ANNO XVIII Aprile 2024.  Direttore Umberto Calabrese

Venerdì, 18 Agosto 2017 08:05

Taranto - Risposta dell’On. Ludovico Vico a don Luigi Larizza

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Riceviamo e Pubblichiamo - Sig. Larizza, leggendo su fb la sua requisitoria, osservo la profonda conoscenza delle categorie della destra e della sinistra politica e la scelta di quella che intende rappresentare.

Non è un caso se Matteo Salvini la cita con condivisione sui suoi post. Certo la accompagna con il suo vissuto, alla stessa stregua di ogni persona che nella propria vita abbia ritenuto di svolgere una missione di ordine sociale. Stia tranquillo, ce ne sono tanti, tantissimi in ogni attività umana.

Le risponderò senza ricorrere al linguaggio della politica. Mi permetterò, umilmente, di narrare con il linguaggio del suo "Ministero".

Dal Vangelo di Luca 18,9-14 "Il Fariseo e il Pubblicano"

 

"Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l’atro pubblicano. Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: “O Dio, ti ringrazio che non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adulteri e neppure come questo pubblicano. Digiuno due volte la settimana e pago le decime di quanto possiedo”. Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: “O Dio, abbi pietà di me peccatore”. Io vi dico: questi tornò a casa giustificato, a differenza dell’altro, perché chi si esalta sarà umiliato e chi si umilia sarà esaltato”.

 

Il fariseo fa un bilancio della propria vita: non prega Dio ma se stesso. Il fariseo si concentra subito su di sé, si confronta senza amore con gli altri, e chiama Dio a testimone dei suoi meriti.

Il Pubblicano è un peccatore sia perché ha contatti con i pagani, gli odiati romani, sia perché è disonesto nella riscossione dei tributi; ma contrariamente al fariseo, il pubblicano prega proprio sulla base del suo senso di indegnità e pregando non fa alcun confronto con gli altri; la sua propria miseria gli basta. Egli fa conto solo sulla grazia di Dio.

Gesù non critica l’impegno religioso e morale del fariseo, non gli rimprovera di digiunare né di pagare la decima, né di esserne cosciente. Gesù rimprovera il fariseo di ridurre Dio ad una funzione di contabile. La sua preghiera, infatti, fa leva su gesti e opere delle quali lui ritiene di avere il merito; è priva di una qualsiasi richiesta di perdono; ed in essa il ringraziamento a Dio è associato al disprezzo per gli altri uomini. Gesù condanna il fariseo perché questi non conosce la misericordia.

Allo stesso modo, Gesù non elogia il pubblicano per il suo comportamento quotidiano, non ne approva di certo l’attività equivoca e fraudolenta, ma lo elogia perché non pensa di salvarsi per i propri meriti ma per la misericordia di Dio.

Don Larizza, scelga lei quale parte svolgere!

 

Infine mi piacerà concludere citando Papa Francesco che continua a gridare al mondo: "I rifugiati sono persone come tutti, ma alle quali la guerra ha tolto casa, lavoro, parenti, amici"; che sono ipocriti "tutti quelli che vogliono difendere il cristianesimo e sono contro i rifugiati e le altre religioni"; che "è ipocrita chi difende Gesù e vuole cacciare i rifugiati"

Da parte mia aggiungo: questo non vuol dire che il problema dei profughi non crei grandi preoccupazioni. Non vuol dire nemmeno che non sia giusto criticare modalità di accoglienza sbagliate, approssimative, o addirittura trasformate in occasioni di malaffare e di arricchimenti illeciti.

Ma il bene primario rimane la vita umana da tutelare e salvare!

Distinti saluti on.Ludovico Vico

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