ANNO XVIII Aprile 2024.  Direttore Umberto Calabrese

Mercoledì, 08 Marzo 2017 00:00

Congresso Pd, via alla sfida a 3 i renziani, «il leader sarà premier»

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Il primo a depositare le firme Michele Emiliano, il secondo Andrea Orlando, il terzo Matteo Renzi.

Emiliano, il potere nelle istituzioni territoriali, Orlando, ministro di Grazia e Giustizia, il potere nel governo del Paese, Renzi, il potere dimesso nel partito democratico.

Orlando ha presentato 1996 firme a ricordare l’anno in cui si presentò l’Ulivo di Romano Prodi, per invitare a tornare alle origini.

L’assemblea si riunirà il 30 aprile, a ricordare il 30 aprile 1982 quando venne ammazzato dalla mafia Pio La Torre.

A 35 anni da quel assassinio noi non abbiamo ancora il deterrente sub-costituzionale, vel la legge sui partiti chiesta dall’art. 49 Cost.:

Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale

Se il partito democratico non metterà in programma la legge sui partiti diventerà definitivamente una bara politica.

La triplice candidatura potrebbe rinnovare la triplice Ingrao-Berlinguer-Napolitano del Pci, vel un Donat Cattin-Moro-Andreotti con una triplice della Dc, tutti ottimi dirigenti colpevoli di non aver mai neppure tentato di attuare la legalità dei partiti.

Io scrivo nella speranza che il partito democratico prenda coscienza dal no del referendum alla riforma costituzionale proposta dal Parlamento e non continui invece ad ignorare ciò che pensa la gente. Il Paese rifiuta la politica degli imbrogli. La classe dirigente deve essere radicale: basta con ogni associazione indisciplinata!

Se sarà radicale, allora potrà muovere ad un rinnovamento dell’Europa dove l’Italia non finirà nella serie b prospettata con l’Europa a due velocità sancita ieri nel summit di Versailles.

Il Pd deve porsi il problema colossale della risoluzione del debito pubblico italiano! Ed è possibile solo con una rivoluzione fiscale: oggi sono contate 350.000 richieste di rottamazione fiscale su 9 milioni di dichiarazioni dei redditi. Lo Stato recupererà pochissimo di quanto atteso. Si faccia una rivoluzione Vanoni, con una dichiarazione dei redditi che resta pattuita in modo definitivo anno per anno. Senza più sospesi, ricorsi e crediti che restano insoluti. Il dichiarante ed il funzionario erariale si mettono d’accordo subito su quanto vien dato al fisco. Ciò che spetta vien dato  senza code.

La montagna del debito pubblico finirà per sgonfiarsi solo in questo modo.

Vuole la triplice unirsi in un progetto simile di rivoluzione fiscale?

L’Italia sarebbe grata ad un partito democratico legale che guidi la risoluzione del problema del debito pubblico.

Ma, il Pd attuale, ridotto dal Dp, ha un’anima?

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Read 1223 times Last modified on Martedì, 07 Marzo 2017 19:14

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