Ripristinata la pena di morte che aveva eliminato per mostrarsi dolce con l’Europa, continua la repressione delle opposizioni stavolta scavando nel mondo militare, e in quello della giustizia con una purga staliniana per la quantità di persone coinvolte.
Sull'accaduto l’analisi di Ferrari è precisa la riporto integralmente: «Noi giornalisti, spesso per vanità o per attrazione fatale della prima Repubblica, tendiamo a preferire l’articolessa e i banali ghirigori old style, sottostimando i fatti. Ma sono i fatti, la sana cronaca, occhi attenti, umiltà e una mente attrezzata a ragionare a fare la differenza. Non mi sono sfuggite e non ne ho ridotto la portata, notizie e informazioni degli ultimi mesi dalla Turchia. La nomina di un nuovo capo del governo, Binali Yildirim, fedelissimo di Erdogan. Personalità grigia ma capace. Improvvisamente il presidente ha aumentato la pressione militare sui curdi in armi del Pkk, intensificando la repressione più violenta. E Yildirim ha annunciato, a tappe ravvicinate: primo, la pace con Israele dopo la rottura seguita all’assalto contro il convoglio navale pacifista turco, al largo di Gaza, costato 9 morti; secondo, una lettera di scuse di Erdogan a Putin, e la pace fatta con la Russia dopo l’abbattimento del cacciabombardiere di Mosca nei cieli della Siria; terzo, la mano tesa al regime siriano, cioè mano tesa a Bashar al Assad, che fino al giorno prima il presidente turco avrebbe fatto ammazzare: al punto che il sultano faceva affari con i tagliagole dell’Isis (petrolio di contrabbando),e portava armi agli estremisti islamici siriani, a partire dal sedicente Stato islamico; quarto, rilancio del ruolo della Turchia nella Nato e amicizia perenne con gli Usa». Una palese politica internazionale scaltra e manipolatrice che però aveva malumori nel corpo militare, più nella bassa forza che al vertice. Bassa forza che ha in Fetullah Gulen, il predicatore sunnita che vive in esilio negli Usa un punto di riferimento Un islamico visionario e moderato, amico anzi quasi fratello di Erdogan — o almeno del primo Erdogan. Fu Gulen a spalancare al futuro sultano le porte delle fondazioni più influenti. Gulen è miliardario, controlla scuole, università, ha radici nella magistratura, nei servizi segreti, nella polizia, ed è molto popolare tra i soldati. Forse, i tempi del minigolpe sono stati quelli di una prova di forza». Su chi ha innescato la miccia Ferrari non ha dubbi «Non mi stupirei che la miccia sia stata accesa dallo stesso Erdogan o dai suoi fedelissimi».
Di fronte a queste valutazioni impallidiscono le analisi che si ascoltano nei notiziari o trasmissioni televisive, e viene fuori un quadro impietoso. Quel proclama laico degli insorti, di laicità. di fine delle repressioni, di democrazia sono fuori dalle coordinate del mondo democratico? Se sono frutto della farsa di Erdogan suonano addirittura come un offesa all'intelligenza. Vero è che ora le repressioni saranno più feroci e la instabilità politica sul fronte internazionale più forte. C'è chi dice che invece di rafforzarsi si è indebolito. Ma tutto questo stride con 265 morti, ma Erdogan è abituato, quante furono i morti per la manifestazione eco-pacifista?