Difatti appare col suo muro di cinta, lo aggiriamo per trovare l’entrata e col disagio dell’essere i primi, nel freddo scirocco che spazza i capelli, non troviamo l’entrata; poi, dopo telefonate a Paolo Rubino ex sindaco, troviamo la saletta vuota con dentro una ragazza che tiene la porta chiusa per riscaldare.
“Abbiamo scelto di farla qui” mi dice Vito l’organizzatore, “perché la sala di sopra è troppo grande da riscaldare, noi alle presentazioni di libri abbiamo talvolta anche sessanta persone”. Poi, piano piano, la sala si riempie per la presentazione dell’inchiesta dei due “ragazzi”, così come li chiamerà il presentatore, il sociologo Lino Valente, che ci ha deliziato con le sue incursioni da esperto ci parla di programmazione neuro linguistica nell’inchiesta sconvolgente dei due autori. Il suo è un fare che affabula il pubblico, coinvolge e anche gli autori ne sono contagiati.
Sia la Piccini che Gazzanni hanno descritto a lungo il loro lavoro di scandaglio nel torbido sociale che attraversa il nostro mondo in totale segretezza. Ed è come se la scrittura diventi il graffiare la coltre grigia – come nel gratta e vinci – per scoprire l’osceno, l’orrido, il perverso, quel mondo occulto che spesso vediamo al cinema e abbiamo dietro la porta di casa. Lo hanno fatto viaggiando, infiltrandosi, parlando con gli adepti, o meglio con i fuoriusciti, “i nuovi pentiti”. I due giovani autori seguono un filone assai gradito alla maggioranza dei giovani che preferiscono il giornalismo d’inchiesta.
L’orrido: come rappresentare lo stupro di minori, le donne oggetto, la perdita di identità o meglio di civiltà? Risuonano le parole della tarantina Piccinni che insieme al collega si è infiltrata in questo mondo parallelo lasciandoci un quadro da esplorare di estremo interesse.
E’ come se l’Età di mezzo non ci abbia mai lasciato e, dopo millenni, da un lato l’homus ciberneticus corre troppo verso il futuro, mentre dall’altra parte quattro milioni di italiani – tanti sarebbero secondo l’inchiesta gli adepti –, sono arretrati nel nulla sconvolgente dietro a un guru, santone, profeta di turno.
“Un’indagine che va dalla Puglia fino ad Aosta” dice Gazzanni che, come un mantra, torna sempre sull’urgenza che non solo il giornalismo ma anche la politica affrontino queste tematiche per uscire dalle contraddizioni stridenti, come nel caso dello scandalo Forteto che è finito in wikipedia e che rappresenta la solida devianza della cooperazione sociale, come anche nella Mafia Capitale, nella commistione tra interessi e affari con la politica.
Un’inchiesta scomoda che smuove l’acqua torbida e impone a tutti di fare i conti con se stessi. C’è al fondo e lo dice bene il dott. Valente nella sua straordinaria presentazione, lo spegnersi dentro di noi della percezione e la decodifica della realtà, diventiamo preda della manipolazione mentale, la perdita della libertà di agire e l’annullamento di ogni sentimento. Ecco che, come giustificano alla fine i due autori, invitati dal sociologo a farsi domande e a darsi delle risposte, una sorta di allarme sociale lanciato a tutti per farcene carico. Lo leggeremo e ne parleremo a lungo. Chapeau!