ROMA, 10 MAG - ''Le donne e gli uomini della Polizia rischiano la vita ogni giorno per assicurare la legalità e la sicurezza dei cittadini. Nel nostro dna c'è solo lo Stato e Roberto Saviano dovrebbe saperlo!''. Lo dichiara in una nota il segretario generale del Movimento sindacale autonomo di Polizia Fabio Conestà.
Anche il Siulp interviene con un comunicato a firma del suo segretario generale Romano: " su parole Saviano diciamo giù le mani dalla Polizia". Il lungo comunicato del sindacato continua: "Il tifo da stadio che contrassegna le polemiche sterili di chi, per meri interessi di parte, vuole strumentalmente e forzatamente schierare la Polizia di Stato, le sue donne e i suoi uomini a servizio di questo o di quello schieramento partitico, sono infondate, eversive e irriguardose del prestigio e della integrità dell’Istituzione ma anche dei suoi caduti che, senza se e senza ma hanno sacrificato la propria vita a difesa della democrazia e della sicurezza dei cittadini e dei valori costituzionali.
Ci saremmo aspettati, soprattutto da chi ha un ruolo pubblico, non solo maggiore rispetto ma soprattutto cautela nel commentare l’operato della Polizia di Stato a garanzia dei diritti costituzionali di chi, nella competizione elettorale, manifesta idee diverse e contrapposte ad altri schieramenti. Soprattutto quando ciò avviene nel rispetto delle leggi e dei regolamenti che disciplinano le fasi della campagna elettorale.
Etichettare donne e uomini che garantiscono l’espressione delle proprie idee, purché non palesemente contrarie alle leggi e ai valori costituzionali del nostro Paese, anche a rischio della propria incolumità considerato il frequente livello di inciviltà e violenza che si registra negli scontri elettorali, è il modo più veloce per collocarsi nella schiera dei violenti e di chi non ha rispetto per i servitori/rappresentanti del nostro Stato democratico.
La non condivisione delle idee di uno schieramento politico non può passare attraverso l’offesa alle migliaia di donne e uomini della Polizia di Stato che con abnegazione e senso del dovere garantiscono a tutti di esprimere le proprie idee.
E’ veramente penoso constatare, conclude Romano, che quando non si hanno argomentazioni politiche da contrapporre agli avversari politici, si sceglie la strada dell’offesa e della denigrazione dei servitori dello Stato. Giacché questa vicenda una cosa ce l’ha insegnata a noi addetti ai lavori: ovvero che in questo Pese è giunto il momento che a parlare di sicurezza e di lotta alla criminalità siano quelli che veramente si impegnano nel contrasto alle mafie e non più i tuttologi che con le mafie si arricchiscono e trovano posizioni di visibilità pubblica e diversamente mai avrebbero avuto.