Un patriota al Quirinale, senza compromessi. Giorgia Meloni attende il discorso conclusivo di Atreju 2021 per lanciare un messaggio a quelle forze politiche, Partito Democratico in testa, che invocano una larga maggioranza sull'elezione del Presidente della Repubblica. Ma quello di Meloni è anche un messaggio all'alleato leghista che, da domani, chiamerà tutti i leader dei partiti per sedersi attorno a un tavolo e discutere dell'elezione del Capo dello Stato.
Come Meloni, Salvini sottolinea che il centrodestra ha i numeri per essere protagonista del voto a Camere riunite, ma la presidente di Fratelli d'Italia aggiunge una postilla che sembra chiudere al dialogo: nessun compromesso. Non solo: Meloni guarda anche oltre e sembra voler agganciare l'appuntamento con il Colle ala "madre di tutte le riforme", il presidenzialismo: "Vogliamo lavorare per la madre di tutte le riforme: uscire dal pantano della Repubblica Parlamentare ed entrare nella Repubblica Presidenziale", spiega la presidente di Fratelli d'Italia: "Non mi stupisce che da questo palco si sia detto contrario Giuseppe Conte e non mi stupisce che si sia detto contrario il Partito Democratico: un partito che da dieci anni sta al governo senza aver vinto le elezioni. Il centrodestra ha i numeri per essere determinante per l'elezione del Capo dello Stato. Vogliamo un patriota e non accetteremo compromessi".
Questo, contemporaneamente al 'cantiere' del centrodestra che fratelli d'Italia intende aprire a breve per costruire la casa dei conservatori. L'annuncio della leader galvanizza i partecipanti alla festa di Atreju che, per tutta la mattinata, hanno ascoltato gli interventi di esponenti del conservatorismo internazionale. A Fratelli d'Italia e' stato affidato da qualche anno il ruolo di coordinamento in un 'network' di 45 partiti conservatori in tutto il mondo, l'Ecr.
Ora, annuncia Meloni, è il momento di avviare un processo di apertura: "Non parlo di un nuovo partito", si affretta a sottolineare Meloni. "Abbiamo partecipato alla crescita del fronte dell'Ecr con il nostro lavoro appassionato. Quarantacinque partiti in tutto il mondo, cinque anni fa, hanno deciso di affidare a noi questo lavoro. Dobbiamo aprire la nostra casa ad altre culture che come noi sono su questo fronte. Fratelli d'Italia ha la legittima aspirazione a guidare il fronte conservatore, abbiamo bisogno disperato di dare coraggio e voce a queste persone. È arrivato il momento di essere ancora piu' inclusivi. Lasciamo ad altri i salotti, noi questo progetto lo vogliamo costruire fra la gente, nelle periferie, nelle fabbriche, nelle scuole e nelle universita', dall'ultimo consiglio nei quartieri, in cento e piu' campi di battaglia. Dando voce a chi non si rassegna al declino di questa nazione".
Parole che suscitano l'immediato interesse a chi preme per rimettere insieme un centrodestra alternativo alle ipotesi di 'grande centro'.
"Trovo appropriate e intelligenti le parole odierne di Giorgia Meloni sul campo conservatore", dice Gianfranco Rotondi, vice presidente del gruppo di Forza Italia alla Camera: "Giorgia si intesta e guida con autorevolezza una grande famiglia politica europea. Ora tocca a noi popolari battere un colpo. Penso", aggiunge Rotondi, "che in Italia dobbiamo riorganizzare il nostro campo,e rapportarci costruttivamente col lavoro che stanno svolgendo gli amici di 'Fratelli d'Italia'. Una alleanza di popolari e conservatori puo' essere la base culturale del partito unitario del centrodestra sognato da Silvio Berlusconi".
Il nome di Silvio Berlusconi, alla luce del profilo disegnato da Meloni, potrebbe mettere d'accordo questo centrodestra ricompattato? A sentire Antonio Tajani parrebbe di sì: "Il centrodestra ha già fatto capire che sarà unito sul voto del presidente della Repubblica. Io credo che Berlusconi sarebbe uno straordinario presidente della Repubblica, con Draghi presidente del consiglio sarebbe una garanzia per l'Italia. Questa sarebbe la scelta più giusta per il nostro Paese".
Viste queste premesse, sembra remota l'idea di un capo dello stato eletto a larga maggioranza. Anche perché l'incrocio di veti fra le forze politiche. Il ministro Stefano Patuanelli torna a respingere l'idea che Silvio Berlusconi possa essere eletto con i voti del M5s: "Lo escludo categoricamente", dice Patuanelli tornando sulle parole di Giuseppe Conte che ha definito Berlusconi "protagonista della politica degli ultimi trent'anni".
Per il ministro M5s, "è assolutamente impossibile che M5s lo voti". All'ipotesi di un 'tavolo', d'altra parte, non crede nemmeno un deputato di lungo corso come Osvaldo Napoli: "I protagonisti della partita si sono fin qui impiccati ai nomi di possibili candidati, senza mai discutere del metodo per arrivare all'elezione. Senza un metodo, cioe' senza un accordo politico capace di separare il Quirinale dal destino della legislatura che deve proseguire, sara' difficile che da quel tavolo esca una convergenza su un nome". AGI