ANNO XVIII Aprile 2024.  Direttore Umberto Calabrese

Mercoledì, 31 Agosto 2016 10:04

Gli Ori di Parma. L’industria. il cibo. il lavoro

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Da venerdì 2 settembre sarà nuovamente possibile visitare a Palazzo Pigorini (strada Repubblica 29A) la mostra Gli Ori di Parma. L’industria, il cibo, il lavoro (glioridiparma.unipr.it), con foto a colori e in bianco e nero di Francesco Maria Colombo.

La mostra, organizzata dalla UOS Musei dell’Università di Parma con il patrocinio e la collaborazione del Comune di Parma e a cura di Gloria Bianchino, dopo la chiusura estiva, è ora di nuovo visitabile fino a domenica 25 settembre, con ingresso libero.

L’esposizione, che si situa nell’ambito delle iniziative legate a “Parma Città creativa della gastronomia Unesco”, sarà accompagnata da un ciclo di conferenze sul tema organizzate in collaborazione con il progetto UNIforCITY;

la prima, in programma venerdì 2 settembre alle ore 17.30 a Palazzo Pigorini, sarà tenuta da Cristina Mora, del Dipartimento di Scienze degli Alimenti dell’Università di Parma, sul tema Pubblicità dei prodotti alimentari: Il ruolo del consumatore.

I Contenuti DELLA MOSTRA

La mostra coincide con un racconto articolato e approfondito di un tema che fa parte dell’identità di Parma: l’eccellenza nella produzione del cibo. Si tratta di qualcosa per cui Parma è celebre in tutto il mondo, ma in realtà è un soggetto per nulla semplice e scontato. Da un lato l’immagine tradizionale del prodotto artigianale è quello che le pubblicità veicolano e che si è fissato in una sorta di «mito» (il parmigiano, il culatello, il prosciutto di Parma come icone leggendarie della città, allo stesso modo di Giuseppe Verdi); dall’altro lato la realtà è quella di un’industria che deve essere agguerrita per imporsi sul mercato internazionale, e che deve continuamente aggiornare le tecniche e le modalità di produzione. Come convivono questi due aspetti? Due foto presenti in mostra sono emblematiche: in una vediamo i culatelli appesi nel fresco di una cantina, sospesi a antiche impalcature di legno per la stagionatura; nell’altra vediamo gli stessi culatelli, in una fase diversa della produzione, conservati in camere asettiche, sterilizzate, razionalizzate. Qual è la «verità»? La cantina degli avi o quella sorta di Fort Knox?

La verità è molteplice, complessa e affascinante, e la mostra fotografica la investiga per raccontarla. Francesco Maria Colombo è entrato nelle fabbriche per comporre una narrazione capace di far vivere sia l’icona mitica sia la realtà industriale. Vi è riuscito stanando il vero protagonista del processo produttivo: la mano dell’uomo, il lavoro, l’opera quotidiana di chi aziona le macchine o immerge le mani nel caglio, per saggiare la consistenza di ciò che diventerà il parmigiano. Viene rivelato un mondo di immagini straordinarie, i laghi dove nuotano milioni di pomodori, la macina degli insaccati, la pelle iridata delle acciughe tolte dai barili di sale, la geometria rigorosa delle forme di formaggio appena composte, e soprattutto i ritratti degli uomini e delle donne che in quelle fabbriche lavorano, fissati nella loro identità psicologica e nella dignità della loro figura. Come spiega Gloria Bianchino, la fotografia «colta» di Colombo e il suo fitto intreccio di rimandi alle avanguardie informali, ci permettono di entrare in un racconto del cibo che allo stesso tempo è un racconto dell’arte: due realtà che in senso antropologico coincidono.

Note tecniche

La mostra è organizzata dalla UOS Musei dell’Università di Parma con il patrocinio e la collaborazione del Comune di Parma, con il contributo di Unione Parmense degli Industriali e la collaborazione del progetto UNIforCITY.

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