IL TERRITORIO DI TARANTO TRA ARCHEOLOGIA, PAESAGGI E IDENTITÀ”
Per i grandi, il Museo organizzerà le “conversazioni al Museo” che si svolgeranno in due parti: parte introduttiva seguita da approfondimento nelle sale espositive, dedicate al contesto archeologico tarantino della necropoli di Piazza D’Armi, a cura del dott. Arcangelo Alessio.
Vi saranno due turni: alle ore 17:00 e alle ore 18:00.
L’accesso alla conversazione-conferenza avverrà con l’acquisto del biglietto di ingresso del Museo.
LA NECROPOLI DI PIAZZA D’ARMI.
Nei primi anni del Novecento, lavori di sistemazione delle aree attigue all’ ingresso dell’Arsenale della Regia Marina Militare di Taranto determinarono la messa in luce di ampi settori di necropoli di età romana. L’area indagata veniva all’ epoca definita “piazza d’Armi”. Gli scavi interessarono un centinaio di tombe esplorate nell’ aprile del 1901, di tipologia diversa, sia ad inumazione che a cremazione. In seguito, nel 1911, la costruzione di alcuni edifici consentì la scoperta di un complesso di sette tombe a camera, che possiamo definire eccezionale sia per il loro singolare raggruppamento in un unico sito, sia per la decorazione pittorica che ornava le pareti interne degli ipogei. Oggi, sulla base dei dati archeologici disponibili, è possibile ricostruire l’estensione di un’ampia necropoli distesa ad arco tra i due mari di Taranto, intensamente frequentata soprattutto tra il II sec. a.C. e il II sec. d.C., come indicano i corredi funerari recuperati ed oggi in parte esposti presso il Museo. Protagonista indiscusso di tante importanti scoperte fu Quintino Quagliati, direttore del Museo di Taranto e uno degli archeologi più noti e apprezzati all’ epoca.
Quagliati, con una sensibilità estranea a quei momenti, si batté per salvaguardare il nucleo di tombe a camera.
Di fronte alla resistenza frapposta dai proprietari che difendevano evidenti interessi edificatori, egli prospettò alla Direzione alle Antichità la possibilità di smontare e ricostruire le tombe ad ipogeo nell’area di villa Beaumont, oggi corrispondente ai giardini del Peripato di Taranto.
Ma la Direzione alle Antichità nel 1913 negò l’autorizzazione a rimuovere le tombe e l’anno successivo ne autorizzò la distruzione. Una sola tomba poté salvarsi, ricostruita nei giardini del museo. Ma dopo la morte di Quagliati, anch’ essa andò distrutta per consentire i lavori di ampliamento dell’edificio. Si concluse così definitivamente con una grave perdita un importante capitolo della ricerca archeologica a Taranto.
Le conversazioni al Museo saranno un'occasione per comprendere l'evoluzione del paesaggio tarantino, nella sua componente al contempo sociale e naturale, spaziale e temporale, quale produzione materiale e culturale, reale e simbolica.
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