Rostagno, afferma il capo dello Stato, "in quella stagione, svolgeva con riconosciute qualità anche il lavoro di giornalista, suscitando apprezzamento e attenzione nei lettori. Il suo impegno giornalistico non fu estraneo all'origine della spietata reazione mafiosa, e oggi resta a noi come testimonianza e come esempio". Mattarella sottolinea che "la memoria di una vittima di mafia oltrepassa lo strazio per la vita umana vigliaccamente spezzata.
vEssa costituisce un monito per la società e per le stesse istituzioni della Repubblica. L'agguato criminale contro Mauro Rostagno venne concepito - avverte il capo dello Stato - per far zittire la sua voce libera nel denunciare le trame mafiose e i loschi affari". Mattarella osserva anche che "il suo assassinio avvenne pochi giorni dopo quello del magistrato in pensione Alberto Giacomelli e addirittura poche ore dopo l'uccisione del giudice Antonino Saetta, nel pieno di una strategia terroristica decisa e attuata dai vertici dell'organizzazione criminale".