma che prende il nome dal suo indirizzo: via Cavour 313. È un ritrovo di sessantottini pentiti o tuttora convinti, di figli e nipoti dei figli dei fiori, di ex femministe, di alternativi abbigliati a piacer loro, di radical-chic, di nostalgici; di quel tipo di clientela, insomma.
Ci si siede su scomode panche di legno, sistemate vis-à-vis con in mezzo un tavolo fissato al pavimento. Non è un posto per coppiette: su ogni panca ci si può stare in quattro e se ci vai in due quando l’enoteca è affollata, ti può capitare di trovarti accerchiato da personaggi inquietanti.
Noi non correvamo questo rischio, dato che eravamo in sette o forse otto, riuniti lì, non ricordo come mai, a parlare di niente e a fare sfoggio di saperi enologici.
Fra noi c’erano due divorziate quarantenni, vicine di casa, che avevano affidato i loro due figli a qualche nonna o zia, ora non saprei dire con precisione, ma credo che questa incertezza abbia ben poca influenza sulla comprensione della storia.
Una delle due era Erica, una mia cliente poi diventata amica; dell’altra, Ortensia, avevo già sentito parlare ma non l’avevo mai vista. Mi ero seduto accanto a lei e non erano serviti segnali troppo arzigogolati per manifestarci il reciproco interesse. Tant’è che – non chiedetemi che diavolo di gioco fosse – prendemmo un appuntamento per rivederci a Gallipoli il 27 agosto, esattamente otto mesi dopo. Sì, avevamo bevuto...
Mi chiama dopo tre giorni, mi augura buon anno in anticipo e mi chiede se è proprio obbligatorio aspettare otto mesi prima di rivedersi. Certamente no, le rispondo, quello strano appuntamento era solo un modo per non fare capire troppe cose agli altri. Che fai per Capodanno?, chiede. Passiamolo insieme, rispondo. Ho già un impegno a casa di un collega, dice, però ti ci porto se ti va: siamo una ventina, uno più uno meno è uguale. Tutti colleghi tuoi?, dico preoccupato. Quasi tutti, mi fa. Va bene, così potrò scegliere a chi affidarmi; comunque porterò i fuochi artificiali.
Lei – non lo avevo detto – è psicoanalista e il collega da cui mi porta è quello che si dice un nome. Arrivo con una cassetta di fuochi meravigliosi, lei è già lì, mi accolgono con cordialità e ci sediamo intorno a un tavolo smisurato.
Si mangia, si conversa, si fanno trenini, si sparano fuochi sul terrazzo, si brinda, si ringrazia, si va via e Ortensia sale nella mia macchina. Ero venuta con Erica, mi dice. Andiamo da me?, rispondo. Certo, fa lei, e andiamo a festeggiare. (continua).
l'autore Federico Fuortes ci dice: "è appena uscito il mio nuovo libro, “Le passanti”, sia nella veste tradizionale che come eBook Kindle, anche se in Italia il formato elettronico ancora non attecchisce.
La versione cartacea non si troverà in libreria. Sarà stampata “on demand” da Amazon e spedita in giornata (gratuitamente per chi aderisce a “Prime”).
Scelta ecologica ed economica, perché consente di produrre solo le copie necessarie e di recapitarle ovunque in due o tre giorni al massimo.
D’altra parte, per un piccolo scrittore indipendente le vetrine delle librerie sono diventate un lusso insostenibile e poco produttivo. Ci sono altri modi per far conoscere un libro e, tra i tanti, mi permetto di contare sul vostro passaparola.
Grazie a tutte/i".
Le passanti: Disavventure galanti di Federico Fuortes è in vendita a 6.99€ in Amazon
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