Non è la prima volta che ci troviamo di fronte a un libro di 426 pagine. L’ultimo, in ordine di tempo è stato quello di Umberto Eco, “Pape Satan Aleppe” di 468 pagine. Il numero di pagine lo riporto in quanto la quasi totalità dei libri-romanzi che ho recensito non superavano le 200 pagine. L’accostamento tra Trevisani ed Eco l’ho fatto apposta per dire che ci troviamo di fronte a un romanzo davvero di qualità.
In questo libro davvero c’è la fidelizzazione del lettore col protagonista, Andrea Basile lo sfigato geometra under 30 che entra, suo malgrado, in una storia intricata più grande di lui. Trevisani usa uno stile narrativo in cui spesso introduce flashback con le scene dei grandi film del passato, quelli in bianco e nero prevalentemente, in cui il protagonista ora parrebbe vestire i panni dell’uno o dell’altro attore, in una immagine scenica che il lettore costruisce nella sua testa, per poi scadere nella dura realtà tarantina, dei vicoli di una città vecchia morente, con ancora crolli, di un lavoro precario, più muratore che geometra, di storie di amori impossibili e sofferti, di extracomunitari, centri sociali, Arsenale Nuovo, Marina Militare e le ombre cupe dell’acciaieria che qui però occupa solo il proscenio, spesso evocata come mostro. Persino le manifestazioni dei movimenti sono contro la Marina Militare che da un secolo e mezzo decide le sorti della città e non per l’inquinamento. Anche se il veleno c’è ed ha fatto il suo danno.
Il titolo è emblematico, il termine città perduta rappresenta forse il disincanto dell’intellettuale deluso, che non ha visto in decenni di vita amministrativa, che pure ha trovato, per la sua collocazione pubblica di giornalista, più vicino a sé, un cambiamento di mentalità, a partire dal disappunto di un Anfiteatro sepolto sotto i nostri piedi, mentre a Lecce hanno fatto di tutto per esaltare il loro. Per non parlare del centro storico che provoca amarezze e dove si svolge gran parte della storia romanzata. E questa amarezza traspare anche nel racconto intimistico del personaggio che riusciamo ad amare per la sua veridicità, lo conosciamo nei dettagli delle sue sensazioni, della sua anima, delle sue sofferenze, anche della sua repressa voglia di fuggire, come hanno fatto molti dei suoi coetanei per andare a lavare i piatti a Londra.
Il titolo fa davvero comprendere che anche seguendo l’inchiesta del protagonista e del suo amico giornalista, alla ricerca della fantomatica Venere d'oro, si indaga sulla città, i suoi malanni unici perchè esasperati. E questa città è percorsa a piedi o in moto quindi a vista e la si percepisce per intero: signori, siamo a Taranto.
Lo stile di Silvano Trevisani è avvolgente e si legge come una sorta di effluvio di parole, il suo aspetto da mattone al contatto diventa friabile, dolce, con le chiose poetiche fra un capitolo e l’altro come aiku giapponesi che incardinano il momento e sublimano il pensiero. E poi è una bellissima storia di amore giovanile, tenero, passionale, epico o semplicemente amore vero o innamoramento di uno solo? E poi ci sono i personaggi. Nell’austero e dotto professore archeologo che conosce il sottosuolo mi sembra di trovare il nostro amico Nicola Cippone autore del Borgo prima del Borgo. C’è la donna che mantiene l’uomo sulla graticola a cuocersi da ogni lato, c’è il mondo politico superficiale e distante e impegnato negli affari più o meno loschi, il mondo del lavoro sempre più raffazzonato e precario, c’è…insomma c’è da leggere questo libro. Io l'ho fatto e mi è piaciuto.
Lo trovate nelle librerie, dalla nostra amica Miriam Putignano alla libreria Gilgamesh. Ombre sulla città perduta sarà anche il primo libro presentato nella rassegna i mercoledì letterari dell’Ipercoop Mongolfiera di Taranto Paolo VI gestiti dalla Onlus Falanthra Alzheimer Più. Alla prossima lettura.
SINOSSI
Andrea, geometra di ventinove anni dalle vocazioni culturali represse e dalla scarsa reattività, ha perso il suo lavoro precario in una ditta del subappalto dell’Arsenale nuovo della Marina militare di Taranto, la stessa mattina in cui la città, per una sconcertante coincidenza, è stata svegliata da un’esplosione che ha ucciso due persone nell’Arsenale vecchio, sul Mar Piccolo. Non si dà pace, Andrea, per essere stato “tagliato” senza una spiegazione.
È tentato di fuggire dalla città come hanno fatto molti dei suoi amici, ma è spinto, quasi senza volerlo, a cercare le cause del suo licenziamento che oscillano tra oscure macchinazioni sui segreti militari, un omicidio e indiscrezioni, involontariamente ascoltate, su quello che pare un reperto archeologico di eccezionale valore. Sullo sfondo una città come Taranto, già provata dai suoi storici problemi: inquinamento e malattie derivanti, disoccupazione industriale, sistematico saccheggio delle vestigia storiche, deterioramento inarrestabile del prezioso centro antico.
E non sono i soli problemi che attanagliano la comunità: tra questi l’ingombrante presenza della Marina militare, che da un secolo e mezzo ne decide i destini. Ombre sulla città perduta è un’indagine che tocca l'anima stessa della città, i suoi mali, che in fondo sono gli stessi di tante città, solo... più esasperati.
L'Autore
Silvano Trevisani, giornalista professionista, è caporedattore del settimanale Nuovo Dialogo e direttore della rivista culturale l’Officina- Laboratorio delle culture e delle storie. Ha collaborato con Repubblica Bari e l'Osservatore Romano, ed è stato responsabile delle pagine culturali del Corriere del giorno di Puglia e Lucania. Ha scritto molti saggi di storia, arte, critica, letteratura, oltre a libri di narrativa e poesia. Suoi Michele Pierri e Alda Merini-Cronaca di un amore sconosciuto, L’altra vita delle parole, Creatività e inclusione, e un saggio per il catalogo De Chirico e la Metafisica del Mediterraneo.