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Sabato, 26 Settembre 2020 18:06

L'aggressore di Parigi confessa: "Odiavo le caricature di Maometto"

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Il pakistano credeva di assaltare la redazione di Charlie Hebdo, ma era stata trasferita in un luogo segreto dopo l'attacco del 2015.

"Odiavo quelle caricature del profeta Maometto": il 18enne pakistano principale sospettato dell'attacco all'arma bianca che ha causato due feriti nei pressi dell'ex redazione di Charlie Hebdo a Parigi, secondo fonti investigative citata dalla France Press, si è "assunto la responsabilità" della sua azione, legandola alla ripubblicazione delle vignette decisa dal giornale satirico in concomitanza con l'inizio del processo per l'attentato del 2015.

Sette finora le persone fermate per l'attacco. Anche secondo Le Monde, nell'interrogatorio il giovane ha riconosciuto la "dimensione politica del suo gesto".

Il 18enne non parla bene né il francese né l'inglese, ma in sostanza ha spiegato che il suo atto è stato deliberato e ponderato, ha riferito il quotidiano. 

Il giovane attentatore pensava di attaccare il settimanale satirico e pensava che i due giornalisti che ha ferito a colpi di mannaia fossero dipendenti del giornale. Lo riferiscono fonti vicine alle indagini a Le Parisien.

La redazione del settimanale è stata trasferita in un luogo segreto dopo l'attentato del gennaio 2015.

L'incubo terrorismo

Ieri mattina Parigi è ripiombata nell'incubo terrorismo: il giovane pakistano, arrivato tre anni fa nella capitale francese come minore non accompagnato, ha ferito a colpi di mannaia due collaboratori dell'agenzia di stampa Premieres Lignes, la stessa che il 7 gennaio 2015 mostrò le immagini dei fratelli Said e Cherif Kouachi e Ame'dy Coulibaly prima del loro ingresso in quella redazione dove uccisero 12 persone.

L'aggressore, indentificato come Alì H., è stato fermato poco dopo nella zona di place de la Bastille. Aveva gli abiti sporchi di sangue.

Poco dopo è stato fermato un algerino di 33 anni. Fonti investigative hanno riferito che l'uomo è stato scarcerato nella notte dopo che è stata accertata la sua estraneità ai fatti. Ieri la polizia ha perquisito due alloggi alla periferia di Parigi in cui era è stato ospitato il 18enne, uno a Cergy e l'altro a Pantin. Nel secondo alloggio sono state fermate cinque persone, nate tra il 1983 e il 1996, anch'esse di origine pakistana, secondo quanto trapelato.

Gli inquirenti stanno cercando di accertare il ruolo dei cinque, per capire se Alì facesse parte di una rete, come pure un coinquilino del 18enne, il settimo uomo, fermato nella notte.

Ali H. voleva incendiare l'edificio

Ali H. aveva con sè una bottiglia di acquaragia con la quale intendeva dar fuoco all'edificio, riferiscono fonti investigative a Le Parisien. Questo sarebbe stato il piano iniziale del giovane, ripreso dalle telecamere di sorveglianza mentre passava più volte davanti al palazzo, prima di agire.

Il ministro dell'Interno, Gerald Darmanin, ha accusato la polizia di Parigi di aver sottovalutato la possibilita' di nuovi attacchi all'ex sede del settimanale. L'edificio, ha replicato il quartier generale della polizia della capitale, "non era soggetto a nessuna minaccia nota e le societa' attualmente ospitate nella struttura non hanno segnalato alcuna minaccia nei confronti del proprio personale".

Nuove vignette

La redazione di Charlie Hebdo è stata oggetto di nuove minacce da quando il settimanale satirico ha pubblicato nuovamente le controverse caricature di Maometto il 2 settembre, per l'apertura del processo ai complici degli autori dell'attacco. 

"Ovviamente si tratta di un atto di terrorismo islamista", ha affermato il ministro dell'Interno francese, Gerald Darmanin. Il ministro ha riferito che il 18enne pakistano era stato già arrestato a giugno per possesso di arma bianca.

Il giovane non aveva mostrato "alcun segno di radicalizzazione" fino alla sua maggiore età, lo scorso agosto. A Pantin, i vicini lo hanno descritto come un giovane "discreto" ed "educato". AGI

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