Ma le notizie delle morti bianche nei nostri campi o non fanno notizia, oppure vengono taciute per non disturbare caporali e grande distribuzione. Resta il fatto, che se non fosse partita la denuncia da parte della Flai-Cgil, di Paola, bracciante agricola quarantanovenne di San Giorgio Jonico, non avremmo saputo nulla. Proprio come Mohamed a Nardò, poche settimane fa. Come loro, migliaia di lavoratori del comparto agricolo vivono questa drammatica situazione di sfruttamento. Il contratto collettivo nazionale non viene mai rispettato, perché quasi sempre la contrattazione è aziendale o individuale. Sempre se non si è lavoratori a nero. I braccianti agricoli, oggigiorno, fanno parte di quella categoria di lavoratori vessati, umiliati, ricattati che non vedono riconosciuti i propri diritti. La crisi del settore vede anno dopo anno ridurre il numero di lavoratori e il numero di giornate disponibili. Gli imprenditori agricoli, scaricano i costi della crisi, come sempre, sulla manodopera bracciantile sia in termini di salari che in termini di condizioni di lavoro, sempre più estenuanti. Non possiamo lasciare soli questi lavoratori che reclamano i propri diritti, abbandonandoli alle mani del caporalato e dei ricatti quotidiani, che vedono ogni giorno distruggersi dei diritti conquistati con sacrificio in tanti anni di lotte. Come Federazione Provinciale di Taranto del Partito della Rifondazione Comunista sosteniamo la lotta contro il lavoro nero e lo sfruttamento e chiediamo alla Regione Puglia, alla Provincia di Taranto e ai Comuni della terra jonica, di sostenere questa lotta e di incalzare le organizzazioni degli imprenditori agricoli a far rispettare ai loro associati il CCNL per garantire una maggiore sicurezza e una condizione di dignità del lavoro per tutti i braccianti.