ANNO XVIII Aprile 2024.  Direttore Umberto Calabrese

×

Notice

There was a problem rendering your image gallery. Please make sure that the folder you are using in the Simple Image Gallery plugin tags exists and contains valid image files. The plugin could not locate the folder: images/migra

Warning: imagejpeg(/var/www/vhosts/agoramagazine.it/try.agoramagazine.it/cache/jw_sig/jw_sig_cache_31dc1ed09d_casa_sheik_ahmed.jpg): failed to open stream: Permission denied in /var/www/vhosts/agoramagazine.it/try.agoramagazine.it/plugins/content/jw_sig/jw_sig/includes/helper.php on line 152
Venerdì, 21 Luglio 2017 11:38

Taranto - Benvenuti/e/* a Casa Sheik Ahmed!

Written by 
Rate this item
(0 votes)

Riceviamo e pubblichiamo integralmente comunicato stampa pervenuto dal l’Associazione Culturale Hermes Academy Onlus e dell’Associazione Strambopoli

Educazione all’affettività, alle differenze all’ascolto, alla scrittura e alla teatralità per migranti minori non accompagnati

Presso il CPAS (Centro di Prima Accoglienza Straordinario) “Casa Sheik Ahmed”, gestito dall’Associazione Salam in collaborazione con la Cooperativa Al-Fallaha, martedì 18 luglio sono partiti il percorso di educazione all’affettività e alle differenze e il laboratorio di educazione all’ascolto, alla scrittura e alla teatralità per migranti minori non accompagnanti. Entrambi in lingua italiana, inglese, araba, susu e bambara, sono coordinati dal formatore Luigi Pignatelli, presente in struttura dal martedì al venerdì dalle ore 9.00 alle ore 13.30.

Il presidente dell’Associazione Culturale Hermes Academy Onlus e dell’Associazione Strambopoli – che dalla precedente ha ereditato lo scorso marzo il ruolo di braccio operativo di Arcigay nella provincia di Taranto – è scrittore, attore e autore di teatro, cinema e tv, consulente in scuole di ogni ordine e grado, ospedali, centri diurni, case famiglia, comunità terapeutiche, penitenziari.

Da sempre protagonista del teatro di ricerca, l’artista tarantino, forte dell’insegnamento dei maggiori maestri del Novecento, sposta l’interesse dal prodotto al processo, proponendo una visione antropologica della pratica artistica, una drammaturgia sociale nei luoghi del disagio, una terapia a mediazione teatrale, con l’uso consapevole e strumentale di alcuni mezzi e tecniche del teatro, per favorire un cambiamento in un contesto di lavoro specificatamente terapeutico.

Il teatro è un’esperienza liberatoria e, sulla rotta di Peter Brook, ricostruisce l’unità dell’esperienza attraverso estetica e metodologie capaci di integrare il soggettivo e l’oggettivo, mente e corpo, reale e immaginario, disciplina e spontaneità, arte e vita, individualità e collettività, tradizione e ricerca del nuovo.

Il setting del laboratorio teatrale si propone come spazio-tempo apparentemente separato dalla quotidianità (nel caso specifico, dalle dinamiche del centro di prima accoglienza): in tale situazione si ha una sospensione della vita quotidiana a favore di una esplorazione-costruzione di modalità diverse non solo di pensare, percepire, muoversi, ma anche di interagire; esperienza che investe non solo gli schemi di relazione interpersonale, ma anche il linguaggio, la mente e il corpo.

Questo è un laboratorio teatrale di intervento nelle situazioni di margine, sull’esempio dell’operato di Jacob Levi Moreno, ideatore dello psicodramma, una forma di psicoterapia di gruppo nella quale ciascun protagonista “rappresenta” se stesso/a/*, dando forma drammatica (teatrale) alle proprie vicende interiori, passate o presenti, in una restituzione del senso della unitarietà della propria esperienza e della totalità della psiche, derivante dalla oggettivazione della propria dinamica psichica e dallo scambio relazionale instaurato nel gruppo.

{gallery}migra{/gallery}

Nell’esperienza collettiva si realizza una catarsi delle tensioni, dei blocchi, del disagio profondo, come avveniva nelle rappresentazioni misteriche dell’antica Grecia. Come Moreno, Pignatelli, intuite le grandi potenzialità della recitazione libera, utilizza la spontaneità come strumento di cambiamento personale e sociale, ma non smarrisce l’insegnamento di Bertold Brecht, che ritrova la funzione pedagogica del teatro nello straniamento, e di Brook, che confronta la funzione dello straniamento all’happening, un evento che può avere luogo ovunque, ma dietro il quale c’è un grido: “Svegliati!”.

L’effetto dell’happening e quello dello straniamento sono simili e opposti: “Lo shock dell’happening serve a infrangere tutte le barriere erette dalla nostra ragione; lo shock prodotto dallo straniamento attiva la parte migliore della nostra ragione” (Brook). In un certo senso, secondo Brook, questi due mezzi producono nello spettatore momenti di responsabilità, momenti in cui il pubblico è più attento, più desto, più aperto e meno passivo.

Sostieni il tuo quotidiano Agorà Magazine I nostri quotidiani non hanno finanziamento pubblico. Grazie Spazio Agorà Editore

Sostengo Agorà Magazine
Read 1848 times

Utenti Online

Abbiamo 1279 visitatori e nessun utente online

La tua pubblicità su Agorà Magazine