Una Direzione in cui il consenso a Renzi non sarebbe più così granitico come in passato. Anche da pezzi della maggioranza la richiesta di un vero passo indietro è condivisa.
Un clima che oggi in serata ha spinto il presidente demMatteo Orfini a puntualizzare in una nota: "Matteo Renzi si è formalmente dimesso lunedì. Come da lui richiesto nella lettera di dimissioni, e come previsto dallo statuto - ha proseguito - ho immediatamente annunciato la convocazione dell'assemblea nazionale per gli adempimenti conseguenti". "Continuare a discutere di un fatto ormai avvenuto - le dimissioni del segretario - come non vi fossero state non ha molto senso. Come non lo ha - ha aggiunto Orfini - disquisire del percorso conseguente le dimissioni che è chiaramente definito dal nostro statuto e che non consente margini interpretativi né soluzioni creative".
A guidare la fase di transizione verso il congresso e i prossimi delicati passaggi istituzionali, dovrebbe essere il vicesegretario Maurizio Martina che, proprio per il suo ruolo, potrebbe essere immediatamente operativo. "Si sta lavorando per arrivare una soluzione concordata evitando conte e lacerazioni", dice chi lavora alla mediazione. Una soluzione che passa inevitabilmente da cosa intenderà fare Matteo Renzi. Il segretario dem è a Firenze ma si tiene in costante contatto con Roma e chi lo ha sentito lo descrive "ben consapevole" della situazione. Dice un big renziano: "Matteo lo sa che la sua esperienza da segretario è chiusa, finita. E infatti è Martina a fare la relazione lunedì". Insomma, non sarebbe necessaria, per dire, la lettera formale di dimissioni in Direzione come richiesto anche da Zanda.
"Di certo - osserva il dirigente dem - quelli che non vedevano l'ora di chiedere la sua testa, ora lavorano solo e soltanto a questo obiettivo. Con il paradosso di non avere neanche una linea politica alternativa. Vogliono solo la sua testa...". Le parole di Franceschini ieri e di Orlando oggi, mettono tutto il Pd (tranne Michele Emiliano e i suoi) sulla linea renziana del mai al governo con i 5 Stelle. L'ipotesi di un governo con M5S, dicono dalla minoranza, "non è mai esistita. E' stata messa in giro ad arte per gettare fango su chi ha chiesto un vero passo indietro a Renzi e farlo passare per inciucista, attaccato alla poltrona...".
Scrive Andrea Orlando su Facebook: "E' stata una mossa brillante dal punto di vista comunicativo spostare il dibattito interno del Pd sul tema delle alleanze, anzi sull'alleanza con i 5stelle, oscurando così il tema del risultato elettorale. La discussione tuttavia mostra la corda. Il 90% del gruppo dirigente del Pd è contrario ad un'alleanza con il M5S".
Accanto al 'reggente' Martina orlandiani e franceschiniani chiedono che ci sia "una gestione collegiale e unitaria" per condurre il Pd non solo verso il congresso ma anche nei prossimi delicati passaggi istituzionali: elezioni dei capigruppo e dei presidenti della Camere e quindi la delegazione che andrà al Colle per le consultazioni.(adnkronos)
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