Sostanzialmente chiuse le giornate vive, presentate da Silvana Tarantini, cofondatrice dell’associazione, della kermesse di Falanthra Onlus; l’ultimo appuntamento il 29 settembre ore 17,00 con lo spettacolo "il treno". Nella premessa un saluto da parte di Antonella Caramia (nella foto qui quando parla) Presidente di Taranto Coop Alleanza 3.0 che ha presentato la campagna Coop “Sostieni la ricerca per non dimenticare” finanziata a livello nazionale con 600 mila eruo e che ha dato un contributo per tutte le inziative di queste giornate.
Nelle mie passate lezioni di orientamento, venivano fuori le attitudini e gli interessi legati all’aiutare gli altri che nella pratica sanitaria se diventano passione finisce così, in mezzo agli altri, nel gruppo che, come sottolinea la psicoterapeuta Maria Pipoli, è uno dei toccasana per la gestione delle persone affette da Alzheimer.
E il gruppo si allarga, diventa famiglia, poi comunità vigile, poi, poi. Ecco se un punto occorre mettere è su questo disagio: che sulle questioni socio-sanitarie di base e associative di sussistenza, il pubblico mostra indifferenza. Allora la passione di Cesare e Daniela ex operatori della sanità, ora in pensione, appare quasi estranea.
Ieri occorreva alzare la voce e l’ho fatto, non lo faccio solitamente, ma l’inchiesta giornalistica talvolta grida per far emergere la verità. E la verità è che sulle vicende dell’Alzheimer il sistema sanitario pubblico a Taranto ha una défaillance. Non ce lo possiamo nascondere più.
Al di là della pregevole relazione, quasi una lectio magistralis del dr Francesco Guidato, neurologo e medico di Base, che ha detto molto sulla malattia, sull'indagine - difficoltosa – per scoprirla e tutto il corredo di ispezioni che occorre fare fino allo specialismo dei test cognitivi che però a Taranto sono tre, mentre a Milano 18. Vale a dire che qui siamo sbrigativi e altrove rigorosi? Non serve la megera per capire che qualcosa qui, del meraviglioso sistema messo su dall’Asl, pur descritto saggiamente dal neurologo, non funzioni. E se poi, come scrive con rammarico e persino con dolcezza Cesare Natale, il presidente di Falanthra Onlus, “manca il cuore durante la visita”, forse varrebbe la pena di nuovo alzare la voce, ma farlo tutti insieme, fino ad arrivare alla ministra Lorenzin. Per non parlare dell’assistenza domiciliare, la cronaca locale registra un estate animata da polemiche per mancanza di fondi, mentre Fabio Amato da Milano ci porta questa novità per loro routine, insomma una eccellenza da imitare.
Poi c’è l’amore.
Ieri si è visto questo sentimento come un effluvio passare tra noi, anche mentre parlava il musico terapeuta dr. Fabio De Vincentis sul linguaggio non verbale del corpo che poi è, come all’inizio diceva il dott. Bruno Causo, Direttore Generale Fondazione Cittadella della Carità, quello che necessita, il tocco, quando si ferma l’area razionale dell’encefalo e resta solo quello antico, per capirci, del neonato…L’amore, sempre l’amore, del familiare, di chi si prende cura, del caregiver come si dice oggi.
Ma la notizia forte riguarda la Cittadella, E qui siamo alla notizia buona. Il dr Causo ha detto che la crisi economica che sta attraversando la Cittadella, quale struttura socio sanitaria, è legata al fatto che non serve che faccia quello che fa normalmente una clinica privata, deve tornare alla ragione fondante voluta da Mons Motolese, quando l’acronimo completo diventò Cittadella della Carità. Per questo nasce l’impegno a promuovere nuova attività, dare spazio “ci stringeremo un po’” ai laboratori con le persone colpite dall’Alzheimer gestiti da Falanthra gratuitamente. E magari anche l’orto botanico fatto insieme a loro. E poi il recupero di questa dimensione sociale riguardo ai poveri si manifesta con l’impegno chiesto alla Regione Puglia di riconoscere 15 posti letto della Cittadella destinati agli Hospice di fine vita, che a Taranto sono una chimera. E’ questa, come sottolineavo ieri, è davvero una notizia. La chiusa dell’articolo a loro, ai volontari che come perle di una collana arricchiscono la vita dell’associazione, come la dr. Roberta Saracino e dr Ida Secondo, alle donne coraggio (anche gli uomini talvolta, anche se la malattia all’80% prende le donne come dice la Piepoli) che ieri hanno espresso con commozione questo tragitto di vita con il proprio compagno.
Una commozione che diventa corale, la prendiamo in custodia, la trasformeremo in attenzione continua, in presenza, in sorrisi, in abbracci, in quello che diventa, come diceva Dario Fo, amarsi negli altri.
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