ANNO XIX Aprile 2025.  Direttore Umberto Calabrese

Lunedì, 16 Settembre 2019 11:38

Cosa dice Calderoli degli insulti leghisti a Mattarella

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Il senatore della Lega soddisfatto per la riuscita del raduno. La prima Pontida “a cui ho partecipato è stata nell’89. Ho visto il popolo, una marea. Calore umano” 

 “Non mi offenda con questa domanda. Quelle dette dal mio collega sono parole assolutamente sconvenienti. Probabilmente Mattarella poteva dare un incarico a Salvini, però è una valutazione politica”. Così dichiara Roberto Calderoli in un'intervista a la Repubblica dopo le offese al capo dello Stato e gli insulti antisemiti a Gad Lerner lanciate dal raduno leghista a Pontida domenica.

Sul giornalista che si trovava per lavoro a raccontare il raduno sul pratone di Pontida, Calderoli aggiunge poi che “era meglio ignorarlo, così magari gli si è fatto un favore...” mentre per il “fa schifo” lanciato all'indirizzo di Mattarella, il suo collega “se lo poteva evitare”.

Ma Calderoli è soddisfatto per la riuscita del raduno perché la prima Pontida “a cui ho partecipato è stata nell'89. Ho visto il popolo, una marea. Calore umano” ma il pratone di quest'anno “era completamente libero, senza gazebo, e vederlo pieno fa impressione” dice.

Ma l'idea di lanciare i referendum com'è nata? Alla domanda, Calderoli risponde che “è stata una cosa a tre, io, Salvini e Giorgetti”. “Sono l'ostetrica ecco – aggiunge – ma il punto era trovare un modo per andare al maggioritario”. Però la maggioranza potrebbe trovare un escamotage e legiferare prima del voto, obietta il quotidiano. “Il rischio c'è – replica il senatore leghista – ma gli ultimi che ci provarono con sistemi ad hoc per sventare il referendum furono mandati a stendere dalla Corte costituzionale, non si possono mica rubare i lecca lecca ai bambini”.

Per poi aggiungere: “Se la legge elettorale non avesse avuto la natura di scambio tra riduzione di numero dei parlamentari e proporzionale, le direi che non è male. Ma se si ritorna al 1992, e io in Parlamento c'ero, allora ci ritroviamo il pentapartito”. Calderoli poi sostiene che alle regionali Pd e 5Stelle “non ce la fanno in Umbria” e “forse sì in Emilia e Calabria”. Infine sulla rottura dell'8 agosto, Calderoli sostiene di non averglielo consigliato a Salvini “ma ero convinto che fosse il momento giusto per rompere” poi però “non ha funzionato l'effetto sorpresa di Ferragosto” e questo “ha dimostrato che c'era un accordo già chiuso tra loro”.

“Solo in Senato ci sono almeno 150 persone con un mutuo acceso” chiosa in conclusione Calderoli. (agi)

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