ANNO XIX Luglio 2025.  Direttore Umberto Calabrese

Domenica, 24 Settembre 2017 00:00

Taranto - Lettera di un fedele cristiano della parrocchia Sant’Egidio

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La salute di don Luigi Trivisano, va sempre a peggiorare, specialmente dopo aver ricevuto l’ordine di trasferimento ad un’altra parrocchia?

Questa sera, prima di iniziare la celebrazione della S. Messa, nella chiesa di S. Egidio a Tramontone,  Don Luigi Trivisano ha avuto un malore, tanto da portarlo al pronto soccorso del S.S. Annunziata, con successivo ricovero.

Ovviamente, tutti noi fedeli che frequentiamo la parrocchia di S. Egidio, abbiamo notato un peggioramento del suo già cagionevole stato di salute, specialmente dopo che ha ricevuto l’ordine di trasferimento in un’altra parrocchia di Taranto. Ora domando al Vescovo Santoro e tutto il Suo seguito, quale diritto avete di trasferire un sacerdote dopo circa trenta anni dalla parrocchia che lui stesso l’ha fatta nascere su un territorio (zona Tramontone) che non esistevano neanche cinque mila anime e oggi sono oltre venticinque mila abitanti. Dove ha sempre svolto il Suo sacerdozio con estrema attenzione, specialmente verso le fasce di cittadini più deboli. Tutti sono passati da don Luigi, da bambini che sono diventati uomini/donne e noi adulti che siamo stati sempre al Suo fianco, direttamente oppure indirettamente ma sempre con rispetto e Amicizia, grazie alle sue doti naturali di Uomo di Spirito, sacerdote di riferimento per tantissimi del quartiere. Lui, con il Suo silenzio, con il Suo accettare passivamente l’ordine di trasferimento a quasi 67 anni, in quelle condizioni fisiche e morali, ovviamente, mette a repentaglio è il cuore, già provato in passato.

Mi rivolgo a Lei, Vescovo Filippo Santoro, mi auguro che don Luigi ritorni a uno stato di salute accettabile, come mi auguro in un ripensamento da parte Sua, comunque sappia, che tutto ciò che Lei mi ha donato in questi anni, come riferimento di una chiesa diversa dal precedente mandato, dove mi ha fatto ricredere su alcuni questioni, miseramente Le dico che, con quest’assurda decisione (la ritengo inconcepibile) verso don Luigi Trivisani, Lei, ha perso tutta la mia stima di umile e insignificante operaio della vigna del Signore.

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