Strano a dirsi, ma il Dalai Lama, al secolo Tenzin Gyatso XIV, rischia di traformarsi da Premio Nobel per la Pace a elemento messinese di discordia.
Per il suo credo, per quello che rappresenta la sua figura, per le polemiche con la Cina che, in qualsiasi occasione, coinvolgono la sua persona e la sua presenza, forse è così in tutti i posti in cui Sua Beatitudine si è recato. Ma toni così accesi, come quelli che precedono la sua visita a Taormina e Messina, dal 16 al 18 settembre, non se ne erano mai sentiti. Le polemiche scaturiscono anche dal fatto che ad invitare il Dalai Lama a Messina è stato il sindaco metropolitano, Renato Accorinti, inteso anche “Il tibetano scalzo” (perché all’insediamento si presentò senza scarpe, e conosciuto soprattutto come “Free Tibet”, per la tshirt con tale scritta che indossa in qualsiasi occasione e che è stata causa di brutte figure, per lui e la città, quando, in occasioni istituzionali, si è presentato in tal guisa, costringendo gli addetti alla sorveglianza del Senato e dell’Assemblea regionale siciliana a sbarrargli la porta, magari con modi poco urbani per le resistenze dell’interessato. Renato Accorinti-Dalai Lama, quindi: qual è la materia del contendere? Intanto l’aver voluto invitare lo scomodo personaggio a Messina a tutti i costi, malgrado il parere contrario del consiglio comunale; successivamente la protesta ufficiale del governo cinese presso quello italiano; quindi le spese per organizzare viaggio e soggiorno dell’ospite tibetano, in barba allo stato pre-comatoso dei bilanci comunali; infine il voler concedere la cittadinanza messinese a Tenzin Gyatso XIV. Non ultimo il fatto che per potere assistere alle giaculatorie gorgheggianti, alle massime, agli aforismi e ai consigli di Sua Beatitudine, sia a Messina che a Taormia occorrerà mettere mano al portafogli e sborsare ben 30 euro. Il che sarebbe la cosa minore perché chi se ne frega della sua venuta se ne guarderà bene di farsi trovare anche solo nelle vicinanze. Ma, andiamo con ordine. Saltando la cosiddetta “fase politica” – cioè il parere del consiglio comunale sull’invito e le proteste della Cina – passiamo direttamente alle spese. Il sindaco Free Tibet afferma che il Comune non spenderà un solo cent, ma, intanto, già da maggio, ha stanziato 120 mila euro a favore del Festival del cinema di Taormina, “per tutti gli eventi che dovrà curare e le spese che dovrà affrontare”. Ufficialmente la somma è stata elargita dal Comune di Messina al Festival di Taormina perché Messina, quale città metropolitana, fa parte del nuovo status di fondazione in cui l’evento è stato immesso. Ma, nei 120 mila euro è compresa anche l’organizzazione dell’ospitalità a Sua Beatitudine. Inoltre, proprio oggi, 8 agosto 2017, il sindaco ha chiesto alla Regione Sicilia l’erogazione di 24 mila euro per l’ospitalità al Dalai Lama e del suo seguito, complessivamente 18 persone, per il quale sindaco lo stesso sindaco Free Tibet ha selezionato accuratamente albergo e camere a Taormina. Ma, secondo Accorinti, la venuta a Messina del Dalai Lama non costerà niente. Perché, a suo dire, sarà finanziata dagli stessi messinesi. Cioè da chi vorrà sfiorare il saio arancione di Sua Beatitudine, a prescindere dalla credenza religiosa. Con 30 euro a testa. Buona idea, ma c’è un ma. Ed è questo: riuscirà il “nostro eroe”, cioè il Free Tibet messinese, a portare cos’ tante persone a ridosso di Sua Beatitudine da coprire 120 mila più 24 mila euro di spese? E se no, chi risarcirà i bilanci comunale, già comatosi, dal rosso finanziario che potrebbe scaturire dall’iniziativa? E questo è un punto di estrema polemica, tanto che c’è già (un candidato a sindaco alle prossime elezioni) che dice di voler presentare denuncia alla Procura della Corte dei Conti affinché chieda notizie sulle spese e, comunque, il risarcimento personale di eventuali danni. Infine la cittadinanza onoraria. Accorinti, che per il suo credo è come un’appendice alle labbra di Sua Beatitudine, afferma di volergliela concedere, ma finora i massimi esponenti (sic!) del Consiglio comunale (in gran parte screditato per la vicenda dei gettoni delle commissioni, per i quali gettoni –che secondo i magistrati non toccavano loro- 17 di essi sono stati condannati in primo grado per truffa aggravata con pene dai 3 anni ai 4 anni e 8 mesi) si sono dichiarati contrari. “Non può il sindaco concedere sua sponte la cittadinanza onoraria – affermano – ma deve essere il consiglio a deliberarlo, su proposta”. Al quale “appunto (non trascurabile, ndr) il sindaco Free Tibet risponde: “Prima della venuta del Dalai Lama, il consiglio dovrà svolgere una seduta, fa in tempo a deliberare la cittadinanza onoraria”. L’ultimo e maggior punto di attrito consiglio-sindaco (ma forse sindaco-intera città) è quello di avere del tutto trascurato, Accorinti, la processione della Vara dell’Assunta del 15 agosto, festività più che sentita (non solo dai messinesi) per la quale in città si riversano almeno centomila fedeli e che ha tradizioni secolari. Ad Accorinti si rimprovera di aver pensato economicamente per il Dalai Lama (per il quale probabilmente l’interesse è soltanto suo) e non avere disposto un cent per la Vara, lasciando ai messinesi l’onere della sovvenzione. Come se la Vara, se si vuole spacciare la VISITA DEL Dalai Lama come evento socio-culturale di alto profilo, non fosse altrettanto valido motivo di socialità e cultura. Forse anche di più. Comunque, all’apparenza è una “guerra” a tarallucci e vino che non farà registrare vincitori, ma solo sconfitti. Sconfitta la tolleranza, sconfitto il dialogo, sconfitte le convenienze, sconfitta l’immagine di Messina.
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