Una sezione dedicata alle notizie, gestita in modo “indipendente” da un gruppo che mescola giornalisti e professionisti con una formazione tecnologica, con un modello che darà “la gran parte degli incassi agli editori”. Così Mark Zuckerberg ha presentato Facebook News in un evento a New York, accanto a un ex nemico (adesso alleato): il ceo di News Corp Robert Thompson.
Come funziona
La sezione News sarà gratuita e partirà dagli Stati Uniti. Per ampliare il progetto servirà tempo. Le notizie non scorreranno nel Newsfeed (la bacheca che ogni iscritto vede quando accede al social) ma in una sezione separata. Sarà segnalata da un'icona, proprio come avviene per gli altri spazi simili già presenti su Facebook, come Marketplace o Video. Cliccando, si apriranno alcune opzioni: “Today's Stories” riguarda i titoli più importanti. Sarà la sezione curata con un maggiore intervento manuale, attraverso le scelte di giornalisti interni che selezioneranno le notizie. Insomma: una sorta di “prima pagina”, meno automatizzata.
Ci sarà una funzione “personalizzata”, basata sulle notizie che ogni utente legge (quindi sugli algoritmi), in modo da trovare con più facilità quello che (di solito) interessa di più. La sezione “Topic” approfondirà le notizie di uno specifico argomento, dall'economia alla salute, dalla tecnologia allo sport. Nel caso in cui l'utente di Facebook sia anche abbonato a siti d'informazione, potrà trovarli in “Your Subscriptions” (cioè, appunto “i tuoi abbonamenti”). Infine ci sarà una funzione “Controllo” che permetterà di depennare singoli articoli, argomenti o editori che non si vogliono veder scorrere in futuro.
La scelta della "tab"
Mark Zuckerberg ha affermato di essersi trovato difronte a “un dilemma”. Da una parte la convinzione che il giornalismo sia "fondamentale per la democrazia”. Dall'altra le richieste degli utenti, che spingevano per avere maggiori interazioni con gli amici e meno con le pagine (comprese quelle degli editori). La prima reazione è stata, nel 2018, cambiare l'algoritmo dando meno visibilità a queste ultime. Risultato: diversi giornali online hanno accusato un calo di traffico proveniente da Facebook. Allo stesso tempo è emersa la tendenza delle “tab”, cioè di sezioni del social dedicate a funzioni specifiche.
“Per un decennio – ha spiegato il fondatore di Facebook – ci siamo concentrati sul Newsfeed”, mentre adesso è tempo di offrire agli utenti (e alle aziende) delle stanze più appartate. Anche per le notizie. È un po' la stessa filosofia che ha portato Zuckerberg a parlare, negli ultimi mesi, della sua piattaforma come di un social “privato”, che intrecci la piazza (il Newsfeed) con il salotto di casa (le chat e le sezioni).
La gestazione è stata lunga: il ceo ha spiegato di essere a stretto contatto con gli editori da “3-4 anni”. I test sono stati avviati perché la società è diventata più “fiduciosa” nel sistema delle tab. Zuckerberg si è detto convinto che il loro utilizzo “crescerà nei prossimi anni”. Se dovesse usarle “anche solo il 10-20% degli utenti”, si parlerebbe comunque di numeri enormi, specie se confrontati con quelle dei lettori. L'obiettivo iniziale è quello di accogliere in Facebook News “20-30 milioni di utenti nel giro di pochi anni”, anche grazie all'approdo sui mercati esteri. Il trasferimento delle notizie in una sezione non vuol dire (almeno per il momento) che spariranno dal NewsFeed, anche perché non tutti gli editori accetteranno di farne parte.
Gli editori coinvolti
Gli editori saranno divisi in quattro categorie: general, topical, diverse e local news (generalisti, specializzati, “diversi” e locali). Proprio questi ultimi, ha sottolineato Zuckerberg, dovrebbero avere grande sostegno perché spesso non hanno le risorse per una strategia digitale efficace. E non hanno un pubblico abbastanza ampio che invece la platea del social potrebbe rimpolpare. Tra i grandi nomi spiccano Washington Post, New York Times, Wall Street Journal, BuzzFeed News, Business Insider.
Le testate coinvolte sarebbero circa 200. In un post che ha anticipato di alcune ore la conferenza di Zuckerberg, Facebook ha spiegato che gli editori dovranno “attenersi a linee guida”. Includono una serie di parametri che ne misurano “l'integrità” e “l'attendibilità”. Le verifiche saranno effettuate da “terze parti” (cioè non direttamente da Facebook ma da organismi esterni) e si baseranno su “criteri che evolveranno nel tempo”. Non sono ammesse “violazioni degli standard della comunità, come l'incitamento all'odio e il clickbaiting”. Insomma, l'obiettivo è “sostenere il giornalismo di qualità”, anche (e soprattutto) dal punto di vista finanziario.
Chi ci guadagna e come
“Non è un mistero che Internet abbia avuto un grande impatto sul modello di business degli editori”, ha sottolineato Zuckerberg. “E noi, come piattaforme online, abbiamo la responsabilità di supportare l'informazione”. “A livello finanziario – ha continuato il ceo - è la prima volta che puntiamo su partnership di lungo termine”, con un “impegno di più anni”. I giornali di punta (ma non è una cifra ufficiale) dovrebbero infatti incassare fino a 3 milioni a triennio. Di certo, le testate che saranno pagate così tanto saranno poche. Ed è possibile che alcune non saranno pagate affatto pur di accedere alla platea che la piattaforma garantirebbe. Zuckerberg ha spiegato che, in ogni caso, “la stragrande maggioranza del fatturato” andrà agli editori. Cui Facebook fornirà anche dati utili per capire come e perché un utente del social sia arrivato al giornale e abbia deciso di abbonarsi.
Gli editori potranno distribuire la propria pubblicità e dovrebbero conservare il traffico al proprio sito. Cliccando sulle notizie di Facebook News, infatti, gli utenti verranno indirizzati ai siti degli editori per leggere il singolo articolo gratuitamente (ma solo quello). Il modello, quindi, è lontano dai pacchetti di abbonamento alla Apple News+, che in cambio di una sottoscrizione (spartita con gli editori ma trattenendo una fetta importante dell'incasso) permette di accedere a interi numeri o articoli illimitati. Almeno in teoria, quindi, Facebook News dovrebbe tendere meno a erodere il pubblico degli abbonati ai singoli giornali. Anzi, incrementando il traffico punta proprio ad aumentarli. Il fondatore del social ha definito il nuovo servizio “un'opportunità” sia per Facebook che per gli editori di “stabilire una partnership finanziaria stabile di lungo periodo”. Paolo Fiore (agi)